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sabato 13 settembre 2014

Il tipografo borghigiano di Benedetto Croce

Valdemaro Vecchi: il tipografo di
Benedetto Croce partito da Borgo San Donnino.


Pubblicata le prima volta nel 1906 su "La Critica - Rivista di letteratura, Storia e Filosofia" diretta da B. Croce questa lettera di lode al nostro concittadino Valdemaro Vecchi nato a Borgo San Donnino nel 1840. 
Fu Valdemaro il tipografo di Benedetto Croce ma anche una persona che alla cultura ed alla sua promozione dedicò tutta la vita. E scelse un luogo lontano, ai margine dell'Italia di allora, nelle Puglie tra Trani e Barletta dove il suo contributo fu fondamentale per la nascita della casa editrice Laterza.
All'insigne concittadino Fidenza non ha dedicato particolare ricordo, tuttavia nell'ottobre 1947 il periodico diocesano pubblicò questa lettera di Croce che ripropongo dopo circa settant'anni più sotto. 

Emiliano (Borgo San Donnino, oggi Fidenza, 5 ottobre 1840 – Trani, 8 febbraio 1906), operante in Piemonte ad Alessandria e di lì spostatosi a Barletta e poi a Trani negli anni immediatamente successivi all'Unificazione, tipografo iniziatore della moderna attività editoriale in Puglia, fra i primissimi collaboratori di Laterza, Vecchi è un personaggio che nella sua stessa parabola biografica sintetizza l'avventura dell'unificazione culturale di un Paese appena unificato dalle armi.
Significativi e preziosi volumi pubblicati da Vecchi, provenienti dalle collezioni della Biblioteca Nazionale, vengono esposti al pubblico in occasione della mostra, insieme con altri documenti rappresentativi dell'attività dell'editore. "
Vedi anche valdemaro-vecchi-il-grande-tipografo.html

VALDEMARO VECCHI.

Con animo profondamente contristato annunzio la morte del tipografo di questa rivista, VALDEMARO VECCHI, accaduta in Trani il 9 febbraio ultimo.
Chi, come me, è stato per oltre, venti anni col povero Vecchi in relazioni ininterrotte e quasi giornaliere, e ha potuto sperimentare a lungo l'onestà, la buona fede, la rigida osservanza negli impegni, la bontà e ingenuità dell'animo, la vivezza della mente, sente di aver perduto in lui un cooperatore prezioso e un amico saldissimo, e non sa rassegnarsi al pensiero della sua sparizione.
Ma il Vecchi ha un gran merito per l'opera d'arte e di coltura da lui compiuta in questa Italia meridionale; e deve essere conosciuto dagli Italiani a sai più che per la sua modestia non sia stato durante la sua vita operosa.
Nato a Borgo San Donnino, nel Parmense, nel !840, da buona famiglia caduta in povertà, il Vecchi a quindici anni si recò a Milano come operaio nella tipografia Guglielmini; e poi peregrinò per varie parti d'Italia per sua elezione ed istruzione, tornando a Parma nel 1859, dove si dette al giornalismo. Ed era, infatti, scrittore chiaro e vivace, e fornito di bella coltura. Nel 1862 andò a dirigere una tipografia ad Alessandria in Piemonte, e ne esercitò poi colà una per suo conto; finchè nel l968 un suo amico piemontese, direttore delle scuole di Barletta, gli consigliò di recarsi in quella città che era priva, come quasi tutta la provincia, di tipografie.
Dal 1968 fino alla sua morte, cioè per 38 anni, il Vecchi ha lavorato nelle Puglie, fondando prima una tipografia a Barletta, ceduta nel 1879 a un suo discepolo; poi quella di Trani; ancora due altre, a Giovinazzo nel R. Ospizio Vittorio Emanuele, e a San Severo, in provincia di Foggia, che vennero anche da lui in seguito cedute, per concentrarsi interamente nella sua azienda di Trani, cresciuta sempre d'importanza.
Quali fossero le condizioni delle Puglie, or sono trentotto anni, e quali sforzi dovesse compiere ed ostacoli superare il Vecchi, col suo ideale altissimo dell'arte tipografica in paesi nei quali la tipografia era ridicolmente esercitata e produceva stampati insigni per grossolanità e cattivo gusto e infiorati di quasi incredibili errori, narrò egli stesso in un suo caro libriccino, pubblicato nel 1898, in occasione dell'Esposizione generale di Torino, col titolo; Trent'anni di lavoro in Puglia, cenni storici di V. V., tipografo-editore (Trani, 1898, di pp. 38). Il Vecchi portava, in quei paesi di barbarie tipografica, gli ideali estetici e pratici di Gaspare Barbèra. “Le mie edizioni, - egli scrisse in quel rendiconto della sua operosità, - sono semplici: non frasche, non fronzoli, non fregi, o il meno possibile. Io ammiro gli stupendi lavori che si fanno oggidì coi fregi, e coi colori, e che prendono il nome di cromo tipografia; ma è un lavoro che io non posso coltivare, perocchè non tollera mediocrità .... semplicità, nitidezza, correttezza: ecco le qualità che ho cercato avessero sempre i miei lavori, tutti i miei lavori, da' più modesti ai più lussuosi, perocchè io non ammetto che si debba far bene solo qualche lavoro, ma voglio che tutti sieno egualmente eseguiti con precisione e con arte”.
Delle moltissime edizioni uscite dalla sua officina, - e delle quali sarebbe opportuno fare un catalogo, - ricorderemo, tra quelle di carattere scientifico e letterario, la monumentale opera in tre grandi volumi in folio: La Terra di Bari sotto l'aspetto storico, economico e naturale, pubblicazione della Provincia di Bari per la Esposizione universale di Parigi nel 1900; i volumi dei Codici diplomatici e del Documenti e monografie della Commissione di archeologia e storia della stessa provincia; i periodici la Rivista di giureprudenza (dal 1876), la Napoli nobilissima, rivista di topografia e d'arte napoletana (dal 1892), La Critica (dal 1903); nonché la Rassegna Pugliese, che egli fondò e diresse dal 1884, inserendovi utilissimi contributi alla teoria politica, civile e letteraria di quella regione; come già prima, nel tempo che era stato a Barletta, aveva fondato e diretto per sei anni un giornale politico. Fece anche, a volte, l'editore; ma dovè lottare con le difficoltà di chi si trova in luoghi lontani dai centri letterari, ed è, per di più, assorbito dalla direzione tecnica e amministrativa di un grande stabilimento tipografico.
Giacchè il Vecchi non smise mai l'abito di lavorare personalmente nella ua tipografia, a corrispondere con gli autori, a rivedere le bozze, - che soleva mandare nitidissime, e spesso corrette anche di errori letterari, - a sorvegliare ogni minimo particolare delle stampe che si eseguivano, a provvedere alla spedizione esatta delle varie riviste, che gli erano affidate. Seduto al tavolino della tipografia, e chino sul lavoro, passava costantemente dodici e più ore al giorno. E, compensando con la poca esperienza e attitudine nel mondo degli affari, la sua esperienza ed attitudine e il suo amore grandissimo per l'arte tipografica, con tanto lavoro e tanta intelligenza riuscì appena a tirare innanzi alla meglio, rimanendo sempre povero.
Gli amici, ora che gli anni pesavano su di lui, cominciavano ad impensierirsi dell'enorme fatica cui si sottometteva, logorandovi la vita; ed io, dopo l'ultima volta che lo vidi qui a Napoli, non potei scacciare dall'animo il triste presentimento di una sventura che si avvicinava, benchè non la pensassi mai così imminente. Ora la morte è venuta, e ce l'ha tolto.
Onore alla sua memoria!; e che l'opera sua sopravviva anche nei tanti bravi operai, che egli ha formati e disciplinati al culto dell'arte tipografica e all'adempimento del dovere.
12 febbraio.

B. CROCE.


3 commenti:

  1. Non lo sapevo e ringrazio Ambrogio per avermelo insegnato. A Valdemaro Vecchi si potrebbe intitolare qualche cosa? Sòja me: uno slargo, uno stretto, una piazzuola, un interno?

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  2. Molto interessante. Sorprende nei tratti biografici l' attenzione che era posta nel cogliere le caratteristiche morali delle persone. Erano evidenziati gli ideali nobili, l'attaccamento al lavoro , alla famiglia...Oggi, inoltre, è scomparso quell'apprendistato che consentiva di proseguire un'attività.

    Le "Controversie archeologiche patrie "del Ghiozzi sono state stampate nel 1843 nella tipografia del padre Giuseppe.

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  3. A Valdemaro Vecchi è intitolata una via nel quartiere industriale sorto a nord della tangenziale e a destra della strada per Soragna.

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