martedì 18 luglio 2023

19 e 20 luglio 1944, l'"Operazione Wallenstein" e i martiri della Val Taro

«Finché c’è un’anima da curare, io sto al mio posto». Più volte, in chiesa, a voce alta, don Giuseppe Beotti aveva espresso il desiderio di dare la vita, purché i suoi parrocchiani di Sidolo di Bardi fossero risparmiati dai rastrellamenti dei tedeschi. Morì fucilato il 20 luglio del 1944, a 31 anni, facendosi il segno di croce, il breviario stretto nella mano sinistra.

 

Ora la Chiesa ne riconosce il martirio e il Papa ha autorizzato il decreto di beatificazione del parroco nativo di Campremoldo Sotto, nel comune di Gragnano Trebbiense, dove le campane a festa, come quelle di Bardi, hanno salutato la notizia, comunicata, in contemporanea con la Santa Sede, dal vescovo di Piacenza-Bobbio Adriano Cevolotto al Consiglio pastorale diocesano.

Apprendiamo questo dal quotidiano "l'Avvenire" e, senza attendere la cerimonia ufficiale, che avverrà a settembre in occasione della ricorrenza del santo Antonino, patrono della diocesi di Piacenza-Bobbio, ricordiamo quei momenti terribili del luglio 1944 utilizzando al massimo le parole e i ricordi dei protagonisti. 

 "L'ora della Prova"

"Al tramonto del 18 luglio [1944], un bel tramonto fiammante, si sentì improvvisamente tuonare, oltre il Pelpi, un colpo di cannone, seguito a poca distanza da altri colpi e le palle fischiarono con sibilo acuto sopra i tetti delle case."

Così Don Riccardo Molinari, allora parroco di Cereseto nel suo libro-diario "Montagne Insanguinate" pubblicato nel 1947.

E' l'inizio di quell'operazione militare di rastrellamento nelle nostre montagne e nei paesi delle valli di Ceno e Taro e loro affluenti che va sotto il nome di "Operazione Wallenstein".
Il 20 luglio 1944 "L'Ora della Prova" investì la piccola frazione di Cereseto. Rapetti Giovanni, Rapetti Pio e Gonzaga Eliseo, tre compianesi erano trucidati presso il muro esterno della cappella, il paese devastato dalle fiamme. Altri abitanti  furono catturati e costretti, insieme al loro parroco don Riccardo Molinari, a un lungo trasferimento portando sulle spalle il peso del bottino di guerra razziato dai tedeschi, due di loro, considerati ostaggi, dopo due giorni vennero fucilati. È a Cereseto che i tedeschi concentrarono i civili catturati nelle località vicine. 

Cereseto in fiamme durante il rastrellamento del luglio 1944

Trova spazio nel libro di don Molinari "La tragedia di Sidolo" dove il 20 luglio di settantanove anni fa furono fucilati tre religiosi don Giuseppe Beotti, il prevosto di Porcigatone don Francesco Delnevo ed il chierico Italo Subacchi, bardigiano. "Voi ... in cielo ... pregare per noi! ..." disse loro un soldato al momento della cattura.


Fu Compiano di tutta la vallata del Taro ad essere più duramente provata, A Compiano si era stabilito il Comando dei Patrioti e lì venivano portati tedeschi e loro alleati catturati nei combattimenti ai passi del Bratello e del Bocco. Il territorio di Compiano fu teatro di rappresaglie, dodici i civili uccisi nei giorni 19 e 20 di luglio, e di razzie.
Altro capitolo del libro sono i fatti di "Strela, martire della Val di Taro", nella cronaca del sacerdote Don Egidio Squeri. Cadono subito don Alessandro Sozzi, prevosto di Strela, e padre Umberto Bracchi, missionario, altri 15 abitanti subiranno poi la stessa fine, per tre giorni rimasero insepolti, lì dove erano caduti.
"Perché non fummo fucilati?" si chiede Don Riccardo Molinari, che ha curato questo diario. Potremmo anche tentare di rispondere: "affinché noi sapessimo".
Ambrogio Ponzi

"Il cammino della liberazione"


In quei terribili giorni erano le chiese e le canoniche ad essere prese di mira, questa e le altre foto sono la ricostruzione del percorso di alcune persone per fuggire dalla canonica di BrunelliTra di loro un seminarista fidentino di 15 anni non ancora compiuti che poi sarà parroco di San Michele a Fidenza, don Lino Cassi. 
Don Lino raccolse nell'album "Il cammino della Liberazione" le immagini della sua rivisitazione di quei luoghi e, in occasione dei settant'anni da quella tragedia, prima della messa nella cappella del seminario vescovile, ricordò quei suoi sofferti giorni. 


Siamo a Brunelli frazione di Borgotaro, questo camminamento, in gran parte coperto, portava dalle cantine della casa parrocchiale in luogo remoto ritenuto più sicuro.
Truppe ausiliarie dei temuti tedeschi, senza troppe cerimonie, occupano la canonica chiedendo cibarie.
Imbandita la tavola, adeguatamente arricchita di due bottiglioni di vino per gli indesiderati ospiti, il parroco e il giovane seminarista scendono in cantina, anticamera del rustico tunnel, poi un corsa a perdifiato. 
L'impaccio della lunga veste non impedì la rapida corsa, e i bottoni saltarono ad uno ad uno! 
 


Ambrogio Ponzi

4 commenti:

  1. Se non conosciamo la storia che fu dei nostri padri, dei nostri nonni, della nostra terra, come potremo mai andare lontano per
    comprendere la nostra umanità e tutto ciò che ha generato il mondo in cui viviamo?

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    1. Giustissimo!! E grazie, Ambrogio, per questo contributo, a tratti agghiacciante.

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  2. Grazie sempre, Ambrogio, per questo tuo impegno encomiabile a ricostruire la storia delle nostre terre, man mano che trovi un tassello. Testimonianze vere così toccanti mi fanno desiderare di saperne sempre di più.
    È questa la storia che amo, cui mi sento profondamente grata.

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