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venerdì 11 marzo 2011

I 150 anni dell'Unità d'Italia: i primi cent'anni.

Maria, questo il suo nome, ha attraversato i primi cent'anni dell'Italia unita, per essere precisi le sono mancati solo i due anni iniziali e i due finali. Nessuno la ricorderà come una protagonista, ma l'Italia è  fatta da queste persone. 

Vediamo la storia che ha attraversato Maria. Quando nacque correva l'anno 1863. Erano i tempi di Garibaldi, di Verdi, di Gerolamo Magnani, del garibaldino Musini insomma dell'Italia che usciva dal Risorgimento. Forse vide Garibaldi, di certo non lo amava, per motivi confessionali, così come più tardi per gli stessi motivi non era tenera coi "comunisti" o "camionisti" come, forse con sarcasmo li nominava.  Si sposò ma presto lasciò il marito, non prima tuttavia di aver fatto tre figli e, con questi, i figli, ed "materasso" da Salsomaggiore venne a Borgo. La figlia si maritò "bene" a Borgo San Donnino, ma i figli Cirillo ed Arturo partirono per la Grande Guerra e non ritornarono.  
Il figlio Cirillo Concari
Rimasero solo i due nomi sul monumento ai caduti  nel Parco delle Rimembranze di Borgo San Donnino, oggi Fidenza, e due loculi a Redipuglia. Arturo e Cirillo furono poi in nomi dei due nipoti nati dopo, ma solo uno superò la prova dei primi anni. 
Fidenza: Monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale

 Ma il destino riservava a lei ed agli italiani la prova di un'altra guerra che affrontò insieme alle nipoti (sette), alla figlia ed ai pronipoti. Nel momento più difficile fingendosi a letto moribonda sviò le attenzioni degli odiati, per via dei figli morti in guerra, austriaci (altoatesini probabilmente) che, con i "mongoli", rastrellarono nell'inverno tra il 1944 ed il 1945 il paese presso Vigoleno dove provvisoriamente abitavamo. Qui infatti si era rifugiata con la famiglia, tutta al femminile se non vi fossi stato anch'io. Il binocolo da marina tedesco, frutto di uno scambio con una razione di sigarette, non saltò fuori da sotto la sua camicia da notte e non subimmo le temute conseguenze che non avrei potuto raccontare in prima persona.
Amava il re? Forse si, non era stato il re nel 1925 presente all'inaugurazione del nostro, suo, monumento ai caduti? E poi dopo i suoi ottant'anni di monarchia chi poteva chiederle di essere repubblicana nel 1946?
Passata la guerra visse sino al 1958 senza dimenticare il passato e ripetendo a memoria le pagine dei messali facendo finta di leggere

Maria nel 1938 da un pastello di Ettore Ponzi
Questa non è una storia che può trovar spazio sui libri o nei convegni, è una storia che non ha bisogno di coreografie commemorative ma resta pur sempre una storia che insieme a milioni di altre, si inserisce in quei cento anni che hanno seguito la nascita   dell'Italia unita. I restanti cinquanta sono i nostri anni.

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