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martedì 29 marzo 2011

Il depotenziamento dei monumenti fascisti

Rilievo con il Duce a cavallo di Piazza Tribunale a Bolzano
Una commissione di cinque persone, nominate da Provincia e Comune, valuterà e selezionerà entro la metà di aprile le migliori proposte fra le 486 arrivate negli uffici della Ripartizione presidenza sul "depotenziamento" del rilievo con il duce a cavallo di Piazza Tribunale a Bolzano. 

Si tratta di un rilievo di Hans Piffrader con il duce a cavallo, ma la polemica investe una più vasta operazione di ricollocamento e ridimensionamento visivo di tutti i monumenti realizzati durante il ventennio fascista in Alto Adige tra cui, sempre a Bolzano, il monumento alla Vittoria. Abbiamo parlato di polemica, questa si sviluppa su vari livelli quali quello storico e quello artistico mentre, senza essere assente, minore sembra essere l'aspetto politico della vicenda.  In effetti la rimozione dei monumenti ed anche delle realizzazioni meno appariscenti  del ventennio in Alto Adige ha già avuto precedenti, in questo caso forse si sta procedendo con maggior circospezione con operazioni definite come "depotenziamento" in luogo di demolizione o rimozione. 

Per ritornare alla nostra città, che ha vissuto fascistamente il ventennio fascista, il rapporto con le realizzazioni di questo periodo della nostra storia è stato più vario. Un po' ci hanno pensato le bombe e qualche successiva ristrutturazione di troppo (piscina Dux), rimangono tuttavia le scuole elementari, ora De Amicis, e le scuole medie Zani, il fungo dell'acquedotto, il monumento ai Caduti, il Palazzo Littorio e le  case popolari. Altre realizzazioni minori come l'ambulatorio antitubercolare, il Bar Balilla, il distributore della Esso, le scuole frazionali e qualcosa d'altro sono in parte abbattute in parte in via di abbattimento. Ma qui la politica non c'entra, è solo questione di nuovo cemento. Ed il cemento non ha colore stabile.
Fidenza: monumento ai caduti 1925
Relativamente alle architetture del ventennio vedi anche:

1 commento:

  1. A parte il fatto che la prassi degli storici contemporanei è, da alcuni decenni, quella di considerare "storici" tutti i manufatti che abbiano più di 50 anni, e quindi di PROTEGGERLI e PRESERVARLI, rammento e sottolineo che la damnatio memoriae è stata sempre dettata dall'odio -sentimento certamente non tra i migliori della nostra specie- e molto spesso il tempo e i posteri hanno sempre condannato i censori e rivalutato i censurati.
    Una città deve potersi espandere, crescere, anche cambiare pelle, ma senza rinnegarsi, perchè rinnegarsi è sempre un'amputazione, una ferita, una perdita.
    Ragionerei e ragiono così anche se dovessi difendere una casa del popolo o un monumento a Stalin, perchè è importante che i giovani e i giovanissimi sappiano anche che sono esistite le case del popolo e chi era Stalin, e con la stessa convinzione difendo la conservazione e, anzi, la valorizzazione dei monumenti fascisti ancora esistenti, come testimonianza importante di un'epoca storica e di una scuola artistica che credo abbia ancora tanto da insegnarci e farci riflettere e crescere.
    La verità è che, secondo me, i monumenti di epoca fascista, così "moderni" ancora oggi e soprattutto così imponenti, maestosi, se volete anche orgogliosi e arroganti, rendono al confronto ancora più meschina la nostra epoca di monumenti e architetture pubbliche incompiute, inconcludenti, insapori, frutto, del resto, di una classe politica -destra, sinistra, centro ...- di incapaci, maneggioni, arruffoni e inconcludenti.
    Ecco perchè li si vuole "depotenziare", nascondere, distruggere.
    E' più facile infatti distruggere il meglio di altri che cambiare il peggio di noi stessi o, semplicemente, tacere e vergognarsi.

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