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mercoledì 25 aprile 2012

Caso Rambaldi, svolta dopo 20 anni


Medico ucciso a Reggio Emilia,
20 anni dopo c'è un sospetto

«Cold case», la procura indaga un vigile in pensione

Il palazzo di Giustizia di Reggio Emilia

«Cold case» a Reggio Emilia. A 20 anni di distanza, la procura avrebbe iscritto nel registro degli indagati una persona per la morte di Carlo Rombaldi, medico chirurgo ucciso a colpi di pistola davanti al garage di casa nella notte tra il 7 e l'8 maggio 1992. Lo ha riferito martedì sera l'edizione regionale del Tg3. Si tratterebbe, secondo quanto si apprende, di un vigile urbano di 65 anni in pensione accusato di omicidio volontario. Ancora da chiarire, però, i contorni della vicenda, che all'epoca suscitò parecchio scalpore.

LA VICENDA - Rombaldi, chirurgo del Santa Maria Nuova, all'epoca aveva 41 anni, era sposato e padre di due figli. La sera dell'omicidio era uscito a cena con alcuni colleghi. L'agguato al rientro a casa, intorno alla mezzanotte, nella palazzina al civico 7 di via Filzi. Alcuni testimoni riferirono di avere sentito colpi di pistola. All’arrivo dei soccorsi, Rombaldi era riverso a terra, in fin di vita, l’auto parcheggiata nel garage. Il medico fu portato in ospedale, dove morì pochi minuti dopo l’arrivo.

LE NUOVE INDAGINI - Poi l’elemento che ha portato a riaprire il caso: una pistola 38 special, compatibile con quella utilizzata dall’assassino. È la stessa pistola che alcuni anni fa è stata regolarmente denunciata in questura. Gli inquirenti sono risaliti a chi l’aveva venduta: appunto il 65enne reggiano. Ilo vigile, che all'epoca era vicino di casa della vittima ha però negato ogni addebito.

25 aprile 2012 | 10:13


Reggio Emilia: chirurgo ucciso nel 1992, c'è un indagato 
"Cold case" a Reggio Emilia. A vent'anni di distanza, la Procura avrebbe iscritto nel registro degli indagati una persona per la morte di Carlo Rombaldi, medico chirurgo ucciso a colpi di pistola davanti al garage di casa nella notte tra il 7 e l’8 maggio 1992. Lo ha riferito ieri sera l'edizione regionale del Tg3.

Si tratterebbe, secondo quanto si apprende, di un vigile urbano in pensione. Ancora da chiarire, però, i contorni della vicenda, che all’epoca suscitò parecchio scalpore.

Rombaldi, chirurgo del Santa Maria Nuova, all’epoca aveva 41 anni. La sera dell’omicidio era uscito a cena con alcuni colleghi. L’agguato al rientro a casa, intorno alla mezzanotte, quando alcuni testimoni riferirono di avere sentito alcuni colpi di pistola.

E proprio la pistola, una 38 special, sembra essere stato l'elemento che ha portato gli inquirenti nella direzione dell’ex vigile urbano - che interrogato avrebbe però negato ogni addebito.

INDAGINE RIAPERTA NEL 2008. La Procura di Reggio Emilia aveva riesaminato nell’ottobre 2008 il caso dell’omicidio del chirurgo, ucciso con due colpi di pistola davanti al garage di casa, in via Filzi, dove aveva appena parcheggiato la sua Audi 80. L'allora procuratore Italo Materia riferì nel 2008 che erano in corso accertamenti della polizia per valutare la riapertura dell’ inchiesta, chiusa due anni dopo l’omicidio con un nulla di fatto.

Rombaldi era un chirurgo serio e stimato, assistente della seconda divisione di chirurgia diretta da Roberto Prati. Sposato e padre di due figli (che allora avevano 11 e quattro anni), si dedicava interamente alla famiglia, la sua era una vita ineccepibile. Non usciva di sera, se non per lavoro. Quella dell’omicidio era stato eccezionalmente in pizzeria con colleghi di reparto, dopo aver tenuto una lezione di un corso di medicina. Se l’incontro con l’assassino non fu casuale, forse perché il ritorno a casa di Rombaldi aveva interrotto un’azione criminosa, qualcuno - si pensò allora - doveva aver atteso il chirurgo al varco. L’aggressione non fu comunque a scopo di rapina, perchè gli oggetti personali erano al loro posto, addosso alla vittima.

Secondo indiscrezioni trapelate dalle prime indagini, Carlo Rombaldi molto probabilmente aveva riconosciuto il suo assassino: è quanto si apprese sulle poche parole che il medico era riuscito a dire ai primi soccorritori. Un testimone, ricordano le cronache dell’epoca, fece in tempo a scorgere il killer mentre si dava alla fuga nei pressi dei garage dell’abitazione del medico. Tre furono i colpi sparati in rapida successione: uno forò la lamiera della porta del garage, gli altri due colpirono il chirurgo all’avanbraccio sinistro e, quello mortale, al fianco sinistro trapassando un polmone. I soccorsi furono rapidi, ma Rombaldi morì al pronto soccorso dell’ospedale dopo un’agonia di 40 minuti.

Capitolo Settimo
Sei colpi al dottore

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