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sabato 26 marzo 2016

Pasqua

...il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,
 quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro...(Gv 20,1)

PASQUA 2003 (*)

Chi ci rotolerà via
il masso dal sepolcro?
Mc 16,3


Non si vedono, oggi, “sepolcri vuoti”,
né “massi rotolati via”,
ma solo alveari di morti,
stracolmi,
ben sigillati
sotto una coltre di fiori,
a surrogare dolore e speranza.

Il pianto ormai si è fatto effimero:
una folata di vento!
le sue radici, rinsecchite,
non affondano più
nella terra

E tuttavia ancora resistono
arrossati occhi di madri,
che piangono figli
partiti e non più tornati,
travolti da insensata ebbrezza
di vita;
resistono,
testimoni di un dolore,
che alla morte non s'arrende
e alla possibilità
di un impossibile ritorno
tutto si affida.
                                                                                
                                                                   Lino Cassi
                                                     
                                                                       Composizione dalla raccolta: "Il dolore del mondo"

(*) NOTA

L’intreccio dei temi
  1. La tomba aperta e vuota di Gesù, segno che Lui non è più prigioniero “della morte” e tra i morti, non trova oggi immediato riscontro... Anzi, c’è riscontro opposto (simbolico): le tombe “piene” di morti sigillati nei loro alveari.
  2. Un secondo richiamo per opposizione, che va alla radice del primo, è il disprezzo per la vita, il giocare con la morte o addirittura “alla morte”. L’opposizione inquietante è tra il “figlio” [che si brucia la vita una notte in una corsa folle, morte inutile come ogni gioco.. ma qui irreparabile] e la “madre”, che consuma la vita nel pianto per quella vita, che nessuno più di lei, sa preziosa.
  3. Chi non ama la vita e quindi non ne ha cura, non crede, non può credere veramente alla Risurrezione. Se la vita non vale perché dovrebbe esserci ridata ?
La Risurrezione oggi: amare e difendere tutta la vita anche e soprattutto nelle forme più deboli, più insignificanti perché infinitamente preziosa

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