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martedì 15 gennaio 2013

Giovan Battista Tagliasacchi a Salsominore



L'amorevole figura dell'Angelo Custode che conduce per mano un bambino, simbolo dell'anima a lui affidata, è uno dei soggetti ricorrenti nella iconografia cattolica. Si tratta infatti di un'antica devozione, pienamente legittimata dalle Sacre Scritture e confermata dall'esperienza di numerosi santi. Essa conosce uno straordinario sviluppo soprattutto a partire dal 1670, anno in cui il Papa Clemente X decide di istituire la festa del 2 ottobre ed estendere il culto degli angeli custodi a tutta la Chiesa.

Non sorprende, quindi, trovare all'interno della piccola chiesa parrocchiale di Salso minore (frazione di Salsomaggiore in provincia di Parma) questa raffigurazione tardo-barocca del celeste protettore, rappresentato come di consueto nelle sembianze di un giovane alato, dai tratti vagamente efebici e avvolto da una corta tunica svolazzante. La sacra immagine (che ricalca lo schema tradizionale) si rifà all'apparizione dell'arcangelo Raffaele, il misterioso compagno di viaggio che assiste il figlio di Tobia proteggendolo da insidie e pericoli: egli è il prototipo del nostro angelo custode. Nell'inedito quadro di Salsominore questo amico silenzioso e fedele dell'anima incede tranquillo e dignitoso in una valle oppressa dalle tenebre: un'evidente metafora della condizione umana esposta agli agguati del demonio, rappresentato in basso a destra, sotto l' aspetto di un repellente mostro dalle zampe palmate.
Impugnando il lungo bastone da viaggio che termina con una piccola croce l'angelo custode rassicura con la sua luminosa presenza un tenero bambino, che lo guarda fiducioso e si lascia docilmente guidare verso il lungo e sconosciuto viaggio della vita.
Sulla collocazione dell'interessante dipinto, all'interno dell'agreste chiesetta collinare, non si hanno indicazioni precise. Ma il tema si presenta assai funzionale al fonte battesimale, se si considerano le reiterate invocazioni agli angeli che accompagnavano un tempo la celebrazione del sacramento dell'iniziazione cristiana.
Un angelo custode che addita sorridente il cielo dell'anima di un fanciullo, lo incontriamo invece alle spalle di s. Anna, in un noto dipinto settecentesco della chiesa fidentini di s. Pietro Apostolo. Collocata nella prima cappella a sinistra, la pala d'altare ha per soggetto principale l'educazione della Vergine. L'accostamento tra i due temi evidenzia l'importanza dell'educazione religiosa dei bambini e il valore dell'infanzia come età di crescita e di formazione spirituale. Ma si vogliono innanzi tutto ricordare le chiare parole di Cristo tramandate dal vangelo di Matteo: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". Affiancata dalle colonne tortili della notevole ancona tardo seicentesca, e sormontata dallo stemma dei conti Ornati di Borgo s. Donnino (che risiedevano nell'antico palazzo di fronte all' oratorio di San Giorgio), la tela dovrebbe risalire all'ultimo quarto del Settecento e l'autore è molto probabilmente il nostro Dal Verme.
Tornando alla tela di Salsominore, va notato l'evidente l'influsso di Giovanni Battista Tagliasacchi, in particolare nell'eleganza dei gesti e nelle accentuate sfaccettature del panneggio.
Motivi che rispondono a uno stretto collaboratore dell'insigne artista fidentino, forse Luca Casana, la cui presenza a Salsominore troverebbe conferma nell'esistenza di un secondo dipinto a lui attribuibile: l'aggraziata Sacra Famiglia, purtroppo trafugata dalla chiesa nel 2001 e ora nota solo attraverso le fotografie.
Dedicata a Cristo Salvatore, la chiesa di Salsominore sorge ai piedi del colle cosiddetto Ghibellino, in cima al quale - ricorda lo storico Dario Soresina nella sua benemerita Enciclopedia Diocesana - si intravedono ancora i ruderi del castello, ove, secondo la tradizione, avrebbe soggiornato Federico I, detto il Barbarossa. Il titolo, Salvator Mundi (tra gli attributi più belli e completi di Gesù), è inciso in una grossa pietra, probabilmente un'architrave proveniente dal primitivo edificio romanico. L'importante reperto, ritrovato in uno scavo negli anni '70, reca la data 1520, ma i documenti attestano l'esistenza della chiesa del Salvatore già a partire dal XII secolo. Tra le altre opere, conservate al suo interno, merita infine di essere segnalato il pallio in scagliola, ornato con fregi floreali e datato 1686, che riporta il nome del donatore.".

Guglielmo Ponzi            (Dal settimanale diocesano  il Risveglio)


Chiesa e canonica di Salsominore


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