giovedì 25 aprile 2013

Uccise due volte



Dalla Gazzetta di Parma apprendiamo:

25 Aprile in Piazza: scoppia il caso delle donne di Salò


"Per la festa della Liberazione del 25 aprile, il Comune sceglie come letture i testi scritti dalle donne volontarie della Repubblica di Salò, accanto a quelli delle staffette partigiane. E l’associazione nazionale partigiani si oppone. Protesta anche il liceo Romagnosi, i cui studenti devono leggere le testimonianze sotto i portici del Grano: «O togliete le letture di chi combatté con Mussolini o ci rifiutiamo di partecipare». 
Dopo le rimostranze, nei giorni scorsi, il programma è stato cambiato. Sono state cancellate le testimonianze delle ausiliarie della Repubblica sociale. Tutte tranne una, quella di una ragazza che si innamorò di un partigiano. 
Il confronto è andato in scena nella scorsa settimana. E oggi, in piazza Garibaldi, sotto il municipio, alle 12, ci sarà la lettura da parte degli studenti del Romagnosi e dei giovani del Teatro della Memoria, la compagnia creata dall’Anpi di Parma."

Tutti i particolari della polemica sono sulla Gazzetta di Parma in edicola


In verità i particolari non aggiungono molto a quanto sopra riportato. 
In altra parte del giornale si mettono in evidenza le parole del Sindaco Federico Pizzarotti che afferma che è venuto il momento di  "Abbassare gli steccati, aprire i recinti in cui ciascuno si è chiuso e fare tutti un passo indietro: è un percorso che dobbiamo avere voglia di intraprendere tutti insieme. Occorre avere il coraggio di dare un esempio diverso».
Facile cogliere tra il fatto e le parole del sindaco una contraddizione che si è giocata tutta nell'ambito di una stessa manifestazione. Il lavoro degli studenti se propriamente presentato poteva essere un segno nella direzione giusta, quella espressa dal Sindaco. Non si è voluto e le parole restano parole. 
Il dopoguerra non è stato certo facile per queste donne che hanno scelto la parte ritenuta "sbagliata", non sappiamo i motivi individuali della loro scelta ma sappiamo delle violenze da esse subite in tutto il paese, a Milano come a Torino e a Parma. 

Chi erano
Erano chiamate "ausiliarie" le appartenenti al reparto SAF (Servizio Ausiliario Femminile) della RSI.

Il Servizio Ausiliario Femminile venne istituito il 18 aprile 1944 con il decreto ministeriale n. 447, come supporto allo sforzo bellico. Il comando fu affidato al generale di brigata Piera Gatteschi Fondelli, già ispettrice nazionale dei Fasci di Combattimento Femminili. Per quanto riguarda il reclutamento e l'addestramento il SAF era posto alle dipendenze della Direzione del Partito Fascista Repubblicano per tramite di un Comando Generale del Servizio Ausiliario, ed era articolato su Comandi Provinciali e di Gruppo. Il Comando Generale del corpo sarà posto prima a Venezia e poi, dal 1945, a Como.
Al termine dei corsi di formazione le ausiliarie prestavano giuramento e venivano considerate personale militarizzato con la qualifica di volontarie di guerra. Per l'impiego operativo le ausiliarie erano poste alle dipendenze dei comandi delle Forze Armate Repubblicane o della Guardia Nazionale Repubblicana presso i quali prestavano servizio.
Sempre appartenenti al SAF erano le Infermiere Ausiliarie inquadrate nella Croce Rossa repubblicana con l'appellativo di "Sorellina" (equivalente al grado militare di Sergente). Le sorelline vestivano l'uniforme delle Infermiere Volontarie (ma in colore azzurro anziché bianco e con il distintivo del SAF) per le attività ospedaliere, e la normale uniforme del SAF per gli altri servizi.

A Parma il 27 aprile 1945
Degli eccidi di Parma ricordiamo quello dell'ausiliaria Meneghetti Nora.
Nora Meneghetti,  nata a Trieste il 28/12/1914 e residente a Parma, era figlia di Secondo Meneghetti decorato con medaglia d'Oro al Valore. Nell'aprile 1945 era Ausiliaria della RSI a Parma. Prelevata dai partigiani  alla fine dell'aprile 1945, Nora fu rapata, condotta per le strade e uccisa insieme ad altri nello stadio Tardini. La motivazione addotta fu quella di essere una cecchina, ma in realtà fu presa in casa dove si era nascosta in un armadio. Probabilmente insieme a lei fu uccisa un'altra ausiliaria, la professoressa Alfonsina Caramelli "cecchina", mentre Nora non aveva mai sparato



3 commenti:

  1. Dico la verità che la questione non è sempre facile da dirimere; pensa e ripensa, sforzandomi, da tempo, di cercare di vedere le due facce della medaglia e di ascoltare il suono di tante campane, non sono riuscito a venire a capo, in modo soddisfacente , imparziale e totale, di questa spinosa faccenda. L'invito di Lori alla condivisione di tutti della Festa della Liberazione è, senza meno, frutto di un animo generoso, ma, ora come ora, mi pare solo una nobile utopia ed una insormontaile ucronia. Chi ha patito soprusi, torture, uccisioni, umiliazioni, dileggi ed ingiustizie sulla propria pelle o su quella di parenti ed amici, difficilmente può dimenticare. Ciò tanto più quando il fascismo è stato solo parzialmente e momentaneamente sconfitto, nel '45, e continua, regolarmente,a rinascere sotto diverse etichette, con il medesimo contenuto, a ripresentarsi, confortato, coadiuvato e coccolato da tanti, troppi personaggi, politici, laici e chierici. Io confesso che, nel '43, a 20 anni o giù di lì, non so che cosa avrei deciso e dove mai sarei andato a parare, nella mia scelto, come fecero, del resto tanti italiani, i cosiddetti benpensanti, perbenisti e timorati di Dio. Ma chi aveva capito e saputo di quanto perpetravano, quotidianamente,i fascisti repubblichini e i nazisti, non avrebbe dovuto aver dubbi e tentennare. Come si poteva rimanere fedeli ad un regime che aveva procurato centinaia di migliaia di morti ammazzati, giovanissimi, per condurre guerre insensate ed assurde, come in Greciàa ed in Russia? Mussolini ben sapeva che le nostre forze armate non avevano che munizioni da bocca e da fuoco che per pochi mesi. Non riesco a pensare che le ausiliarie del SAF possano essere equiparate alle tanto più numerose partigiane, della stessa età, barbaramente torturate, stuprate ed uccise vilmente dai repubblichini. Non è possibile che nessuna di loro sapesse delle porcherie che le Brigate Nere ed i vari maschietti di formazioni simili perpetravano in tutta Italia, che fossero all'oscuro della persecuzione degli ebrei, di come erano trattati gli IMI, della fine che fecero i nostri soldati a Cefalonia e Corfù. Come avrebbero trattato le "Sorelline" eventuali feriti partigiani? Non certo come le infermiere della CRI, che non facevano distinzione tra Alleati e tedeschi. La vendetta segue sempre, o spesso,, ai soprusi, patiti per più di 20 anni; non giustifico gli assassinii, ma posso comprendere come non tutti fossero capaci di perdono, specie in situazioni di guerra civile, dove gli odii sono moltiplicati ed enfatizzati, come sempre, da millenni. Chi di spada ferisce, di spada perisce; e la legge del taglione, in determiante situazioni, è quella più facile e sbrigativa.

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    1. abbiamo giudicato i fascisti,ora giudichiamo il presente uno stato pseudo democratico in combutta con la mafia con una pressione fiscale piu' alta in europa,dove il voto e' diventato un opsional dove i forti impongono la loro legge,i nostri nonni sono morti x i confini della patria ora chiunque puo'entrare illegalmente nel paese.Tutto questo non e' fascismo?ho cominismo?

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    2. A completamento di quanto scritto dal sig. Bifani, il cui intervento condivido, vorrei rimandare alla lettura del seguente testo della storica Roberta Cairoli: "Dalla parte del nemico. Ausiliarie, delatrici e spie nella Repubblica sociale italiana (1943-1945)" pubblicato per i tipi di Mimesis. Sentenze giudiziarie alla mano, qui è chiaramente descritto il comportamento criminale di molte ausiliarie della RSI. La pietà va estesa a tutti i morti, le responsabilità storiche devono essere invece necessariamente differenziate.

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