lunedì 20 marzo 2017

Le “Annunciazioni” in Duomo


25 marzo - Festa dell’Annunciazione
Le “Annunciazioni” in Duomo

Come ben sappiamo, il 25 dicembre è la data convenzionale fissata - a metà del IV° secolo - per la nascita di Cristo. Essa sostituì la festa romana del ‘Sol invictus’, a indicare che è Gesù la Luce del mondo.
Al 9° mese prima di Natale, e cioè il 25 marzo, è stata simbolicamente collocata la festa dell’Annunciazione dell’angelo a Maria, quale momento del concepimento di Gesù.
È interessante sottolineare il fatto che, nel Medioevo, la giornata del 26 marzo era l’inizio dell’anno civile ricordando che, con Maria che rimane incinta di Gesù per opera dello Spirito Santo, la storia ha avuto un nuovo inizio. A questo proposito, è importante la “Legenda aurea” del XIII secolo, essenzialmente una raccolta di vite di santi. Per l’autore di questo celebre testo, il domenicano Iacopo da Varazze, al centro del tempo c’è davvero il Cristo incarnato: il tempo, grazie all’incarnazione di Cristo, è stato rigenerato nella sua profonda essenza. Esso diventa un tempo sacro, un movimento verso Dio degli uomini che vivono nello spazio di una realtà concreta. La festa liturgica diventa la manifestazione del tempo di Dio nel tempo degli uomini.
Il mistero dell’Annunciazione è stato rappresentato dall’arte cristiana in innumerevoli capolavori. Nella nostra Cattedrale le raffigurazioni dell’Annunciazione sono tre. La prima, la più importante, si trova in facciata, nel capitello della Vergine, che andiamo ad esaminare; non prima, però, di aver fatto alcune precisazioni:
a- Maria è rappresentata sulla facciata del nostro Duomo ben sette volte: numero che indica la completezza, essendo la somma del quattro dell’umano, con il tre che rimanda al divino.
b- San Bernardo, il santo cistercense per eccellenza del secolo XII, ebbe un grande ruolo nella promozione del culto mariano. Era una figura celeberrima anche dalle nostre parti: basti pensare alla vicina abbazia di Chiaravalle della Colomba, e al convento di suore cistercensi – eretto a Borgo nel 1315 - situato nell’allora Contrada San Bernardo (l’attuale Via Frate Gherardo).

Il capitello della Vergine
I leoni reggono ciascuno una colonna in pietra rosso di Verona, sormontata da un capitello che porta scolpiti, in pietra tenera di Vicenza, tre episodi salienti della vita della Madonna.

Maria bambina al tempio

Il primo bassorilievo, verso l'interno della porta, raffigura Maria bambina portata al tempio, un episodio narrato nei Vangeli apocrifi: Anna, madre di Maria, tiene la mano destra sulla spalla della figlia bambina, che ha un fiore in mano (simbolo di verginità), mentre alla sua destra sta un uomo con camice e stola: il Maestro del Tempio. Sugli archetti soprastanti vi sono due iscrizioni a lettere capitali: VIRGINES (Vergine) - MAGI ST[ER].T[E]NPL[I] (Magister Templi = Maestro del tempio).




I Vangeli apocrifi (termine che significa “nascosti”, “riservati a pochi”), sono un gruppo di testi nati in un periodo posteriore ai quattro Vangeli. Esclusi dal canone cristiano della Bibbia e contestati dai Padri della Chiesa, sono però a volte utilizzati nelle loro omelie. Nel testo “Contro Fausto” (manicheo), Sant’Agostino fa comprendere come anche i documenti considerati apocrifi possiedono un certo grado di veridicità. Secondo questi vangeli, dunque, Maria fu portata nel tempio da bambina. Rimase nel tempio dall'età di tre anni fino al periodo della pubertà: lì avrebbe tessuto quel velo del tempio che si squarciò alla morte di Gesù. Poi venne data in sposa a Giuseppe, il quale fu miracolosamente designato dalla fioritura di un ramo di mandorlo (come Aronne nell’Antico Testamento). Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo, infine, una prima annunciazione fu fatta a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme.

L’angelo chiede a Maria di diventare la madre del Messia
Il secondo episodio rappresenta l'Annunciazione (Luca 1,26-38). L'Arcangelo Gabriele (sotto l’iscrizione GABRIHEL), di tre quarti verso sinistra, ha nella mano destra una verga, contrassegno a quel tempo del ‘maior domus’, cioè del maggior servitore della casa”. La mano sinistra è protesa verso Maria con il pollice e l’indice aperti (simboli della natura umana e divina di Cristo), e con le altre tre dita chiuse, che rimandano alla Trinità: il Figlio di Dio, Colui che da sempre è nel seno del Padre, viene concepito per opera dello Spirito Santo.
              
La Madonna è seduta, con una cotta sopra la tunica e con un velo in testa; ha nella destra il fiore (molto rovinato) segno della sua verginità, mentre con la sinistra trattiene un fuso: un altro fuso è appoggiato sulle sue ginocchia. Il figlio che le nascerà sarà un dono dello Spirito Santo (fuso sulle ginocchia), che però non può agire senza il suo “sì” (fuso tenuto con la sinistra, la mano del cuore). San Bernardo dice che, in quel momento, tutto il Cielo e tutta la storia hanno trattenuto il fiato: in quell’istante il tempo si è fermato. Maria, col suo “Eccomi” si fida e si affida a Colui per il quale “niente è impossibile”. Questo bassorilievo raffigura perciò un momento centrale per la storia dell’umanità: Dio, che vuole farsi volto, ha bisogno di un ventre accogliente. Egli entra dove lo si lascia entrare, si fa casa a chi gli dona casa.

Il cerchio e il quadrato
Tra l’angelo e Maria sono scolpiti, in alto e in basso, due simboli di facile interpretazione, anche se quasi mai notati: il cerchio che racchiude una croce con i lati uguali sottolinea simbolicamente la congiunzione del cielo con la terra.
Il cerchio non ha inizio né fine, né direzione né orientamento cosicché la volta del cielo è rappresentato come cupola sferica: per questo motivo il cerchio diviene simbolo del cielo e di tutto ciò che è spirituale. Il cerchio rappresenta quindi la Divinità e il Cielo, mentre la croce con i suoi quattro bracci uguali rimanda al quadrato, ai quattro punti cardinali, quindi alla Terra, all’uomo e a tutte le dimensioni che il numero quattro implica (i 4 elementi fondamentali: fuoco, aria, acqua, terra; le 4 stagioni; le 4 età dell’uomo: infanzia, giovinezza, età adulta, vecchiaia; ecc, ecc…). Il quadrato rappresenta dunque la perfezione terrestre, mentre la sfera quella celeste.



Lo stesso simbolo viene poi scolpito ancora tra le due figure dell’angelo e di Maria, in basso. Qui al cerchio e alla croce è aggiunta una X, la lettera iniziale greca di Χριστός (Christòs), traduzione greca del termine ebraico mašía, cioè "unto", dal quale proviene l'italiano Messia. Il significato di questo titolo onorifico, applicato dai cristiani a Gesù di Nazaret, deriva dal fatto che nell'antico Medio-oriente re, sacerdoti e profeti venivano solitamente scelti e consacrati tramite l'unzione con oli aromatici.
È interessante notare come, a differenza della figura in alto, le linee non siano qui continue ma traforate. È come se il cielo fosse aperto alla terra e la terra al cielo.
Per i cristiani il Cristo rappresenta l'umanità: egli verrà considerato come l'uomo ‘quadrato’ per eccellenza con le braccia tese ed i piedi giunti, cioè come l’uomo perfetto.
Cristo, il Dio-con-noi, ha posto la propria natura divina in seno alla natura umana e l'uomo, tramite l'Incarnazione, inserisce la propria natura umana in quella divina. Viene così superata l’idea di ‘trascendenza’ (Dio al di là e al di sopra delle cose) e di ‘immanenza’ (Dio, o gli dèi, che si identificano con le cose), per giungere al concetto di ‘trasparenza’: il divino traspare in ciò che è autenticamente umano, e tutto ciò che è veramente umano può diventare via per arrivare a Dio. Cristo, Dio-uomo, ha ‘connesso’ l’umanità alla divinità, il tempo all’eternità, il visibile all’invisibile, il terrestre al celeste… e viceversa!
Un intero trattato di teologia è ‘scritto’ con poche linee geometriche!

La visita di Maria alla cugina Elisabetta
Il terzo episodio illustra la Visitazione (Luca 1,39-56); si incontrano la donna resa feconda dall’intervento prodigioso di Dio (Elisabetta), e quella incinta per opera dello Spirito Santo (Maria); in Elisabetta si vedrà l’ultima incarnazione dell’Antica Alleanza, in Maria la prima della Nuova. Sui rispettivi archetti vi sono le iscrizioni: SCA. MARIA (Sancta Maria = Santa Maria) e, a destra, ELIZA.BET (Elisabeth = Elisabetta). La Madonna è raffigurata nella parte frontale del capitello sotto un edificio sostenuto da due colonne, a figura intera, incinta, con un fiore in mano, simbolo di verginità; a destra, Elisabetta è seduta su uno sgabello con una matassa tra le mani: gomitolo di filo e matassa sono i simboli di maternità; la gravidanza di Elisabetta è più avanzata di quella di Maria. Elisabetta ha un figlio miracoloso, ma puramente umano: concepito non risparmiando la verginità della madre, come nel caso di Gesù per Maria, ma da genitori che avevano superato l’età naturale della fertilità. Per questo non ha alcun fiore tra le mani.


Dio muove la storia attraverso le donne. Maria ed Elisabetta diventano un modello per le donne in attesa. Esse rimandano in qualche modo all’altra donna incinta, nella fascia a destra del protiro maggiore, salvata dal patrono Donnino durante il crollo del ponte. Il racconto, fissato sulla pietra, dimostra come anticamente in Borgo San Donnino il ricorso al martire venisse incoraggiato anche a protezione della vita nascente e non solo in rapporto al suo indiscusso potere contro il morso dei cani rabbiosi o delle vipere.

Una donna incinta si salva durante il crollo
del ponte sullo Stirone.
Da notare che, nel motivo ornamentale sottostante, i segni
raffiguranti l’acqua sono identici a quelli dell’Estremo Oriente.


L’Annunciazione nell’abside interna


Le mensole che sostengono la seconda e la terza semicolonna pensile reggenti le costolature del catino dell’abside raffigurano, rispettivamente, l’angelo Gabriele e la Madonna. L’angelo, di prospetto verso destra, nella mano sinistra ha un foro in cui era probabilmente collocato un giglio. La Madonna, rivolta verso l’angelo, è in atteggiamento di preghiera con il libro nella mano destra.

L’Annunciazione presso l’ingresso della torre campanaria


Nella parte posteriore del Duomo, accanto all’ingresso della torre campanaria, troviamo incastonato nei mattoni un rilievo che ricorda ancora l’Annunciazione. È molto deteriorato: a sinistra, la figura di Giuseppe è praticamente sparita. Probabilmente si tratta di un reperto proveniente da altra chiesa e qui ricollocato.
Fausto Negri

1 commento:

  1. E ' enorme che hai trovato idee da questo messaggio così come dal nostro discussione fatta
    in questo luogo in questo momento. Maramures Grazie, buona giornata!

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