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mercoledì 21 agosto 2013

"Te la do io la zebra"


Si è conclusa da meno di due ore la proiezione del film "Te la do io la zebra", "Un cine in diälött burghzàn", prodotto Nave Corsara Entertainment con il concorso del contributo del Comune di Fidenza.
Le attese erano giustificate, il lavoro di Ivano Sartori, regista, e Luca Laurini, che ha curato le riprese, ha raccolto un numeroso pubblico mettendo a dura prova la capienza della Corte delle Orsoline di Via Berenini. Le foto sono eloquenti a questo proposito, occorre solo aggiungere che il "cine" ha  giustificato abbondantemente tanta partecipazione.
Il film, presentato come un "divertissement" costruito sul dialetto borghigiano e senza una trama vera e propria, in realtà una trama l'aveva. Lo si è capito alla fine dove la "maestra" Claretta Ferrarini è stata messa in crisi dalla domanda dell'alunno di colore. Le premesse già c'erano nel progressivo aprirsi del film che ha abbandonato il chiuso dell'osteria e la riproposizione dei lavori tradizionali per "sfondare" nella lirica e "tentare" una incursione nel religioso, complice, in quest'ultimo caso il Vescovo Carlo Mazza. Largo spazio alla poesia d'autori locali, ma a questo siamo già abbondantemente abituati. Alla fine il film è piaciuto al pubblico ed anche il Sindaco ha lodato l'iniziativa.
Non è tutto quel che poteva dire, ma vista l'ora, ci fermiamo qui. 

Nel filmato sopra il baritono Romano Franceschetto accompagnato dal maestro Giovanni Chiapponi. Qui sotto alcune foto.



Il regista Ivano Sartori ripreso durante la breve presentazione iniziale


Gianni Raminzoni, il "narratore" che ci ha condotto durante la proiezione

Il Maestro Adriano Gainotti

Un momento centrale del film che ha visto impegnati
i principali attori 

La proiezione è finita e Claretta Ferrarini, a destra nella foto,
posa con una giovane ammiratrice, a sinistra nella foto.





  

1 commento:

  1. E pò i dišän che 'l diälött non interessa i giovani. La giovanissima e bella donna trilingue, che vedete, è una fan del dialetto (borghigiano in questo caso) tanto da indurre il nonno a parlarlo ogni giorno con lei. Ciò dimostra che i detrattori del vernacolo, potrebbero stare zitti. E quello che più mi dispiace è che, molti vernacolisti, sono i primi a considerare i dialetti, lingue in via d'estinzione. Mi sta venendo il dubbio che lo dicano per farsi considerare dai contemporanei, i preziosi depositari di qualche cosa di arcaico. Al di là di queste illazioni è stato un piacere vedervi, nonno e nipote. Auguri, Ambrogio.

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