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giovedì 16 gennaio 2014

Fare memoria per non vedere

All'orrore che ha contraddistinto il XX secolo viene giustamente dedicata una giornata chiamata "Giorno della Memoria" che cade il 27 gennaio di ogni anno. E' un'invito a ricordare affinché ciò che si commemora non accada più. Eppure accade anche oggi che con troppa facilità voltiamo la faccia da un'altra parte. 

Cristiana uccisa ad Aleppo (Siria), 
un biglietto invita a sputare sul cadavere.

Persecuzione e martirio: oggi 

Le statistiche, come è noto, vanno sempre prese con molta prudenza. Ma l’Ong internazionale non confessionale “Open doors” assicura di aver verificato più volte i propri totali.
Nel caso che ora andiamo ad esaminare i nomi e cognomi raccolti assieme a queste cifre sono quelli dei cristiani uccisi rispettivamente nel 2012 e nel 2013 per la propria testimonianza di fede in 50 Paesi dove il fenomeno è particolarmente diffuso. L’ultimo indice mondiale di persecuzione di “Open doors” fa riferimento a Stati che sono tutti asiatici e africani, ad eccezione della Colombia. 
Nell’arco di soli 12 mesi le vittime cristiane accertate dall’Ong nei vari continenti sono passate esattamente da 1.201 a 2.123 casi. Una crescita determinata in misura significativa dal cataclisma bellico e umanitario della Siria, dove nel 2013 sono stati uccisi per via della loro fede 1.213 cristiani, una cifra superiore al totale planetario registrato l’anno precedente.
La Chiesa nigeriana ha pianto invece 612 vittime. Rispetto ad altre indagini la particolarità di quella effettuata da “Open doors” sta proprio nella certezza su identità e cause della morte.
Senza questi criteri, commenta la stessa Ong, le stime di altri osservatori giungono a cifre attorno a 8mila vittime. Dato che il metodo e I’accuratezza dell’organismo non combaciano è lecito concludere che lo scenario planetario delle persecuzioni contro i cristiani ha conosciuto un anno particolarmente fosco. 
Nata per sostenere la Chiesa che resta costantemente nel mirino, l’Ong ritiene che “oggi più di 150 milioni di cristiani sono perseguitati nel mondo”.
Nell’ultimo anno I’aumento delle persecuzioni è “generalizzato”, anche se preoccupa in particolare quanto accade nel mondo arabo-musulmano, dato che si osserva una sorta di “inverno cristiano proprio nei Paesi che hanno vissuto la Primavera araba”. 
Inoltre, spostando la lente verso il cuore dell’Africa, anche l’area del Sahel nel suo insieme e di recente la Repubblica Centroafricana appaiono oggi come “un campo di battaglia per la Chiesa”. 
Se si considerano gli Stati singolarmente e si valuta il grado di pericolo e di precarietà per ogni cristiano presente, la Corea del Nord resta il contesto più ostile. 
La caccia contro i cristiani è esplicita e sistematica pure nella Somalia in preda al militarismo fondamentalista degli shabaab. Sono citati in seguito i due maggiori epicentri della “Primavera araba”, Siria ed Egitto, che detengono rispettivamente i tristi primati del numero di cristiani assassinati e dell’intensità delle violenze anticristiane.
Anche altri Paesi a maggioranza musulmana ridotti politicamente alla condizione di Stati in frantumi, o di “non Stati”, generano continue insidie per i cristiani. E così in Iraq, Afghanistan, Pakistan,Yemen e Libia. Sono contesti estremamente rischiosi per chi è cristiano l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Uzbekistan, ma anche Paesi minuscoli come le Maldive e il Qatar, già prescelto per ospitare i Mondiali di calcio. Fondata nel 1976, l’Ong pubblica un indice completo da 12 anni.
Le forme di persecuzione rilevate variano sensibilmente secondo i Paesi. La Corea del Nord, ad esempio, nega in toto la libertà di coscienza al punto che credere in Dio è semplicemente proibito.
L’Uzbekistan si mostra poi particolarmente accanito contro la trasmissione della fede. 
In altri Paesi i cristiani subiscono un sistematico ostracismo. Così nelle Maldive delle spiagge turistiche il governo non ha mai autorizzato la costruzione di chiese.

Articolo pubblicato sul settimanale "il Risveglio" in distribuzione questa settimana.

2 commenti:

  1. Eppure, noi italiani, cioè gli abitanti di un Paese che ospita, nei suoi confini, lo Stato del Vaticano e dove sono stati martirizzati S. Paolo e S. Pietro, non mi pare che ci scaldiamo tanto per questi massacri continui di correligionari. E non mi risulta che lo facciano con forza e solerzia, nemmeno i monsignori vaticani e quelli dei Paesi dove avvengono discriminazioni, se non proprio uccisioni sistematiche. Non parliamo poi dei nostri diplomatici, che, in campo internazionale, non valgono nemmeno una cicca frusta. L'UE ha tra le sue priorità solo faccende finanziarie ed economiche, così come le altre potenze cristiane o cattoliche, vedi GB, USA, Francia, Germania, la stessa Russia, dove ci sono milioni di ortodossi. La Bonino va ad incontrare Rohani, leader dell'intolleranza iraniana più talebana, con tanto di velo, facciamo affari d'oro con gli arabi di Riyadh, che non tollerano cristiani a meno di 40 km. da La Mecca, ci facciamo prendere per il sedere dagli indiani, con la filastrocca infinita dei due marò. E le nostre fiorenti industrie belliche vendono fiumane di ordigni di ogni specie, anche alla Siria. Io comincerei ad evitare, assolutamente, di recarsi in vacanza alle Maldive. Ma noi italiani siamo troppo cinici, menefreghisti, egoisti, agnostici ed apatici, per esprimere un briciolo di amor patrio e di saldezza di fede. Non siamo capaci di rendere pan per focaccia con chi ci sputa sul tricolore e sul crocifisso, anzi, porgiamo l'altra guancia e pure altro ancora. Se iniziassimo, ad es., a boicottare i ristoranti indiani e i loro negozi, dove si trovano, immancabilmente, numerosi articolo scaduti da secoli? Ma no, eh, sarebbe da rassista, fassista, senofobo e nemico della Resistensa.

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    1. Sig. Franco, le faccio i miei complimenti. Magari ragionassimo tutti come lei in Occidente.

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