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domenica 17 aprile 2011

Albania 1943: il Cappellano Militare Cap.no Domenico Cavanna

L'auriga Cap.no Cavanna ed Ettore Ponzi il 24 04 1942 a Pestani Ocrida (Macedonia)
Premessa
Inquadrato come Cappellano Militare il prete fidentino Domenico Cavanna condivise con Ettore Ponzi la Campagna di Grecia e il periodo successivo di relativa pace a Coriza ed a Ocrida. Uniti oltre che dall'appartenenza allo stesso corpo militare anche dall'essere concittadini. Alcune foto in mio possesso testimoniano questo legame di amicizia. Il destino li separò nei mesi precedenti l'armistizio che li colse distanti, Ettore a Berat in Albania, Cavanna nella zona macedone a Castoria dove la pressione militare veniva principalmente esercitata dalle bande titine che quindi già nella seconda metà del 1943 cercavano di creare le premesse per espandere il progetto della nuova e grande Jugoslavia verso sud. 
Un colpo a tradimento ferì mortalmente Domenico che assisteva un soldato colpito e poi ebbe inizio la strage. Era il 12 ottobre 1943 e, ancora una volta, a sparare sugli italiani non erano formalmente nemici, anzi già si stavano costituendo gruppi di militari italiani ad affiancare le forze partigiane di Tito. Ebbe Domenico una sepoltura a Coriza in Albania  ed a quei tempi poteva considerarsi un privilegio, un triste privilegio. La ricostruzione degli ultimi momenti di Don Domenico Cavanna sono riportati nell'articolo di Francesco S. Timo pubblicato dal periodico diocesano "Il Risveglio" nel lontano 18 febbraio 1956.


Nel cimitero di guerra albanese
l'eroico riposo di Don Domenico Cavanna

Crediamo di far cosa gradita ai nostri lettori, rievocare, a distanza ormai di tanti anni, una delle figure più care del nostro Clero, in una pagina d'eroico altruismo del Prof. Don Domenico Cavanna, morto in combattimento come Cappellano Militare sul fronte albanese nell'ottobre 1943. Amici carissimi dello scomparso, che con Lui hanno diviso le ore tragiche della sua ultima giornata e che ne hanno conosciuto l'alto senso di sacerdotale sacrificio, ci hanno fornito preziosi documenti che gettano un fascio di viva luce sulla figura di Don Cavanna.
Era partito da Fidenza, dal suo Seminario dove era professore di storia e matematica nel ginnasio, quando la guerra era ormai iniziata. La sua decisione era stata per Lui un intimo tormento combattuto con' era tra il suo generoso attaccamento alla Diocesi alla quale aveva dato tutte le sue più preziose  energie ed il richiamo della Patria che in Lui era vivo e potente. Come Cappellano militare fu sempre apprezzato dai suoi soldati coi quali si fece fratello comprensivo, dal cuore largo e sacerdotale. Gli eventi bellici lo  destinarono in Albania, su un fronte che si manifestò subito difficile e pericoloso. La vicinanza dell'esercito di Tito che premeva alle frontiere, una zona di operazioni impervia e infida, la lontananza della Patria, tutto sembrava coalizzato contro i nostri soldati che furono costretti a sopportare una situazione di disagio fino all'eroismo. Don Cavanna era l'amico delle ore gravi, il pronto soccorritore dei feriti, l'animatore instancabile nei momenti di battaglia.
* * *
L'annuncio della capitolazione italiana, avvenuta l'8 settembre 1943 con la conclusione dell'armistizio, determinò nei comandi militari germanici una violenta reazione: i reparti dell'esercito italiano dislocati in Grecia, in Albania, in Jugoslavia, in Francia, dopo isolati ed anche eroici tentativi di resistenza, furono disarmati dai tedeschi ed internati in campi di concentramento. La stessa sorte toccò al reparto del Cappellano Cavanna appartenente alla Divisione «Arezzo» dislocata ad Argus Castoria (Albania), che, priva dei suoi comandanti, arrestati dai Tedeschi e di ogni collegamento con la Patria lontana, stava per disunirsi, disgregarsi, offrendo, in tal modo, un più facile bersaglio ai continui attacchi dei Tedeschi e dei Partigiani di Tito.
Era il 12 ottobre 1943 e Don Cavanna, con un mezzo di fortuna, raggiunse Argus con un  piccolo drappello di 22 uomini, e riuscì, con la Sua persuasiva parola, a tener tutti uniti e ad infonder loro quella struggente passione di Patria che valica il sacrificio corporale e non teme il pericolo.
«L'interessante è che noi tutti stiamo uniti; solo così potremo raggiungere la nostra Patria. Eleviamo, intanto, a Dio un'ultima preghiera, prima di incamminarci verso Castoria.» Queste furono le ultime, precise parole che i suoi  fanti udirono dalle sue labbra. Il mattino seguente, una banda di Partigiani di Tito attaccava improvvisamente il drappello in marcia, ed una prima scarica feriva gravemente un soldato che si abbatteva esanime al suolo. Don Domenico Cavanna non perdeva tempo e, scendendo da un automezzo, prestava soccorso al ferito; una seconda scarica, però, lo colpiva mentre portava a termine la sua sacerdotale missione. Uno solo dei 22 uomini riuscì a sottrarsi alla strage e ritornò, dopo tre giorni, al posto di combattimento. Don Cavanna veniva, dopo qualche ora, soccorso e trasportato all'Ospedale N. 840 di Corizza, dove decedeva, pronunciando ultime parole di incitamento verso i soldati manifestando, così, fino all'ultimo, il suo attaccamento alla Sua  fede ed al Tricolore d'Italia.
***
Ora, Don Cavanna dorme ancora nella terra che lo vide cadere e che è intrisa del suo sangue. Accanto ai Suoi soldati, che Egli volle seguire fino all'ultimo sacrificio, riposa lontano dalla sua Diocesi che portò nel cuore in ogni istante e che lo ricorda, oggi, come all'annuncio della Sua lacrimata morte eroica, come uno dei suoi Figli migliori. A Lui la gratitudine della Patria ed il cristiano suffragio di chi Lo conobbe e comprese il cuore che Egli ebbe.
FRANCESCO S. TIMO


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