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martedì 5 novembre 2013

Andrea Villani conversa con Luca Ponzi - venerdì a VETR'ARIA


Un saggio-inchiesta sulle frodi nell'industria alimentare

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Se si dovesse giudicare dalle cronache dei primi mesi del 2013, mangiare sarebbe un’attività ad alto rischio: carne di cavallo di provenienza ignota nelle confezioni di ravioli e tortellini; batteri fecali nei dolci industriali; uova biologiche che di bio non avevano nulla... Un elenco appena iniziato, e già lungo. Le frodi alimentari sono quelle che più spaventano gli italiani: l’idea di non sapere cosa si sta mangiando, e scoprire (magari troppo tardi) che nel piatto ci sono insidie nascoste, procura un senso di impotenza difficile da superare.
CIBO CRIMINALEL’antitodo potrebbe essere la lettura di questo libro-inchiesta, «Cibo criminale» (Newton Compton editori) che fa chiarezza sulle malefatte e le truffe alimentari, a opera della mafia e della criminalità organizzata. Una realtà raccontata in modo magistrale dai due giornalisti autori del saggio, Mara Monti e Luca Ponzi. L’esempio più eclatante di «delinquenza alimentare» è «l’italian sounding», ossia spacciare per cibi italiani doc prodotti che non lo sono: attività che frutta ogni anno oltre 60 miliardi di euro (164 milioni al giorno). Denaro facile: pochi controlli, poche risorse per combattere le frodi, sanzioni risibili.
Ogni capitolo del libro è dedicato a una truffa diversa: dalla mafia dei prosciutti (venduti come San Daniele o di Parma ma in realtà di qualità inferiore) alla mozzarella di bufala di origine falsa, o contaminata con diossina; dal finto olio extravergine italiano ai formaggi inquinati, scaduti, ammuffiti, inaciditi, fino alle salse di pomodoro concentrate, ma allungate con acqua e sale.
Il libro serve a noi consumatori ma dovrebbe servire anche a chi ha l’autorità per intervenire e reprimere le frodi. Come? Rendendo obbligatoria, per esempio, l’indicazione dell’origine geografica degli alimenti in etichetta, così come il luogo di produzione e la provenienza della materia prima. «Servono anche strumenti di repressione più incisivi, come la confisca dei beni, proprio come avviene nei casi di  criminalità organizzata» concludono gli autori. «Rimedi possibile ce ne sono, tutto sta nell’avere la forza di applicarli».
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La copertina del libro «Cibo criminale», di Mara Monti e Luca Ponzi, Newton Compton.



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