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lunedì 12 agosto 2013

Lo sviluppo di Fidenza: il modello Matrioska applicato all'urbanistica


La relazione illustrativa del Documento Preliminare è debitrice per la ricostruzione storica delle vicende urbanistiche di Borgo San Donnino e di Fidenza del testo: “Centro storico e centro – città: studio sulla città di Fidenza” a cura di Franco Ferrari, Italo Jemmi, Leonardo Pedrelli, Guglielmo Ponzi) edito nel 1980 ma frutto di un lungo lavoro iniziato nel 1976. Le conclusioni urbanistiche che lo studio proponeva erano originali e delineavano per la città un diverso sviluppo da quanto poi realizzato.  
Già durante il fascismo e poi nel  dopoguerra Fidenza ha rispettato il limite nord rappresentato dal terrapieno ferroviario preferendo uno sviluppo verso le colline. Ciò è avvenuto creando via via "contenitori" più ampi in grado appunto di contenere i risultati dei PRG precedenti, ne sono testimonianza le strade che via via hanno avuto la funzione di "circonvallazione  sud". Nel frattempo le distanze tra le nuove strade di scorrimento sono state riempite da costruzioni, questo metodo ha anche favorito la scarsa attenzione alla viabilità di accesso al centro della città. 
Il modello urbanistico adottato ha configurato la città come una enorme matriosca. Non occorre spiegare che quanto realizzato in questo ultimo decennio attorno al casello autostradale non può ritenersi parte della città, è per ora un "non luogo", che, stando alla proposta del Documento Preliminare al PSC , si vorrebbe ricucire urbanizzando lo spazio intermedio che lo separa dalla città.



Qui sotto riportiamo, per documentazione, il capitolo "L’evoluzione storica della città" partendo dall'ottocento 





L’assetto urbano di Borgo San Donnino non si modifica durante il periodo della dominazione borbonica (1731-1802), durante il quale sono quasi completamente assenti gli interventi pubblici a livello edilizio.
Il centro della città si focalizza nella attuale piazza Garibaldi, collegata con la nuova Posta dei Cavalli edificata dietro al Monastero dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista.
Durante la dominazione francese (1802-1847) nel territorio cittadino persistono i poli di aggregazione consolidatisi nel passato: le chiese di San Donnino, San Pietro, Santi Giovanni Battista ed Evangelista e Santa Maria della Rocca. Il tessuto edilizio mantiene la sua conformazione medioevale, concentrico nella zona corrispondente al Castrum Vetus e ortogonale nella zona del Burgo Novo.
Sotto il governo di Maria Luigia, iniziato nel 1814 dopo quello napoleonico, si fanno importanti opere viarie: il ponte in muratura sullo Stirone, la canalizzazione dei torrenti e le strade che collegano Borgo San Donnino a Salsomaggiore e Tabiano. Nel 1847, come si nota nelle fonti cartografiche, l’assetto urbanistico generale è quello formatosi durante le dominazioni viscontea e farnesiana, minimamente alterato nei secoli successivi.



Durante i primi decenni del XX secolo iniziano i cambiamenti significativi della forma urbana di Fidenza.
A nord il nuovo confine della città è imposto dalla linea ferroviaria Milano - Bologna, con la conseguente espansione dell’abitato principalmente verso sud ed in forma disomogenea.
Tra il 1920 e il 1940 il tratto urbano della via Emilia viene deviato al di fuori del Castrum romano. Da istituzione pubblica la città si trasforma gradualmente in una piccola impresa commerciale privata, obbediente alle regole imposte dalla proprietà fondiaria.
I bombardamenti del 1944 abbattono o danneggiano un’altissima percentuale del patrimonio edilizio sia storico che residenziale, dilaniando l’abitato nella sua consistenza urbana, industriale, stradale e ferroviaria.
Nel primo dopoguerra, 1946, viene varato un piano di ricostruzione redatto dall’ing. Cesare Chiodi, che, come tutti i piani redatti all'epoca, ignora e nasconde le matrici morfologiche caratteristiche dell’abitato di Fidenza consolidatesi nei secoli, inserendo nuove tipologie edilizie e nuove forme urbane. Il Piano di Ricostruzione si basa su due aspetti fondamentali: la ricostruzione del nucleo medievale, ponendo la massima attenzione nel conservare e tutelare gli ambienti storici e monumentali e la realizzazione di nuove lottizzazioni residenziali, in zone non troppo eccentriche dalla città e lontane dai servizi. Elemento centrale del Piano è l’asse di via Zani – via Corsica al cui andamento si adegua la viabilità minore.

Piano di Ricostruzione: nella prima tavola è riportato il progetto di rifacimento degli isolati 
del nucleo medievale mentre nella seconda il progetto di lottizzazione residenziale.

Dopo gli anni della ricostruzione post bellica, nel 1960 il Comune affida ancora a Cesare Chiodi la stesura del primo PRG, che si pone in stretta continuità ideologica con il Piano di Ricostruzione del 1946.

Nel 1972 fu elaborato il secondo PRG della città per mano degli architetti Franceschi, Pagliettini, Piacentini e dagli ingegneri Manfredi e Papotti. Inserito nel clima culturale degli anni ’80, lo strumento segue la concezione funzionalistica di suddivisione della città in zone, portando ad una urbanizzazione diluita sul territorio lungo fasce profonde destinate un tempo all’agricoltura, per continuare il processo già in atto di rottura del modello classico del rapporto città – campagna. Il risultato è l’idifferenziato urbano: la città perde consistenza presentando caratteri rurali e la campagna si disgrega nei concetti di rurale e di agricolo. L’attenzione è completamente focalizzata sull’espansione urbana.

A questo piano seguì il PRG ’85, che prevedeva ampie aree di espansione. L’ultimo PRG, attualmente vigente, è stato redatto dall’arch. Gabrielli a metà anni ’90.

2 commenti:

  1. Pace, lode e bene a te, Ambrogio, Evangelista meus! Al contrario del super-iper-maxi-perito archit. dott. Alberto Gilioli, ti ho letto d'un fiato, non solo, ma ho capito tutto,perfettamente. Devi sapere che sono uno zuccone ignorante, becero e troglodita, ma tu mi hai aperto gli occhi,la mente ed il cuore sulle vicende urbane di Borgo. Te ne ringrazio, ci volevi solo tu, sei il Piero Angela della storia dell'espansione di Fidenza.

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  2. Il testo di Ferrari, Jemmi, Pedrelli e Ponzi mi manca. Da un po' di tempo in qua, cercare in libreria a Fidenza, testi di Fidenza, scritti da fidentini, è diventata un'impresa ardua e di difficilissima realizzazione. Alcuni giorni or sono, un bambino di prima media, esortato dalla sorella maggiore, mi è corso incontro per la strada e mi ha detto di essere andato in una libreria di Milano e di aver comprato il libro di Aimi-Copelli: STORIA DI FIDENZA. Io, invece, da tre mesi sto aspettando due libri a firma borghigiana, editi da due Case diverse e solo ieri i nostri librai mi hanno riferito che, se li voglio, devo sborsare più di 4 Euro cadauno oltre il prezzo, perché li ordinano uno alla volta e ci sono le spese di spedizione.

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