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sabato 19 novembre 2016

Ingoiati dalla storia. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto.


Un interessante incontro con la storia contemporanea del nostro paese, organizzato dall’Azione Cattolica diocesana con il patrocinio del Comune di Fidenza, si è tenuto venerdì 18 novembre presso la chiesa di San Giorgio.
Da sinistra Massimiliano Franzoni, Padre Guido
Bertagna,  Giovanni Ricci e Adriana Faranda 
 
Il  tema, “Misericordia e giustizia”, si è rivelato profondamente in sintonia con l’anno della Misericordia,  prossimo alla chiusura. 
Ospiti dell’evento Adriana Faranda, ex brigatista, e Giovanni Ricci, figlio dell’appuntato Domenico Ricci,  ucciso il 16 marzo del 1978 in via Fani, durante il rapimento di Aldo Moro. Con loro, Padre Guido Bertagna, curatore del volume “Il libro dell'incontro”.

Il testo raccoglie l'esperienza vissuta in questo ultimo decennio da vittime e responsabili della lotta armata degli anni Settanta, definiti ‘anni di piombo’, nel tentativo di ricomporre la ferita lasciata aperta dai quei tragici fatti. 
Sarà proprio Padre Guido Bertagna, gesuita presso il centro San Fedele di Milano, ad aprire gli interventi, dopo la breve presentazione dell'incontro da parte  di Massimiliano Franzoni, Presidente dell'Azione Cattolica della Diocesi di Fidenza. 

Padre Guido Bertagna ha lavorato dal 1997 al 2009 presso il carcere di San Vittore, dove ha potuto conoscere diversi responsabili della lotta armata intessendo con loro rapporti di scambio  individuali.  Questo ha rappresentato l’avvio dell’esperienza di incontro narrata anche nel volume. Con lui hanno collaborato  Adolfo Cerretti, criminologo, e la docente di diritto penale Claudia Mazzucato, esperta di giustizia riparativa. 
Non si può non ricordare che tutto questo ha come riferimento una data, il 13 giugno 1984 quando uno sconosciuto ha consegnato in arcivescovado a Milano le armi dell'organizzazione terroristica Prima Linea ai piedi dell’allora arcivescovo Carlo Maria Martini. 

Padre Guido Bertagna ha indicato il 2007 come punto di svolta: si è pensato di metter insieme cammini tanto ‘divergenti’ per trovare una via che permettesse di  condividere il dolore, in quanto tenerlo in se stessi è sterile e genera solitudine. Le vittime, lasciate sole dalle istituzioni, vengono dimenticate, mentre chi è uscito dall'eversione violenta è emarginato.  La scommessa è stata quella di dare spazio a memorie diverse, ripercorrendo ognuno il proprio vissuto, nel tentativo di  riappropriarsi della propria umanità.

Giovanni Ricci
Giovanni  Ricci ha raccontato  la sua esperienza di ragazzino venuto a conoscenza del dramma familiare dalle pagine di un giornale  e la lunga marcia fuori dalla solitudine cui la tragedia ed il ricordo costante l'avevano relegato. L'ascolto, nel ‘gruppo’,  è stato fondamentale nel riconoscersi nella propria e riconoscere l'altrui umanità parimenti ferita. 
Il cammino intrapreso gli ha permesso di guardare in faccia chi gli  aveva fatto del male e alla fine anche di riscoprire il padre ‘per delle parti che non conoscevo’
Adriana Faranda
Nel suo intervento Adriana Faranda ha affermato che il suo cammino non è partito dal riconoscere le sue colpe nei riguardi di una giustizia astratta, ma dalla presa di coscienza di avere reciso "carne viva", di essere stata "usata" .  La sua persona era scomparsa, era diventata una "funzione". Di fronte alla vittima “ho imparato a riconoscere una persona che non ho voluto conoscere".


Adriana Faranda entra nelle Brigate Rosse nell'autunno del 1976 e ne dirige la colonna romana, che organizza il sequestro di Aldo Moro. Insieme al compagno Valerio Morucci si oppone alla decisione di uccidere lo statista. Arrestata nel maggio del 1979, negli anni '80 si dissocia dalle BR, promuove insieme ad altri il movimento dei dissociati, che riconoscono le loro colpe pur non denunciando i loro compagni. Nel 1994 esce dal carcere in libertà condizionata.
Non si può negare che la sua affermazione di essere diventata “funzione” ha suscitato l’attesa di avere elementi di comprensione nuovi su quel tribolato periodo, quando la contestazione per alcuni sfociò nel terrorismo. La stessa Faranda solo un anno fa,  rispetto alle ipotesi che le Br fossero “eterodirette”, che ci fossero degli infiltrati, dichiarava: "di questo non ho avuto alcuna percezione. Le ipotesi lasciano il tempo che trovano".
Sta di fatto che, a distanza di diversi anni, gli ex, anche quelli che si sono proclamati pentiti, in realtà non abbiano fornito elementi decisivi nella ricerca della verità, ma abbiano continuato a cercare una giustificazione nell’ideologia di quel tempo, aggiornandola eventualmente al presente
Non basta parlare, come si è fatto nell’incontro, di "giustizia riparatrice". Essa, diversamente dalla giustizia formale, presuppone "il riconoscimento del male commesso nel volto di una persona offesa". Neppure affermare che “la riparazione è disposizione d’animo” offre una accettabile risposta.
E’ corretto ricordare che l’ex brigatista ha incontrato Agnese Moro, la figlia di Aldo, nell’ottobre 2015, proprio in occasione della prima presentazione de “Il libro dell’incontro” cui è stato dedicato l’incontro fidentino.


LA LOCANDINA

A

2 commenti:

  1. Nella didascalia della foto e in alcuni passi dell'articolo è da correggere il nome Adolfo sostituendolo con Giovanni che era l'ospite.

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