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domenica 17 giugno 2012

Dipinto settecentesco conservato presso la chiesa dei Cappuccini di Fidenza


Opera attribuita al Formaiaroli, potrebbe essere opera di Dal Verme
E’ un omaggio all’Ordine dei Serviti la tela che si trova presso la
 chiesa dei Cappuccini


Prima delle soppressioni napoleoniche del 1805, che determinarono l'allontanamento dei monaci e il conseguente esproprio di chiese e conventi, l'Ordine dei Servi di Maria era ampiamente rappresentato nel nostro territorio dagli insediamenti di Salsomaggiore, Soragna e, a partire dal 1790, anche a Borgo San Donnino. 
Quest'ultima comunità ebbe quindi vita brevissima e le sue tracce architettoniche si confondono nell'eclettica struttura dell'ex palazzo Gonzaga (ora di proprietà della famiglia Menzani) in via Gramsci, complesso che nel corso dell'Ottocento ha inglobato le parti superstiti dell'ex convento e della piccola chiesa a pianta centrale dedicata a San Ferdinando.
Ma sono ancora una volta le arti figurative a proporci le testimonianze più eloquenti.
Come il dipinto settecentesco (vedi foto), conservato presso la chiesa dei Cappuccini di Fidenza, sicuramente di provenienza dalle chiese dei Serviti di Fidenza o di Salsomaggiore. indicata dalla "Guida artistica del Parmense" come opera affine ai modi del Formaiaroli la tela, esposta sulla controfacciata a sinistra, è descritta impropriamente come la Vergine che dona l'abito ai sette fondatori dell'ordine dei Cappuccini. Se non c'è motivo di dubitare sull'attribuzione al pittore fidentino, (ma mancano riscontri obbiettivi), la descrizione del quadro proposta da G. Godi e G. Cirillo è senz' altro da rigettare.
Il soggetto del dipinto rientra infatti nella più tipica tradizione iconografica dei Servi di Maria, con i famosi sette santi fondatori, rarissimo o forse unico caso nella storia della Chiesa di canonizzazione collettiva, riguardante cioè non i singoli individui ma un intero gruppo. Appunto i sette laici, mercanti di lana fiorentini che, intorno al 1230, si ritirano sul monte Senario per avviare una nuova esperienza di vita comune ispirata al Vangelo e alla regola di s. Agostino. Chiamati dapprima Frati Servi della Beata Vergine Maria, diedero origine al nuovo ordine religioso e la loro ricorrenza liturgica è fissata dal calendario romano il 17 febbraio.
Il pittore, probabilmente il Formaiaroli, (ma non sarebbe da escludere la mano di Dal Verme, che sappiamo aver lavorato per i Serviti di Borgo), si rifà a un modello tradizionale che risale al Cinquecento: la Madonna attorniata, in un chiarore di nubi, da angeli che innalzano la croce e i simboli della Passione, porge lo scapolare nero ai sette frati inginocchiati sul monte Senario; un angelo, a sinistra di Maria, addita le pagine del libro della regola, che reca impresso il simbolo dei Serviti, con le lettere S e M intrecciate e sormontate da una corona. 
Elemento essenziale della vita dell'ordine, oltre a una radicale scelta di povertà evangelica e di servizio al prossimo, è infatti la dedizione totale alla beata Vergine, invocata come "speciale rifugio, madre singolare e propria Signora" dei Servi. Alla loro particolare devozione verso la Vergine Addolorata si ricollega inoltre il simbolismo dell'abito nero, "abito di vedovanza" della Vergine come lo chiama s. Filippo Benizzi che, insieme a s. Pellegrino Laziosi, s. Giuliana Falconieri e, nel secolo X1X, s.Clelia Barbieri, è una delle figure più rappresentative, tra la folta schiera di santi e beati che l'Ordine dei Servi ha donato nel corso dei secoli alla Chiesa
Guglielmo Ponzi


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