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mercoledì 6 aprile 2011

Memorie di guerra e di prigionia: la guerra tra bande

Ritratto della madre Ester - 1935 -

Premessa 
"Eppure non ho disperato: per amore della mia casa lontana, della moglie, dei figli e della madre (ignoravo che ella fosse morta) tirai avanti."Continuamente braccato da formazioni locali spesso in conflitto tra di loro è sostenuto dal pensiero dei suoi familiari. E' il mese di novembre 1943 e la madre è morta in circostanze drammatiche il 26 ottobre che è anche il giorno del compleanno di Ettore, il trentaseiesimo compleanno. Solo più tardi nel campo di concentramento in Austria saprà della morte della madre avvenuta solo dieci mesi dopo da quella del padre Guglielmo. 
Ritratto del padre Guglielmo - 1935 -

Le parole del Diario
"Intanto continua sempre più accanita la guerra tra le bande lealiste e quelle partigiane e spesso ci troviamo tra due fuochi, specie a Stormeni quando indugiamo un po' troppo, illusi dal silenzio e dalla mancanza degli abitanti. Speriamo di poter riposare la notte in una casa abbandonata ma dopo poco che ci siamo sistemati alla meglio ha inizio, improvvisamente, un fuoco di mitragliatrice spietato. Ognuno si butta lo zaino in spalla, prende una gavetta dal fuoco con i fagioli e, chi dalla finestra, chi per la porta fugge verso le montagne più alte. Pare impossibile ma anche questa volta, per rendere la cosa ancora più tragica, incomincia a piovere, prima lentamente e poi aumenta man mano che si va avanti. Otto ore di cammino nel fango, coi piedi e con le mani, barcollando nei boschi e nella notte: quanto desiderio di un tetto e di una casa! E quante volte in mezzo a quel freddo, a quella neve, ho desiderato una casa, un fuoco! Benché non riuscissi più a tenere gli occhi aperti dal sonno e il vento gelido continuasse a soffiare raffiche di acqua sul viso, bisognava andare avanti fino al prossimo paese. Finalmente appare, quasi fosse un sogno, una casa. Entro insieme ad altri, mi spoglio vicino al fuoco sperando di poter rimanere almeno fino al mattino. Purtroppo ecco che dopo pochi minuti ci fanno intendere che bisogna ripartire subito perché i banditi sono ormai vicini e gli abitanti non vogliono aver dispiaceri a causa nostra. Figurarsi dover indossare i panni bagnati e uscire un'altra volta nella notte infame. Eppure non ho disperato: per amore della mia casa lontana, della moglie, dei figli e della madre (ignoravo che ella fosse morta) tirai avanti.Una mattina di novembre, assieme ad un altro ufficiale siamo rimasti un poco indietro dal gruppo perché co­minciavo a sentirmi male. All'improvviso udiamo una voce sinistra che c’intima bruscamente di fermarci e posare lo zaino. Era un brigante nascosto dietro i cespugli, a pochi metri, con un'arma puntata contro di noi. Bestemmiando e imprecando ci fa togliere le scarpe dai piedi, i pochi beni e altre cose quindi ci lascia andare, scalzi, per il sentiero nel bosco verso i compagni. Ho dovuto cedere anche il caro regalo dei miei figli, la catenella colla Madonnina Ausiliatrice. Dopo dieci giorni che cammino tra le montagne con ai piedi le scarpette da ginnastica, trovo, da un collega, un paio di stivaloni. Un altro episodio di rapina mi capita pochi giorni prima di Natale, quando insieme ad altri due italiani me ne sto in una casa isolata e abbandonata a chiacchierare presso un fuoco. Fuori è buio pesto e un forte vento fischia attraverso le fessure della porta e della finestra. In un momento la finestra si spalanca e una faccia sinistra e per metà mascherata nel passamontagna ci fa segno di aprire la porta mentre un altro ci punta con il fucile e ci tiene con le braccia alzate. Entrati ci frugano nelle tasche, nello zaino portando via tutto quello che vogliono."

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