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martedì 18 ottobre 2016

Fidenza-Parma in cucina: dissidi culinari


Dissidi coniugali in cucina

Confesso di aver iniziato a spadellare e spentolare in cucina solo dopo la mia separazione, nel 1987, per forza di cose, se non volevo morire di inedia, insieme alle mie due bimbe. Mi ci trovavo bene, tra i fornelli; come uno stregone tra le formule magiche, preparavo schifezze o prelibatezze, non voglio qui autoincensarmi, ma nemmeno suicidarmi, gastronomicamente parlando.

Poi sono passato ad invitare, dal piano superiore, anche i miei nipoti, che, forse per rispetto, od anche perché li aiutavo nei compiti e nelle lezioni, non si lamentavano.
Devo altresì confessare che, fino a un paio di anni fa, quando mi sono dovuto ravvedere, per ragioni di salute, cuocevo dei piatti unti e bisunti, ci cacciavo dentro burro, margarina, olio, latte intero, e persino della panna.
Poi, sempre fino a due anni orsono, li cospargevo di tutte le spezie di 'sto mondo: peperoncino, pepe bianco, nero, curry, noce moscata, chiodi di garofano, zafferano, salvia, rosmarino. Non tutti in una volta, per carità!, ma ne uscivano dei prodotti da lavanda gastrica. Io, però, me li degustavo, deliziato, in estasi gastrica mistica e in rapimento intestinale.
Poi, dopo il matrimonio con la Betta, parmigiana DOC, mi sono dovuto contenere e ravvedere, specie quando lei tornava dall'ufficio, con  soli tre quarti d'ora di intervallo, e non poteva ingollare robaccia micidiale, da abbiocco sulla scrivania  di lavoro.
Da allora, dopo essere ingrassato di 20 kg. in pochi anni, ne ho perlomeno persi quattro. Ora, uso poco olio, qualche scaglietta di margarina, niente più panna. Il tutto dopo che scoppiavano litigi furiosi, al calor del gas metano, tra i quattro fuochi della mia cucina, perché la Betta mi teneva d'occhio, e non mi permetteva di abusare di spezie, droghe e condimenti ultragrassi. E, poi, le pentole dovevano essere ripulite con acido molecolare, ricoperte com'erano, sul fondo, da strati geologici maligni, neri come la pece, di tutti i condimenti abusati, saldati  tra  di loro, non scalfibili nemmeno dalla dinamite.
In cucina, l'aere era pervaso dalle urla spazientite  di mia moglie, dai miei timidi tentativi di difesa; quando lei spariva, come un lampo, ricacciavo un po' di burro, panna, olio o margarina, nel miscuglio, che fumigava borborigmi. Ma la Betta se ne avvedeva, ed erano momenti duri, magari accompagnati da qualche scappellotto sulla nuca.
Ma ora, sull'orizzonte delle padelle, delle pentole e dei fuochi, è sorta una nuova, radiosa alba di pace, un'aurora padana, se non boreale, di quiete. Ed io, rassegnato, se non proprio convinto, mi sono adeguato ai diktat della Betta, e mi accingo a gustare risottini più magri, pastasciutte che non grondano più sugna, insalate che non galleggiano più sull'olio, lasagne e melanzane alla parmigiana con minor quantità industriale di ragù, besciamella, e mozzarella.
Il Trattato culinario di Fidenza-Parma, tra me e la mia consorte, ogni tanto, viene ancora scosso da tentativi miei di sommosa e ribellione; ma la Betta è forte, e Franchino debole... Ritorna il sereno, come nella canzone dei Rokes, dopo la tempesta. E il piano di cottura risulta meno schizzato e bisunto, e tutte le stoviglie tirano sospiri di sollievo.
Franco Bifani

1 commento:

  1. Biffino, che simpatia! Sai però, cos'è che fa prendere peso? La quantità. Se mangi di tutto, anca bžônt 'me 'na bäga, ma ne mangi poco, non soltanto non ingrassi, ma perdi pure qualche chilo. Se mangi molto, foss'anche verdura o frutta e basta, il piano di cottura sarà certamente più pulito, ma tu dovrai rifarti il guardaroba. Altrettanto certamente.

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