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lunedì 12 dicembre 2016

Santa Lüsìa l’é la nòtta pü longa ca gh sia


Il Sole, signore del tempo

Santa Lucia, solstizio d’inverno, Natale



Derivazione di un proverbio
“Santa Lüsìa l’é la nòtta pü longa ca gh sia”. Il detto "Santa Lucia, la notte più lunga che ci sia" risale a ben 5 secoli fa. Fino ad allora, l’anno solare durava ufficialmente 365 giorni e 6 ore e queste si recuperavano ogni 4 anni aggiungendo un giorno, il fatidico 29 febbraio dell'anno bisestile. In realtà, l’anno solare dura 365 giorni 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, con un conseguente sfasamento di 40 minuti ogni 4 anni. 

Con il trascorrere dei secoli, la differenza divenne notevole, tanto che l’ammontare del computo dei minuti giunse a 10 giorni e il solstizio d’inverno coincise con il giorno di Santa Lucia. Nel 1582 Gregorio XIII, per rimediare all’accumulo di secolari errori di calcolo, modificò il calendario civile togliendo i 10 giorni di sfasatura che si erano accumulati negli oltre 10 secoli precedenti. Il solstizio d’inverno (cioè il momento in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione minima) passò così al 21-22 dicembre, ma la festa della Santa rimase sempre al 13 insieme al noto proverbio che si è tramandato fino ai giorni nostri. 


Santa Lucia
Santa Lucia (Siracusa, 283Siracusa, 13 dicembre 304) è stata una martire cristiana, uccisa durante le persecuzioni di Diocleziano. È divenuta molto popolare nei Paesi Nordici, in Tirolo e in Boemia, in Italia a Bergamo, lungo l’arco alpino… e anche da noi.
La santa, nella notte creduta la più lunga dell’anno, porta i doni con il suo asinello, così come San Nicola (6 dicembre), vero antesignano di Babbo Natale. In questo modo la prolungata oscurità non incute più paura ai bambini, anzi si trasforma in un momento magico!
La celebrazione di Santa Lucia richiama il culto della luce. La Santa – proprio in virtù del suo nome che deriva dal latino lux - viene raffigurata secondo la tradizione con gli occhi su di un piatto. La devozione popolare, perciò, l'ha sempre invocata quale protettrice della vista. Oltre che Patrona di Siracusa, la sua città natale, lo è anche dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti.
Jacopo Palma il Giovane - Santa Lucia,
Chiesa dei SS. Geremia e Lucia, Venezia
I Saturnali
I Saturnali sono un ciclo di festività della religione romana, dedicate all’antico dio romano della seminagione, protettore delle campagne e dei raccolti: Saturno. Dette festività si svolgevano dal 17 al 23 dicembre (periodo fissato in epoca imperiale da Domiziano). 
Allora si favoleggiava che Saturno fosse stato il dio dell'età dell'oro, quando gli uomini vivevano felici, nell'abbondanza di tutte le cose e in perfetta eguaglianza fra loro; e tali condizioni di quel tempo fortunato si volevano, in un certo modo, rievocare nei giorni dei Saturnali, durante i quali gli schiavi erano più liberi e si festeggiava con conviti e banchetti la futura abbondanza dei doni della terra. 
In epoca romana si credeva poi che le divinità dell’Ade (Plutone in testa), uscite dalle profondità del suolo, vagassero in corteo per tutto il periodo invernale, quando cioè la terra riposava ed era incolta a causa delle condizioni atmosferiche. Dovevano quindi essere placate con l'offerta di doni e di feste in loro onore nonché indotte a ritornare nell'aldilà, dove avrebbero favorito i raccolti della stagione estiva. 
Di conseguenza, durante i Saturnali nelle città venivano accese luminarie e fiaccole che illuminavano le notti. La parte ufficiale della festa era rappresentata da un sacrificio solenne nel tempio di Saturno, cui seguiva un banchetto pubblico (convivium publicum), alla fine del quale i convenuti si scambiavano (come noi, i brindisi) il saluto augurale: Io, Saturnalia, accompagnato da piccoli doni simbolici, detti strenne (termine deriva dal latino strēna, vocabolo di probabile origine sabina, con il significato di "regalo di buon augurio"). 
Presso i templi gli àuguri (con l’accento sulla a) interpretavano le viscere degli animali sacrificati, e porgevano gli augùri (sempre di buon auspicio) a chi aveva effettuato un sacrificio. Per tutti questi motivi queste festività diventarono le più popolari e care nel mondo romano.

Duomo di Fidenza - Esterno dell'abside


La Festa del Sole Invincibile
Il termine “Natale” significa letteralmente "nascita". Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente "sole fermo" (da sol, "sole", e sistere, "stare fermo"). 
Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. 
Infatti nell'emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore): il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Il 25 dicembre, giorno in cui il sole sembra rinascere, i romani celebravano la festività del Dies Natalis Solis Invicti ("Giorno della nascita del Sole Invitto").

Natale
I soli Vangeli di Matteo e Luca che raccontano la nascita di Cristo non indicano alcuna data circa l’avvenimento che ha cambiato la storia del mondo (oggi datiamo i secoli in ‘prima di Cristo’, o ‘dopo Cristo’). La prima menzione certa della Natività di Cristo fissata alla data del 25 dicembre risale al 336. Il Natale sostituì la festa romana del Sol invictus, a indicare che ora è Gesù la Luce del mondo.

Il simbolismo Cristo-Luce. 
Questa interpretazione è implicita già nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca (Lc 1, 79-79), in cui Zaccaria profetizza che la misericordia di Dio "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge"; nel capitolo successivo, poi, Gesù è presentato come "luce per illuminare le nazioni" (cfr. Lc 2, 32).

Il simbolismo teologico "Cristo-Luce" è però caratteristico del Vangelo secondo Giovanni (“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” Cfr. Gv 1, 4-9; “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” - Gv 8, 12); esso mette spesso in evidenza la contrapposizione tra luce e tenebra. Anche nell'Apocalisse di Giovanni, quando Cristo appare all'apostolo, si dice che "il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza" (Ap 1, 16).

Il simbolismo solare è poi molto comune fra i primi scrittori cristiani, che distinsero il "vero Sol iustitiae da quello venerato dai pagani e dai manichei". La connessione era anche incoraggiata dal racconto della risurrezione, di cui il risorgere quotidiano del Sole può essere considerato una metafora.
- Le chiese cristiane. Fin dagli albori del cristianesimo le chiese cristiane – anche il nostro Duomo - furono orientate con l'abside ad Oriente.
- La domenica. L’imperatore Teodosio I – il 3 novembre 383 – stabilì ufficialmente che il “dies solis” fosse chiamato “dies dominica”, “giorno del Signore”. 
È l’unico giorno della settimana cui è stato cambiato il nome, assieme al sabato (che però in inglese è ancora ‘Saturday’, “giorno di Saturno”, così come la domenica si chiama ‘Sunday’, o nella lingua tedesca ‘Sonntag’). È anche interessante, sempre nella lingua inglese, l’assonanza tra sun (sole) e son (figlio).

I Magi 
«Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo»
Il Vangelo di Matteo è l’unico che riporta l’episodio dei Magi. Essi erano sacerdoti - maghi -astrologi. Oggi sappiamo che Dionigi il Piccolo, un monaco del IV secolo cui fu richiesto di ridatare la storia a partire dalla nascita di Cristo, si è sbagliato di 4-6 anni. 
Gli astronomi moderni ci informano che 6 anni prima dell’anno zero vi è stata in cielo una strana congiunzione di astri che provocò una particolare luminosità: l’avvicinamento di Giove (re dei pianeti) a Saturno (il pianeta protettore di Israele), avvenuto nella costellazione dei Pesci (l’inizio di un’epoca di pace). 
Tale congiunzione avviene ogni 800 anni. L’interpretazione di questo fenomeno, da parte dei Magi, fu probabilmente semplice: “Nella terra di Israele sta per nascere un re che porterà la pace nel mondo”. È dunque naturale che essi cercassero il re anzitutto nella reggia del re d’Israele: Erode.


Torre del Folletto: Erode – I Magi

Le prime immagini - poste sulla torre del Folletto - che i pellegrini vedono arrivando davanti al nostro Duomo sono proprio i Magi che fuggono dal re Erode. Poiché – come ho spiegato più volte – tutti i bassorilievi e statue della facciata si leggono in modo simmetrico, queste prime raffigurazioni sono da collegare a quelle dell’altra torre – quella del Trabucco – ove sono scolpiti i pericoli del viaggio. 
È come se lo scultore volesse avvertire i pellegrini di stare attenti a non adorare il re sbagliato, ma di seguire invece il cammino dei Magi che, nel bassorilievo posto alla destra del Cristo-Giudice del protiro centrale, adorano il vero Re del mondo.


L’adorazione dei Magi – Duomo di Fidenza

Ciò che interessa in questo ambito è la figura della stella, posta in alto, proprio al centro del bassorilievo.
Essa è rappresentata come un sole, un chiaro rimando a Cristo “Sol invictus”. Quattro è il totale dei raggi verticali ed orizzontali, come a formare una croce. Tra ciascuno di essi sono scolpiti altri tre raggi. Il 4 (numero della terra) e il 3 (numero del cielo) danno origine al 7, cifra che indica completezza (così come il 12 = 4 x 3) e che continuamente ritorna nella facciata.



Il bassorilievo assomiglia, infine, anche ad una macina da mulino, a significare che Gesù, nato a Betlemme (nome che significa “La casa del pane”), è il “Pane vivo disceso dal cielo”. 

Fausto Negri

P.S. Sarebbe interessante che molti adulti raccontassero come hanno vissuto la loro ‘Santa Lucia’ da piccoli. Per me e mio fratello Luciano era veramente una notte magica. Il 12 dicembre cercavamo di essere più buoni del solito, poiché incombeva sempre la minaccia ‘del sacco di carbone’. Poi preparavamo la scarpe con dentro il fieno e il secchio con l’acqua per l’asinello. Andavamo a letto presto, nello stesso letto, io da un “cò” e mio fratello dall’altro. Ad ogni piccolo rumore facevamo silenzio, rannicchiandoci un po’ di più… Poi ci addormentavamo. Alla mattina correvamo sotto la finestra per scartare i doni e qualche confezione di dolcetti. Mio padre lavorava solo sei mesi l’anno e quindi vivevamo in grande povertà, ma il regalo che avevamo tanto desiderato c’era sempre… Santa Lucia bella, dei bimbi sei la stella!

5 commenti:

  1. Eeevvaaii, Fausto Negri! Dispiega sempre più le tue vele, le tue ali, la tua pinna caudale, la tua criniera perché, ormai, stai diventando il vascello, l'aquila, la megattera dal sonoro canto, il purosangue della nostra Città. Continua a donarci tutto ciò che sai.

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  2. Ma il bello è che S. Lucia, sempre rappresentata con gli occhi in un vassoio, non è mai stata minimamente accecata: venne decapitata o, forse, colpita al collo con un pugnale.

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  3. Sì, è così. E' divenuta patrona della vista e viene rappresentata con gli occhi su di un vassoio solo per l'assonanza col suo nome (Lucia, da Luce). E', questo, un classico esempio dell'avverarsi del detto latino: nome omen. E cioè il nome è un presagio... Nome = destino.
    Infatti io mi chiamo Fausto, tu Franco, la Claretta è persona Clara, ecc...

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  4. E Ambrogio, si nutre di ambrosia, beato lui!

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    1. Ed in più il suo nome significa "non-mortale"... Beatissimo lui!

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