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venerdì 8 gennaio 2016

"Quo vado, Checco?" visto per voi da Franco Bifani


Quo vado, Checco?

L'ultimo film di Zalone sta riscuotendo un  successo straordinario, ancora una volta, perché la sua comicità prende spunto da situazioni attuali, condivisibili dalla maggioranza degli italiani, in una una variante comica, grottesca e surreale, della drammatica condizione più comune, oggi, in Italia: quella di chi ha subito la perdita del famigerato “posto fisso.

L'unico rischio che corre il film sta, forse, nel finale, dove la bonarietà  si trasforma in un’indulgenza plenaria, sotto forma di rassicurazione per famiglie impaurite, che, andate al cinema, tutti insieme, sotto Natale, vorrebbero uscirne rasserenate, almeno per quel giorno. Infatti, circa il lieto finale, gli autori, nella conferenza stampa del film, hanno motivato questo cambio di tono con la voglia di dare una speranza, in un film natalizio, che richiede la sua parte di dolcezza, un po' come i l panettone. 
Lo spirito di Zalone continua in un tono favolistico, di eterno Peter Pan bamboccione, anche nel settore del sesso -vedi la raccolta di sperma dell'orso polare-, immerso nel brodo culturale dell'ignoranza italiota, ma soprattutto di stampo meridionale, più specificatamente pugliese - non per nulla, compaiono nel cast anche Micheli e Banfi -, che mi ricorda quel discorso, ormai cult e virale, del sindaco di Palomonte-ContursiTerme, al matrimonio di un parente, con storpiature linguistiche e di significati verbali. 

La commedia risulta, comunque, molto divertente, e non è omologabile con quella convenzionale “all'italiana”, e, tanto meno, fortunatamente, con i cinepanettoni della Trinità Calà- Boldi-De Sica. Nella prima parte del film, Zalone lancia frecciate contro la TAV, i Centri di accoglienza di Lampedusa, ma, poi, finisce in un buonismo incongruente, che si riscatta, parzialmente nelle due canzoni, a commento del film, "I am an Italian boy" "mafia, pizza e maccheroni" e "La prima Repubblica non si scorda mai". 
La canzone "La Prima Repubblica"  rimanda al "bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com'è" del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa,  mentre “I'm an italian boy” rifà il verso, anche nel tono vocale, al Celentano de “Il ragazzo della Via Gluck” ed ai suoi proclami pseudo-populisti e falso-nostalgici.
Zalone non mette, però, alla berlina i tratti caratteristici di tanti  italiani mediocri, come l'arroganza, l’ignoranza, il maschilismo, più o meno latente, la cafoneria e anche quell’atteggiamento becero di alcuni emigrati, che mettono in piazza l’inciviltà tipicamente nostrana.
All'estero, Checco pare sperimentare un rinnovamento civile, come  non suonare il clacson ai semafori, rispettare la fila negli uffici, salvo commuoversi ancora per una macchina parcheggiata in doppia fila o per ritorno della coppia Albano-Romina.
Tra i ghiacci artici, Zalone si innamora perdutamente della biologa Valeria, e insieme a lei impara a fare la raccolta differenziata, a rispettare il limite di velocità, a dividere i lavori domestici e ad essere tollerante. Però, prima esprime stima per la civiltà nordica, poi la disprezza, in nome del bel sole e della cucina italiana, secondo i canoni dell’esterofilia  e del provincialismo, tipicamente nostrani.
Il film fa ridere davvero, nonostante il linguaggio filmico  di Zalone,  che io trovo piuttosto televisivo, da monologo teatrale.  
Zalone cerca di accaparrarsi la simpatia generale, con un suo tipico atteggiamento di indulgenza verso i difetti dei compatrioti, che egli ritiene insuperabili, peccati veniali, non certo mortali. Zalone piace proprio perché non vuole insegnare niente a nessuno ed evita di salire sul pulpito per prediche alla Savonarola. 
E non lo si può liquidare come un superficiale modaiolo, sarebbe da snob superficiali: se tanti italiani corrono in massa a guardare i suoi film, e non più i soliti cinepanettoni, qualcosa di diverso ci deve essere nella sua comicità, priva di volgarità e senza predicozzi moralistici.
In calce, aggiungo il discorso del sindaco di Palomonte e Contursi Terme:

Franco Bifani

2 commenti:

  1. Ecco come la penso io: http://lemilleeunablogger.it/index.php/recensioni/15-recensione-quo-vado-2016

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    1. Sono d'accordo con te; erano migliori i films precedenti. Qui ha messo troppa carne al fuoco, che non è riuscito a cuocere, nemmeno al sangue. Ho visto il film a Parma, a SpaceCinema e la cosa che più mi ha disturbato sono stati i ragazzotti della mejo gioventù de noantri, che entravano in sala con secchi di Coca Cola e di pop-corn, alle ore 21, 30. Ma non avevano già cenato? Il risultato, già a quell'ora, era uno strato di pop-corn, impiastrati con della Coca, sotto le sedie di tutte le file. Io vieterei che si mangi in sala, che è di proiezione, non da pranzo o da cena.

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