Il Monumento ai Caduti di parco delle Rimembranze ha compiuto novant'anni il 25 aprile 2015. Cuore di tutte le commemorazioni cittadine si è presentato all'appuntamento in apparenti buone condizioni anche se bisognoso almeno di una pulitura superficiale come documentano queste recentissime fotografie. Più sotto alcune notizie storiche e artistiche ed un profilo dello scultore Alberto Bazzoni, uomo di queste nostre terre.
25 Aprile 1925: la cerimonia dell'inaugurazione.
La prima pagina del foglio dedicato all'avvenimento e il manifesto della Giunta Comunale
Il Monumento ai Caduti è opera dello scultore salsese Alberto Bazzoni nato a san Nicomede di Salsomaggiore il 24 marzo 1889. Il poco più che trentenne scultore ottenne l'incarico risultando vincitore del concorso tra 34 artisti. Il monumento, inaugurato da Re Vittorio Emanuele III il 25 aprile del 1925, è a perenne memoria dei Caduti borghigiani nella prima Guerra Mondiale. La composizione è classica, particolarmente curate le quattro figure della vedova, della madre, dell'eroe e del lavoratore.
Qui sotto un profilo artistico di Alberto Bazzoni.
1931, l'arte di Bazzoni. Un «museo» in Stazione Centrale
Il primo giorno di luglio
del 1931 viene inaugurata la Stazione Centrale. Dopo venticinque anni
il progetto di Ulisse Stacchini diventa realtà. Il 28 aprile del
1906 re Vittorio Emanuele III aveva solennemente posto la prima
pietra, poi la guerra, il blocco dei lavori dal 1915 al 1925, la
riapertura dei cantieri.
Milano che non può più aspettare. Il
taglio del nastro. Il giorno dell' orgoglio.
Per i passeggeri meno
distratti e frettolosi già il salone della biglietteria riserva
delle sorprese: i bassorilievi e le sculture di Alberto Bazzoni.
Nel
salone si percepisce subito il senso della grandiosità, lo stile che
ricalca le grandi tradizioni dei Maestri del Rinascimento, la
passione per l' arte. Bazzoni è nato a San Nicomede di
Salsomaggiore, in provincia di Parma, nel 1889.
Nel 1926 si
trasferisce a Milano. Può già vantare un lunghissimo elenco di
premi, di mostre, di statue, di monumenti quando espone al Palazzo
della Permanente e quando, nel 1928, partecipa alla realizzazione del
monumento ai caduti di Milano.
Il ministro della Pubblica Istruzione
gli assegna il prestigioso incarico: le decorazioni scultoree della
nuova Stazione Centrale. «Uno scultore che vive in perfetta
clausura, schivo della notorietà che si pasce di parole - scriverà
il critico Mario Gastaldi in quel 1931 - lontano da ogni gruppo,
artista serio e innamorato della sua arte».
Nel salone della
biglietteria spuntano «Enea che varca il lido italiano», «La
fondazione di Roma», «Il ratto delle Sabine» e, ancora, «Il
trionfo di Giulio Cesare», «Ottaviano Augusto in Senato» e «L'
apoteosi di Roma».
Le figure e i volti appartengono alla vita
quotidiana di Bazzoni: il viso della moglie appena scomparsa, quello
dei figlioletti e Ottaviano Augusto che ha il volto di Ulisse
Stacchini.
«Può andare orgoglioso d' aver consegnato alla posterità
questo saggio della sua arte d' oggi, non statica ma in cammino verso
nuove mete», sottolinea ancora il critico.
Alberto Bazzoni si
regalerà una vita vagabonda: si trasferirà a Parigi nel 1936, poi
rientrerà in Italia e di nuovo tornerà in Francia sino al 1950 per
poi stabilirsi a Milano dove, il 23 settembre del 1973, uscirà di
scena.
I viaggiatori meno frettolosi e distratti possono fargli un
regalo: guardarsi attorno, con il biglietto in mano.
Tettamanti Franco
Grazie, Ambrogio.
RispondiEliminaQuelli che ho trovato nauseanti e stomachevoli sono i due proclami dell'epoca, zeppi e strabordanti di retorica patriottarda, dove Re Sciabioletta è definito, come da sempre, "Il Re Soldato" e i poveracci mandati al macello da generali inetti ed incompetenti come "i nostri eroi". Ci mettiamo anche le migliaia di innocenti fatti fucilare da Cadorna con il metodo delle decimazioni?
RispondiEliminaGrazie Ambrogio, ancora una volta!
RispondiEliminaPosso chiedere cosa c'è di vero nella storia che mi hanno raccontato, diverso tempo fa, del monumento (per me proprio un monumento!) smontato per essere fuso, insieme al metallo delle cancellate delle case che venivano requisite, per fare cannoni, messo sul treno per essere trasportato a destinazione e visto da Mussolini in persona che ritenutolo troppo bello l'ha fatto ritornare indietro e rimontare? Grazie.
La leggenda/storia di Mussolini non la conosco. E' vero invece che il monumento fu recuperato da influenti fidentini e ricomposto. Altri dettagli li conosce mio fratello, me li farò ridire. Tra le cancellate rimosse e fuse quella del Caffè Balilla spezzoni metallici di pochi cm sono tuttora visibili.
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