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sabato 11 gennaio 2014

Don Amos Aimi: "Fu un prete santo?"


A pochi giorni dalla morte di don Amos Aimi perdura l'emozione in chi lo ha conosciuto.   Già il nostro Vescovo nella sua omelia alle esequie di Don Amos ne descriveva meriti e virtù soffermandosi su alcuni aspetti che particolarmente lo avevano colpito.
Ecco alcuni passaggi significativi (l'intera omelia è pubblicato sul settimanale diocesano "il Risveglio"):

"Abitato da forti mozioni spirituali, queste lo portarono a dedicarsi alla preghiera cosiddetta di guarigione, sia come penitenziere della Cattedrale, ma soprattutto come opzione del sentire personale. 

Ricco di una sorta di magnetismo mistico, tanto non esibito in forme clamorose quanto variamente sperimentato, sembrò essere afferrato da un fuoco intimo e pulsante in modalità di intensa devozione.
Forse al nostro sguardo, un po’ troppo disincantato e razionale, questo modo introverso e individualistico di spiritualità rischiava di sembrare un po’ strano da cadere sotto il giudizio di ingenuità.
Nel tempo, attraverso la meditazione della vita dei Santi, in particolare di Sant’Anna, aveva interiormente sviluppato un’acuta sensibilità tanto da sentire-con-i-santi, presi quali modelli di vita cristiani, difensori dei cristiani, intercessori vicini e solidali. Dai santi ai demoni la via è breve e contigua. Ma lui vi passò dentro con spirito di combattente e ottenne dal Signore risultati sorprendenti verso le insidie del maligno da renderlo perdente e innocuo.
Fu un prete santo? La domanda non è oziosa. I “suoi” fedeli lo sussurrano concordi.
Certamente la sua popolarità come sacerdote confessore e dotato di sovrabbondante spiritualità, è da considerare un segno di Dio, segno di una santità personale e sacerdotale, segno di una dovizia di doni interiori. "

Non ci può quindi sorprendere questa nota che Germano mi ha fatto pervenire e che integralmente propongo:
Fotografia di Mirella Capretti 17 settembre 2013

DON AMOS SANTO SUBITO
di Germano Meletti

Il 2013 ci ha lasciato con un evento tristissimo, come la scomparsa di Don Amos Aimi, parroco di Bastelli, archivista (ed io aggiungo emerito) della Diocesi di Fidenza e penitenziere (confessore) presso la Cattedrale. Persona di grandi doti, di grande umanità, di grande altruismo, di grande cultura storica e non, e poi, diciamolo pure, esorcista. 
Sono trascorsi solo undici giorni dalla sua dipartita, si sono spenti i riflettori delle varie cerimonie tenutesi presso il Duomo e presso la chiesa parrocchiale di Bastelli, che lui voleva far classificare Santuario e per questo aveva avviato una petizione popolare con raccolta di firme per avallare il suo progetto. Ma Don Amos non era solo questo, del resto mi sembra superfluo ritornare su un argomento ancora fresco per essere dimenticato e che, tra l'altro, mai andrà nel dimenticatoio per chi lo ha conosciuto come me.
L'argomento d'attualità che lo riguarda è invece un altro ed è proprio questo che voglio affrontare con il duplice scopo di fare informazione e di lanciare un appello: si vocifera che qualcuno voglia (giustamente!!!) istruire, con documentazione di fatti avvenuti, un processo di beatificazione. 
Uno stupido, ma non per questo trascurabile, esempio l'ho fatto io in un commento ad uno dei pezzi che tracciavano un suo ricordo: seppi della morte in mattinata da Ambrogio, quando ritornai a casa vidi su fidenza-luoghi.blogspot.com un ricordo di Don Amos scritto da Ambrogio Ponzi. Immediatamente volli scrivere anch'io un commento, fare un altro pezzo mi sembrava di volermi mettere in mostra solo perché lo conoscevo da 42 anni volendo sovrastare il pezzo di Ambrogio, non mi sembrava corretto. Scrissi il mio commento nell'apposito rettangolino che troviamo alla fine di ogni pezzo, una volta dato "l'invio" con sorpresa noto che mi compare il simbolo di Google ed una scritta in inglese che più o meno voleva dire così: "errore, messaggio non partito, riprovare più tardi". Una cosa così da quando bazzico su internet, anche se in modo elementare, non mi era mai capitata, questo in circa quattro o cinque anni, oltretutto, anche se sono passati solo pochi giorni, mai mi è successa dopo. 
Quando succede una cosa del genere il pezzo va perso, non rimane una "ricevuta" come quando invii un messaggio di posta elettronica. Riprovo, riscrivendo e "ricostruendo" a memoria il tutto, ad inviarlo una seconda volta e poi una terza ed una quarta, ma inesorabilmente il pezzo relativo al mio commento non partiva. Telefono ad Ambrogio per chiedere lumi in merito e lui mi risponde: "Fallo anche tu un pezzo". Mi sono concentrato, seppure al momento ero vuoto come una zucca e sono riuscito a mettere in piedi qualcosa che ritengo sia stato gradito, visto il numero di visite conseguito. So che si rischia di cadere nel profano, nella credulità, lontana dal "credere" vero, ma il mio primo pensiero è andato alla mano di Don Amos che ha fermato la limitatezza di un commento, spingendomi a scrivere qualcosa di più completo nei suoi confronti, qualcosa che ne rispecchia il carattere, la persona e le sue passioni di una vita.
La chiesa di Bastelli
Raccontando di questo ad altri, nessuno dei quali si è mostrato scettico alle mie teorie, mi ha colpito una signora per aver sottolineato la cosa e di aver avuto un'esperienza incredibile con Don Amos. Alcuni anni fa, lei lo conosceva appena, per sentito dire o poco più, lo incrociò in Fidenza, un saluto e Don Amos che si ferma per due chiacchiere di circostanza. Lui la osserva e le dice: "Ma tu non stai bene, cosa c'è che non va?". Lei risponde: "Eh sì, Don Amos, sono alcuni giorni che ho un fastidiosissimo mal di testa". E lui di rimando: "Eh sì, si vede, ma il mal di testa che tu hai non è prodotto da tue indisposizioni o disturbi, è qualcuno che ti vuole male a provocartelo". La signora, scettica, sta al gioco e Don Amos le pone le mani sul capo, lei sente un calore intensissimo, qualche decina di secondi e Don Amos toglie le mani che aveva imposto sul capo della signora, incredibile: il mal di testa era sparito. Un grande ringraziamento dalla signora, ma pieno di curiosità, curiosità che si intensifica al momento del congedo: Don Amos con la sua solita modestia da personaggio schivo quale è sempre stato, le porge una corona che lui dice provenire da Lourdes, la benedice e la regala alla signora. Quest'ultima la estrae dalla custodia in plastica trasparente e ponendosela tra le mani per osservarla, sente ancora una volta un calore incredibile, questa volta emanato dal sacro oggetto. Felice ma incuriosita di tutto questo ritorna a casa con la corona donatale da Don Amos, la ripone in un cassetto del comò ed ogni tanto la estrae, sia per semplice ricordo che per la recita del Santo Rosario, ma sempre quella corona al tatto sprigiona calore come quando Don Amos gliela porse per donargliela.
Presi uno per uno questi fatti possono alimentare stupide dicerie o miscredenza, ma messi tutti assieme possono effettivamente riuscire ad avviare una causa di beatificazione. Quindi se qualcuno avesse beneficiato, in vita o "post mortem", di simili prodigi ed in essi riconosce la "firma" di Don Amos può scrivere una lettera con meticolosa descrizione dei fatti, firmarla chiaramente (mai il nome verrà divulgato se non per volere di chi ha apposto la firma) e consegnarla al Vescovo (preferibilmente a mano), tante lettere sicuramente non passeranno inosservate e sotto silenzio. So che le procedure ecclesiastiche non permettono una santificazione veloce, ma lo dissi in conclusione del mio pezzo su Don Amos e lo ripeto oggi: DON AMOS SANTO SUBITO.
                                               Germano Meletti                                                                                                                 

1 commento:

  1. Io rimango convinto che, per quanto riguarda la santità, bisognerebbe lasciare a Dio, più che ai posteri, l'ardua sentenza. Se penso a certi santi cattolici, come Pio V e Bellarmino, mi vengono i brividi, specie se fossi un ebreo o un discendente di Giordano Bruno o di Galileo. Lasciamo fare a Dio quel ch'è di Dio, a cesare quel che gli spetta. Ci sono, ogni giorno, decine e centinaia di sant'uomini e santissime donne, perfettamente sconosciuti al clero ed ai laici, magari anche atei o fedeli di altre religioni, che mai saranno santi, per Santa Romana Ecclesia, apostolica e cattolica, ma che, sicuramente, siedono alla destra ed anche alla sinistra di Dio e dei santi, quelli cattolici e non. Non saranno certo pochi uomini, anche se sacerdotes Dei, a decidere su certe questioni. Don Amos non ha certo bisogno di spintarelle o di approvazioni, per rimanere vivo ed operante, nel cuore di chi lo ha conosciuto, e che ne conserverà il prezioso ed inimitabile ricordo, dentro di sé, e lo trasmetterà ad amici, conoscenti, familiari. Se posso fare un breve commento su quanto ho letto circa l'omelia vescovile pro Don Amos, consiglierei di usare parole più semplici, che possano essere accolte e comprese da tutti, anche dai più semplici ed illetterati. Non tutti possiedono una cultura eccelsa come la mia, che diamine!, che ho pur faticato a interpretare certi ermetismi ed enigmi grammaticali, sintattici e lessicali. Le parole di Cristo erano comprensibili a tutti, sia che fosse Gran Sacerdote del Tempio, come un umile pescatore, contadino o pastore, e i Discepoli di erano degli illetterati analfabeti. Papa Bergoglio docet, specie con quel Suo : Buon pranzo a tutti!, a ricordare il Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

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