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giovedì 10 marzo 2011

Garibaldi e la chiesa


C'è chi lo vede un anticlericale di razza, e probabilmente ha ragione. Ne fanno fede le seguenti inequivocabili segnalazioni: 

Il 29 luglio 1868 Garibaldi scrive agli amici di Bologna: 

"Che diavolo di libertà vuole un popolo che tutti i giorni va a prostrarsi a' piedi d'un prete, piedistallo di tutte le tirannidi e soldato del più atroce  de' tiranni d'Italia?
Io crederò che il nostro popolo vuol essere libero quando lo vedrò cambiar la bottega di S. Petronio in un asilo di indigenti; quando sulla chierica del negromante buffone, lo vedrò infrangere il fiasco di S. Gennaro."


Il 12 marzo 1871, Garibaldi scrive a una rivista soresina:
"Il prete, senza cui non vi sarebbe tirannide, è come la gramigna; se non si sradica sino all'ultimo pelo, essa si propaga subito ed invade, infetta, la pianta umana che commise il delitto di non spegnerla. [...] Nizza aveva nel 1860 un solo convento; venduta da Bonaparte ai preti, essa, in dieci anni, ha partorito ventinove di codesti ricoveri di depravazione."

C'è poi chi lo vede meno mangiapreti almeno nei momenti difficili, quelli che danno la misura dell'uomo, ed allora ci ricorda:

«Messe tre ordinate da Giuseppe Garibaldi per la povera Anita, tanto sofferente»
Questo fu scritto nel Libro delle messe avventizie del convento dei cappuccini di Pietrarubbia dove sostarono una sola notte i garibaldini in fuga da Roma il 30 luglio 1849.
Il generale, che già in precedenza,  a Loreto nel 1848, comprò "una cassetta di rosari" per la mamma Rosa, donna devotissima. Continuando la marcia, Garibaldi arrivò nella Repubblica di San Marino il 31 luglio 1849 dove fu alloggiato nel convento dei cappuccini. L'indomani si congedò così: 

«Ove sono i conventi, ivi pur l’aria è buona»


Per concludere: da buon italiano Garibaldi, eroe dei due mondi, repubblicano, ateo, massone, resta pur sempre un "cattolico" come d'altra parte tutti noi. Buon cattolico o cattivo cattolico è solo un dettaglio. 

Visto che siamo in tema di memorie ricordo che c'è comunque anche un Garibaldi televisivo, quello del mio compagno di scuola e coetaneo Franco Sparanero in arte Nero.

Riferimenti Blog-fidentino e Avvenire

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