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venerdì 15 luglio 2016

Palazzo Littorio e le battaglie di Luigi Bormioli

4 novembre 1937
Luigi Bormioli era un “personaggio scomodo”,  un testimone attento, ed inascoltato, delle vicende forse più tormentate di Fidenza. Negli anni del fascismo, e poi della ricostruzione, Luigi Bormioli fu, insieme a Manlio Bonatti, uno dei pochi a svolgere un'azione di critica puntuale e di proposta, di fronte a scelte destinate ad incidere profondamente sul futuro della città.

Più sotto ricordiamo la sua battaglia contro il progetto, poi realizzato, della Casa del Fascio di Fidenza. 
Finita la guerra si buttò anima e corpo nella ricostruzione dando fondo alle sue idee che purtroppo produssero danni irreparabili specialmente attorno alla cattedrale, sua l'idea di isolarla dal contesto urbano abbattendo il vecchio vescovado e la costruzione del nuovo palazzo vescovile discosto da Piazza Duomo, sua la informe nuova canonica di Santa Maria per dirne solo alcune. Migliori i risultati nelle costruzioni civili.


"Una nuova, e più violenta, battaglia Luigi Bormioli condusse, pochi anni dopo, allorché “venne a Fidenza un autentico dittatore che volle lasciare un'impronta personale e lanciò vari progetti redatti da un ufficio tecnico da lui trasformato”.
Venne proposta la demolizione di gran parte dell'antico monastero di S. Giovanni (di cui è tuttora in piedi un lato del chiostro, già adibito a carcere mandamentale), per lasciare il posto alla nuova Casa del Fascio.
Il relativo progetto parve subito a Bormioli mal concepito ed eccessivamente dispendioso: per questo, in collaborazione con un architetto milanese, egli elaborò e presentò due progetti alternativi, ricevendo, come risposta, la minaccia di invio al confino.
Ancora una volta, rifiutando la retorica monumentale del regime, Bormioli proponeva un'architettura più moderna e più aderente alla realtà di Fidenza.
Egli stesso scrisse,di avere voluto, in quell'occasione, difendere la sua città “contro le brutture volute da megalomani, incuranti delle bellezze del paese”.
Con autentica sensibilità di urbanistica, Bormioli aveva ben chiaro come ogni edificio dovesse essere considerato nel tracciato urbano in cui si inserisce, evitando di rompere il tessuto della vita cittadina, iscrivendosi in essa col proprio ritmo.

(Tratto dal lavoro di Massimo Galli e Guglielmo Ponzi "L'altra Fidenza di Luigi Bormioli")

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