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domenica 16 ottobre 2016

Il Biscione di Borgo san Donnino

Il biscione del Borgo” è un agile volume curato da Franco Nardella e Adriano Gainotti ed edito da Fidenza Scrive con una breve prefazione della "maestra" Franca Bandini. Il libro narra l'inquietante vicenda di quando Borgo fu terrorizzato da un orribile e gigantesco Biscione che alla fine non prevalse.

Oggi, domenica 16 ottobre, questa storia è approdata al Ridotto del Teatro Magnani presente l'assessore alla cultura Maria Pia Bariggi che ha aperto l'incontro con una breve presentazione degli autori e del Biscione figlio della "nebbia padana", come il culatello aggiungo io.
All'intervento di Maria Pia sono seguite alcune considerazioni personali del maestro Gainotti che ha affrontato l'impresa della trasposizione nell'idioma del Borgo del poemetto "eroicomico" come lo definirà poi Franco Nardella.   

Il maestro, premettendo "d'inventare un testo non ne sarei stato capace", si è piuttosto soffermato sulla sua opera di traduttore definendola più semplice anche se richiede molte conoscenze; "il mio lavoro è  stato più semplice ma sempre coinvolgente" dirà il maestro aggiungendo che l'unico timore è stato quello  di "non  lasciarsi prendere tanto da alterare il testo".
Un breve riferimento al biscione di Busseto e ai caga-pugn di Samboseto ci riconducono al nostro borgo col suo asino che vola.

Ma è Nardella a illustrare con dovizia di particolari il suo fantastico ritrovamento e la contestualizzazione storica della vicenda legando poi in una inedita trama personaggi come Federico II, protettore di Borgo, ed i Visconti di Milano, il primo aggiunse un'aquila al nostro stemma, il secondo mise il suo sulla facciata del palazzo comunale di Borgo.
Una scarica di adrenalina per Franco Nardella quando intuì di poter legare i Visconti a Federico nella simbologia del biscione, che, ricordiamo, è un serpente drago la cui bocca trattiene un infante! Ma questo sarà oggetto di altre ricerche.
Tornando al suo poemetto lo definisce, come abbiamo detto, eroicomico situandolo nella letteratura che saluta la fine della epopea epica, diffusa in Italia ma anche in altri paesi utilizzando sia il latino  medievale sia gli idiomi regionali.
Mostra poi Nardella la copia fotografica della copertina del libretto ritrovato, stampato in formato economico, spiegando, sempre con dovizia di particolari, come il racconto originale sia contenuto  in una antologia del 1786 pezzo unico conservato a Firenze dove "ho fotografato il testo e l'ho rimesso a posto"
Ma chi l'ha scritto? Per il prof. Nardella l'identikit è incerto: un parroco? un mercante? qualcuno certamente che conosceva la nostra pianura e il castello Torello di Parola. 


La locandina dell'evento
Il libro è una riproposizione rivista e corretta in più parti di un volumetto pubblicato con lo stesso titolo due anni fa.

“...immanis coluber in Sancti Domnini civitate oppidanos terrebat ...”

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