venerdì 17 marzo 2017

La scuola digitale spiegata da Rita Marchignoli


Lo sviluppo delle tecnologie digitali in questi ultimi anni è tanto frenetico da apparire ingovernabile. I richiami alla "educazione digitale" sembrano velleitari e in molti casi lo sono. D'altra parte l'educazione continua passare attraverso i consueti canali della famiglia e della scuola, non può che essere così, mettendo in seria difficoltà queste due istituzioni proprio per l'accennata frenesia tecnologica che non può tuttavia essere ignorata. 
In questo contesto s'inquadra lo sforzo che la Direzione Didattica fidentina, De Amicis ma non solo, sta facendo e che ci racconta Rita Marchignoli in un articolo intervista di Raffaele Castagno su Repubblica.


L'esperienza di Rita Marchignoli, animatrice digitale. "Così gli alunni acquisiscono la resilienza"

di RAFFAELE CASTAGNO

Tablet, pc portatili, wifi, cloud, web-app, video multimediali sono pane quotidiano in un'aula della scuola primaria De Amicis di Fidenza. Qui insegna Rita Marchignoli, maestra che ha scelto di utilizzare gli strumenti dell’era digitale per favorire l’apprendimento degli alunni. 
Tanta tecnologia, senza però dimenticare gli strumenti "analogici", come la lettura di un libro in classe, che può aiutare i millennials a capire meglio il mondo della rete in cui sono immersi. Una realtà virtuale, come aveva notato Umberto Eco, fatta non solo di video e immagini, ma di tante parole.
Marchignoli insegna da 25 anni. La tecnologia è una passione che le scorre nel sangue da sempre. "Vivo connessa - racconta - ma se vado in overflow mi impongo una 'dieta' digitale e disconnetto tutto". La si può considerare una pioniera.
Smanetta sui computer, per cercare valide applicazioni didattiche, dal 1997, quando ancora smartphone e tablet non esistevano, internet viaggiava a 56K e per collegarsi bisognava attendere qualche minuto, ascoltando la sinfonia metallica del modem.
Poi sono arrivati iPhone, tablet, smartphone. Internet è entrato nelle nostre vite e tanto più nelle aule scolastiche. Anni che la maestra ha speso per la formazione, per conoscere e usare i nuovi strumenti dell’era digitale. Nel 2006 ha preso parte al progetto pilota La classe del futuro, promosso da Fondazione Cariparma, quindi una serie di corsi e poi il Cremit (Centro di ricerca sull'educazione ai media all'informazione e alla tecnologia dell’università Cattolica di Milano).
"Un percorso in cui ho appreso molto. Devo tanto al professor Pier Cesare Rivoltella (ordinario dell’ateneo milanese e fondatore del Cremit, ndr) e ai dirigenti scolastici che si sono avvicendati in questi anni e mi hanno dato fiducia. E grande merito va riconosciuto al servizio Marconi Tsi (che si occupa d’innovazione didattica all'ufficio scolastico dell’Emilia Romagna ndr). Incentivare la formazione, mettere in rete e in comunicazione le scuole e le esperienze sono aspetti fondamentali".
Dal 2016 è animatrice digitale della direzione didattica di Fidenza. Oggi è lei a tenere corsi di formazione per i colleghi e i genitori. Ma naturalmente al centro dell’attività ci sono i ragazzi. Per loro ha organizzato un ambiente d’apprendimento digitale sicuro, una vera classe 2.0, usando tablet (ogni studente ne ha uno), pc portatili e web-app sfruttando Google Apps for Edu".
"Durante le lezioni - spiega la maestra - punto a stimolare gli alunni, che lavorano a coppie, favorendo l’autoapprendimento e dando loro la possibilità di creare e manipolare oggetti reali e digitali". 
Per esempio, in una materia come la matematica, "possiamo fare ricorso a carte da gioco, dadi, usando spesso immagini attraverso la Lim (Lavagna interattiva multimediale ndr). Per le tabelline, che vanno mandate a memoria, si può ricorrere a un video che li stimoli e poi verificare la conoscenza attraverso web-app, mediante forme di gioco che permettono di valutare quanto hanno appreso". 
Oppure, per illustrare e capire la fotosintesi, "abbiamo utilizzato una serie di schede per arrivare alla soluzione e poi, mediante un video, gli alunni hanno risposto alle domande, avanzando passo dopo passo. Tutto avviene in modo ludico, flessibile, facile".


Un approccio da laboratorio, in cui assumono centralità non solo gli strumenti tecnologici, ma le relazioni. "I bambini più bravi aiutano quelli che hanno difficoltà. Noi teniamo classi aperte, lavorando con gruppi d’età diverse. 
Abbiamo realizzato dei gemellaggi con alcuni licei scientifici. I ragazzi apprendono per imitazione ed esperienza, non solo dall’insegnante, ma dai loro compagni".



Un approccio formativo che, secondo la docente, produce risultati e agevola sia gli scolari di origine straniera, sempre più presenti negli istituti scolastici, che quelli con problemi di apprendimento. E permette di costruire e migliorare le relazioni tra genitori e insegnanti: "La formazione delle famiglie è molto importante. Le coinvolgo insieme ai figli, sanno cosa facciamo e come usiamo i diversi strumenti. Ho notato che in questo modo riesco ad agganciare anche quei genitori più ritrosi, spesso di nazionalità diversa. Imparano anche loro con i ragazzi".

Sulla bontà o meno dell’uso della tecnologia nella didattica scolastica, oggetto di intenso dibattito tra esperti, divisi tra pro e contro, Marchignoli affronta la questione con una diversa chiave di lettura: "La differenza è nel metodo. Con questi strumenti riesco ad amplificare il mio modo di fare scuola. Senza obiettivi nessun mezzo è utile. Il docente è centrale e chiaramente a un certo punto deve tornare in cattedra e fissare i punti. Nei nostri laboratori non usiamo solo il digitale: in alcuni casi ha più senso prendere in mano il quaderno. È fondamentale avere competenze digitali, confrontarsi con altri insegnanti, esperienze e ambiti diversi, per capire cosa è valido e cosa invece no".


Smartphone e social hanno il loro lato oscuro, possono produrre quella degenerazione del web, denunciata dal padre di Internet Sir Tim Berners-Lee. Nell’ambito scolastico c'è il triste fenomeno del cyberbullismo. E così avanzano le proposte di vietare l’uso di cellulari e device nella scuole: "Vietare tout court - osserva Marchignoli - non credo porti mai a risultati positivi. I ragazzi maneggiano questi dispositivi tutto il giorno e quindi possono esserci tante occasioni per un utilizzo improprio; sono situazioni che amplificano problemi già esistenti. Un ragazzino, anche nel suo sviluppo adolescenziale, se ben educato, può essere reso consapevole dei rischi. Occorre però attenzione da parte di tutti, a cominciare dalle famiglie, non è un tema che può essere delegato esclusivamente alla scuola". 
La tecnologia e la sua applicazione nella didattica può lasciare agli studenti qualcosa di positivo. "Quando entrano nel ciclo secondario, cioè in una realtà dove la trasmissione del sapere è di tipo frontale, all’inizio possono avere qualche difficoltà. Hanno però acquisito un metodo per fare ricerca, per studiare e affrontare lo stress e gli scivoloni scolastici. Sono capaci di confrontarsi con i proprio errori, perché possono tornare indietro, capire che cosa hanno sbagliato e migliorare. Hanno una competenza: sono resilienti".

2 commenti:

  1. Un applauso alla Brava Insegnante!

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  2. Complimenti all'insegnante. A mio parere, anche diversi adulti avrebbero bisogno di lezioni improntate sulle teorie di Rita Marchignoli. Io per prima.

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