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giovedì 6 novembre 2014

In lutto per Pippo, uno scritto di Franco Bifani

(Immagine di repertorio)

In lutto per Pippo
Io credo che una delle maggiori perdite, nel corso della vita, sia la morte di un animale, al quale si era particolarmente legati e che era considerato un membro della famiglia. La sua perdita è intensamente dolorosa, soprattutto se rappresentava una delle principale fonti di compagnia. 

Purtroppo, gli animali che ci tengono compagnia hanno un'aspettativa di vita relativamente breve, paragonata alla nostra, ed è inevitabile vederli invecchiare, ammalarsi e morire. Pertanto, la gioia della loro vicinanza è destinata a terminare nel dolore della loro morte. La perdita di un animale amato, molto spesso, è aggravata dall'incomprensione di chi non riesce a capire la profondità del legame che si può instaurare con lui, e tende a sminuirlo e a ridimensionarlo. 
La perdita di Pippo, il mio caro gatto nero, elegante, profumato e strampalato, ha comportato la perdita di una parte della mia esistenza. Pippo era la fonte di un amore che non giudica e concentrava su di sé tutto il mio affetto. Non c'è più lui, da nutrire e di cui prendersi cura, da accarezzare, strofinare ed “impastare”, lui, con il suo pelo di cashmere, che profumava di frutti di bosco, lui, che mi guardava, languido, con i suoi occhioni giallo ambra, pieni di amore incondizionato, mettendo in moto delle fusa, intense e rumorose, che pareva un motore diesel, al massimo dei giri. Con Pippo, ho perso anche il mio contatto con il mondo naturale.
Pippo era un amico, un compagno, un membro della famiglia, e la sua morte è stata intensamente dolorosa, anche perché ho dovuto decidere per la sua eutanasia, dato che aveva dei tumori enormi, nel suo povero ventre, che parevano due mele.
La sua perdita non è stata relativa, non può essere sminuita o banalizzata, con frasi del tipo “Era solo un gatto”, oppure "Puoi sempre prenderne un altro". No, Pippo, che io chiamavo Sir Pipps, per la sua dignità molto british, era unico; pareva un dio egizio d'alabastro nero, nella sua compostezza.
Il mio dolore per la sua perdita è carico di significati e aspetti speciali ed unici, irripetibili, durati 11 anni di vicinanza stretta, da quando, a due mesi, è arrivato qui da me, che pareva un ragno di fil di ferro, con zampe, coda ed orecchie smisurate, anni di coccole, negli inverni freddi ed umidi e nelle calure terribili della Bassa Parmense.

Pippo si trovava bene con me, che sono strampalato e bizzarro, come lui, ci amavamo senza vincoli, totalmente immersi uno nel mondo dell'altro, anche se ci erano sconosciuti, in un legame emotivo particolarmente intenso.

Mi sento ancora responsabili per la sua fine, in un certo senso, dato che ho dovuto decidere della sua morte, e ho dovuto fare i conti col fatto che non era immortale, come avrei voluto che fosse.

Non ho perso solo un animale amato, una fonte di conforto e di compagnia, di amore incondizionato, di divertimento e di allegria, ma anche una parte importante della mia stessa esistenza. Non c'è giorno in cui non lo pensi e spesso, mi pare di vederlo aggirarsi per la casa, con le sue zampone felpate, o di scorgerlo acciambellato su una sedia.


E non trovo nulla di sciocco o di troppo languido e sdolcinato nel piangere e soffrire per la morte di Pippo.

A lui non interessava chi o che cosa io fossi ricco o povero: ero semplicemente il suo amico bipede. Per tutti questi motivi, trovo naturale quel senso di profonda tristezza che ancora mi opprime, da quando la sua malattia mi ha costretto a prendere in considerazione quello che non avrei mai voluto: l'amico, tiepido e morbido, di una vita, stava per lasciarmi.
Margherita Hack aveva scritto: «C’è chi sogna di incontrare gli extraterrestri e non ha mai avuto un cane o un gatto e non sa che cosa ha perso, di quanto affetto e intelligenza sono capaci. Non conoscere e non amare gli animali è una grave perdita per la nostra stessa vita e felicità». E Pippo, come ogni animale, come ogni creatura di Dio, possiede una sua cara e piccola anima, tenera ed ingenua; mi attenderà, un giorno, per coccolarmi e farsi coccolare, strepitando, per i cieli, con le sue fusa esagerate, e sempre emanando un inebriante sentore di more e di lamponi.
Franco Bifani

3 commenti:

  1. Ottimo articolo pieno di sentimento.
    E complimenti anche da parte del mio Pippo e... compagnia pelosa!!!
    Angelo Orzi

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  2. Tenerissimo Bifani.

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  3. Grazie, Clary, tu mi sei sempre una grande amica. E ringrazio anche Angelo Orzi, per il suo commento. I gatti sono animali misteriosi che noi crediamo affezionati solo alla casa, menefreghisti e scostanti. Ma non è così; hanno delle reazioni profonde, che noi, spesso, non comprendiamo, e che sono diverse da quelle di un cane. Essi vivono in una dimensione particolare, osservano e considerano il mondo circostante, compresi gli umani, e filosofano su ogni aspetto di quanto vedono o solo percepiscono. Mi è rimasta una gatta, della stessa età di Pippo, erano cresciuti assieme. Da quando lui se n'è andato, è invecchiata di anni, e continua a vagare per la casa, alla ricerca di Pippo, lanciando dei miagolii rochi e gutturali. Era sgrusa come la carta vetrata, ora è divenuta più coccolano, ma è sempre alla ricerca del suo compagno di vita, per 11 anni.

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