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sabato 5 ottobre 2013

Frodi alimentari e responsabilità della politica

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Cibo criminale, frodi alimentari e responsabilità della politica. Ne hanno parlato i Cuochi del Fermano con docenti e giornalisti. La riscossa è possibile
“Cibo criminale” è il titolo di un libro che il giornalista della Rai emiliana Luca Ponzi ha scritto di recente insieme a Mara Monti de Il Sole 24 Ore.

A sx il prof. Seghetti, a dx il giornalista Ponzi, al centro lo chef Pazzaglia
Ponzi, esperto di cronaca nera e giudiziaria, ieri era ospite a Lapedona (Ristorante La Storiella) dell'Associazione Cuochi della Provincia di Fermo. Il suo intervento ha lasciato basiti i circa cento intervenuti al convegno presieduto dallo chef Sandro Pazzaglia, presidente dell'Associazione.
Mozzarella di bufala, "l'oro bianco della Campania", ricavata da cagliate provenienti dalla Germania; concentrato di pomodoro spacciato come italiano ma ottenuto allungando passata cinese, con ddt, prodotto nei famigerati laogai, terribili lager; prosciutti di Parma contraffatti; formaggi confezionati con scarti avariati e pezzi di topo; olio proveniente da olive tutt'altro che nostrane. Molti dei prodotti simbolo del made in Italy e della dieta mediterranea, che ogni giorno vengono venduti in tutto il mondo, sono il nuovo business di mafia, camorra e 'ndrangheta.
Tutte le mafie ci sono dentro, ha ribadito Ponzi, da quella italiana a quella potentissima russa sino alla triade cinese. Si chiama agromafia ed è un fenomeno in crescita, come dimostrano le stime dell'Eurispes: 12,5 miliardi di euro di fatturato all'anno, mentre le falsificazioni del marchio italiano nel mondo producono un danno per 60 miliardi di euro. È la prima volta nella storia che, pur di fare affari, si rischiano avvelenamenti di massa. In gioco però non c'è solo l'alimentazione in senso stretto, ha continuato il giornalista, ma anche una delle risorse più preziose del nostro Paese: la cultura e il valore del mangiare bene. In un mercato sempre più globale, con regole non omogenee, la criminalità è capace di sfruttare ogni smagliatura nei controlli, arrivando a incrinare uno dei pilastri dell'economia nazionale.
Dopo l'intervento di Ponzi, la platea è ammutolita. Perché ha capito – sindaci, operatori agroalimentari, rappresentanti della regione (presente il vice presidente del consiglio Rosalba Ortenzi), cuochi – che occorre una scossa, una tutela, una consapevolezza.
Sulla consapevolezza ha insistito il prof. Leonardo Seghetti ponendo a tutti la domanda: E' ancora possibile mangiar bene?
Seghetti ha posto anche altri quesiti: Ma la colpa è solo dei truffatori? Oppure, ci sono responsabilità legislative che non tutelano adeguatamente i prodotti alimentari? E noi consumatori come possiamo difenderci dato il calo di capacità del gusto e della conoscenza? Il gusto è stato travolto, ha detto il professore. I consumatori non sanno più nulla, la globalizzazione ha abbassato qualità e prodotto, la legislazione consente trattamenti antimuffa, ad esempio, delle mele, ma non difende le diverse specificità. Il Piceno aveva 63 varietà di mele. Abbiamo dimenticato la mela rossa dei Sibillini, ad esempio, così come quelle dedicate a san giovanni o la mela gelata. E' un gioco al ribasso. Come riscattarci? Partendo proprio dalla cucina, dai cuochi, dal gusto, dalle riviste, dalla cultura, dai territori. Una riscossa è ancora possibile. Ma dobbiamo crederci.
L'Associazione dei Cuochi della Provincia di Fermo ne è cosciente ed è in prima linea.

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