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martedì 25 novembre 2014

Classico e cultura umanistica: che farne?

Classico od altro?
di Franco Bifani

In ballo non c'è solamente la sorte del Liceo Classico: sotto attacco è la cultura umanistica, che è, ancora, alla base di tutta la struttura scolastica italiana e che rappresenta, però, in parecchi casi, una visione snobistica di superiorità del Classico non solo sugli altri licei, ma su tutti gli altri Istituti scolastici.
Questa leggenda, o mito, dell'elite dei Licei Classici ha un po' stufato e ha fatto il suo tempo; certo, sono importanti, ma continuare a proclamare che "formano menti pensanti", equivale a proclamare che chi frequenta altri tipi di scuole sono solo dei beoti.
Il latinista Prof. Don Enrico Maffacini
Quanto al fatto di spaccarsi la testa su una versione di greco o di latino, sinceramente, non lo so come, quanto, quando e perché imparare delle lingue morte formi ed informi il cervello. Non lo so, però funziona ancora, parrebbe, almeno per certi settori.
Penso, comunque, anch'io, che si affrontino poche materie scientifiche, al Classico, che non si studino a sufficienza lingue moderne, come l'inglese ed il tedesco, così come penso che la mancanza della geografia nel triennio sia abominevole, e che Storia dell'Arte sia confinata nel dimenticatoio, qui, in un Paese che detiene, sul suo territorio, l'80% del patrimonio artistico mondiale. 
Sono del parere che prendere come parametro il sistema scolastico degli altri Paesi sia sbagliato, specialmente se si tratta degli USA, e che la divisione tra materie umanistiche e scientifiche sia assurda, perché si implicano e si completano a vicenda.
Vero è che, un tempo, specialmente, le famiglie di borghesi, benpensanti e perbenisti, indicavano alla prole, come la scuola migliore possibile, il Classico, anche per inveterate abitudini familiari di consuetudine con la classicità ellenico-romana e la cultura italica trecentesca e rinascimentale, sentite come l'unica sorgente di illuminazione mentale, etica, affettiva e sentimentale. 
Io stesso, insieme a tre dei miei fratelli, non ci siamo nemmeno chiesti quale sarebbe stata la scelta scolastica da affrontare, dopo la licenza media; si andava, per forza, al Classico. Solo il mio ultimo fratello, classe 1962, ha optato per l’ITIS, ed è oggi un insuperabile e formidabile perito chimico ed un genio del PC.

Ancora oggi, da mio padre 95 enne, uscito, come mia madre, dal Classico, mi sento ripetere la tiritera, che il latino apre la mente e che chi frequentava, dopo la maturità classica, facoltà scientifiche -mio padre si è laureato in Chimica industriale- all’inizio si trovava in difficoltà, ma poi, infallibilmente, dava la polvere a tutti gli altri studenti del corso di laurea. Io e tutti i miei compagni di Liceo, il Romagnosi di Parma, mi ricordo bene, sopportavamo la presenza e l’esistenza di coetanei del Liceo Scientifico, al limite, ma, per noi, tutti gli allievi di altri Istituti, erano dei trogloditi e ipodotati, culturali ed intellettuali, destinati a lavori manuali e di basso rango. Le mie due figlie, comunque, hanno frequentato delle scuole professionali; non conoscono il latino ed il greco, ma, da decenni, sopravvivono ottimamente. 
Quelli della V Ginnasio 1958 ospitati in un’aula della
scuola media Carducci di via Gramsci a Fidenza
Oggi, molto spesso,la frequenza del Classico costituisce solo l'ostentazione di uno status-symbol, per la prole schifiltosa di famiglie di parvenus ignoranti, ma ricchi.
Anche se ormai solo il 6% dei ragazzi sceglie gli studii classici e, per la maggioranza, si tratta di ragazze, statisticamente destinate più ad una carriera da insegnanti che a manovrare le leve del potere, il Classico è comunque considerato la fucina delle élite intellettuali di un Paese che ormai, delle élite e degli intellettuali, pensa di poter fare una sola cosa: rottamarli.
Però, se nessuno dei ragazzi che tornano dall’anno di studio negli USA o in un paese europeo denuncia di aver sofferto di difficoltà, nelle scuole locali, una ragione ci sarà.
Del resto, le critiche al Classico nascono dall’esterno, non dall’interno: chi lo ha scelto, in 74 casi su cento lo rifarebbe.
«Plutarco diceva: “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”». Ecco, su come accendere queste fiaccole, il dibattito è aperto in tutti i paesi occidentali. Il dato di fondo è che nessuno sa definire che cosa sia utile far studiare ai ragazzi. Materie che “formano la mente”, come il latino e il greco, o quelle “richieste dal mercato del lavoro”?
Su questi interrogativi da dialogo sui due massimi sistemi del Cosmo, forse anche lo studente italiano più svogliato saprebbe rispondere, citando uno dei pochi versi della Divina Commedia che ancora oggi tutti ricordano a memoria: quello sul diavolo Barbariccia che «avea del cul fatto trombetta».
Franco Bifani

Ginnasio e liceo classico nella storia di 
Borgo san Donnino e di Fidenza


Il Regio Ginnasio di Fidenza, sorto per iniziativa dell’Amministrazione comunale della Città che lo fornisce del necessario materiale didattico fin dal suo esordio e che sempre contribuirà al suo mantenimento, venne istituito come «ginnasio isolato nella sede di Fidenza» dal Regio Decreto del 12 settembre 1935, divenendo operativo già a decorrere dall’anno scolastico 1935-1936.
(Registrato alla Corte dei Conti, addì 25 aprile 1936 - Registro 8 Educazione Nazionale, foglio 326. Pubbli­cato in "Bollettino Ufficiale", N° 24, 16 giugno 1936, pag. 748. Pubblicato in “Gazzetta Ufficiale” N° 119 del 1936.)

Ora, se questa data può costituire l’atto di nascita del nostro Ginnasio, come riconosciuta “scuola del regno”, e cioè, come scuola statale, finanziata dallo stato, non si deve per questo ritenere che la storia degli studi ginnasiali, nel nostro territorio, partisse da zero.

Quando il primo Preside di nomina ministeriale arriva a Fidenza, il 29 ottobre 1935, trova già attivo il Ginnasio Comunale intitolato a Michele Leoni, e cioè un istituto scolastico completamente a carico dell’Ente Locale che cesserà di essere tale, a seguito della regificazione intervenuta in quello stesso anno.
Ma se vogliamo andare indietro nel tempo, dobbiamo pure registrare l’esistenza di un «corso ginnasiale» già nel 1865, figlio, molto probabilmente, della Legge Casati del 1859-60: gli stessi anni in cui il Consiglio comunale di Borgo S. Donnino delibera 1’annessione al Piemonte (1859), successivamente sancita dal plebiscito popolare (1860).

Fino a questa data, nel nostro territorio, la scuola classica era gestita in gran parte dal clero ed organizzata secondo la tradizionale ratio studiorum dei Gesuiti attivi a Borgo San Donnino e nella vicina Busseto, ma anche dal locale Seminario vescovile, dove funzionava un’ottima “scuola di latinità”.

Abbiamo parlato di presenza degli studi ginnasiali sul nostro territorio, e cioè su quel territorio che oggi chiamiamo “terre verdiane”. Vale la pena, a questo proposito, di ricorda­re il Ginnasio di Busseto che, intitolato a G. Verdi fin dal 1882, fu “pareggiato a quelli governativi” per interessamento dello stesso maestro i1 20 luglio 1898, divenne “regio” nel 1913 per i1 patrocinio dell’on. Berenini e cessò definitivamente la sua attività il 30 settembre 1953.

Ritornando a Fidenza, divenuto “Regio Ginnasio G. D’Annunzio” a partire dal 1938 (probabilmente a seguito della morte dello stesso Gabriele D’Annunzio avvenuta nel medesimo anno), l’istituto scolastico Fidentino continua la sua attività, come biennio superiore, fino agli anni ’60. Durante questo las­so di tempo, gli studenti del territorio, terminati gli studi ginnasiali, completavano la formazione liceale (3 anni) a Parma, presso il Liceo-Ginnasio “Romagnosi”.


Nel 1963 viene istituito anche a Fidenza il corso liceale, come naturale prosecuzione del Ginnasio d’Annunzio: tale corso nasce, in prima istanza, come sezione staccata del Liceo Romagnosi di Parma, per ottenere, subito dopo il completamento del primo triennio liceale, l’autonomia, e diventare, con decorrenza 1° ottobre 1967, Liceo-Ginnasio statale “G. D’Annunzio” (D.P.R, 26-10-1967; registrato il 09-05-1969, reg. 38, f. 10), collocato nell'edificio centralissimo di Piazza Matteotti, dove rimarrà fino al 1° settembre 2001.
Allo scopo di completare l’offerta dell’istruzione liceale, sempre per interessamento degli enti locali e dietro vasta ed insistita sollecitazione dell’utenza, viene istituito, nel 1971, il Liceo Scientifico che nasce anch’esso come sezione staccata, prima del Liceo Scientifico “G. Marconi” di Parma e, successivamente, del Liceo Scientifico “G. Ulivi” di Parma.

Nel 1987, nel tentativo di costruire progressivamente il cosiddetto “polo liceale fidentino”, il Liceo Scientifico viene annesso al Liceo classico “D’Annunzio”, mentre, l’istituzione del Liceo linguisticocompleterà, a partire dall’anno scolastico 1995-96, l’offerta formativa liceale sul nostro territorio.     

Pertanto, alla fine di un percorso che è iniziato negli anni ’30, ma che affonda le sue remote radici culturali negli anni ’60 del 1800, Fidenza può disporre, a partire dagli anni ’90 di un polo liceale, completo, omogeneo e autonomo, che si trova riassunto nel Liceo Statale “G. D’Annunzio” con sezione classica, scientifica e linguistica.

Col 1° settembre 2000, a seguito del dimensionamento della rete scolasti­ca, si ha la costituzione di una nuova istituzione scolastica autonoma, che prende il nome di Istituto d’Istruzione Superiore “Paciolo-D’Annunzio”, con sede in via Manzoni, 6. Esso non è altro che il risultato dell’aggregazione dell’ex Liceo “D’Annunzio” e dell’ex Istituto Tecnico “Paciolo”.

A partire dal 1° settembre 2001, la sezione Classica del Liceo “D’Annunzio” lascerà la sede storica di Piazza Matteotti per essere ospitata nella sede centrale di via Manzoni, mentre la sezione linguistica e scientifica, lasciata la sede di via Palestro (Seminario Vescovile), approderà in via Alfieri, a seguito della costruzione del un nuovo edificio scolastico destinato al comparto liceale.

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