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giovedì 18 maggio 2017

"Un po' di Storia" per un Palazzo da vitalizzare



"Santopalato", la mostra allestita dai ragazzi di Jamais Vu "in una location d'eccezione", vale a dire nei locali a piano terra, lato Piazza Verdi, dell'ex Liceo Classico, ex Palazzo Littorio ed ex Casa del Popolo, è aperta tutta questa settimana animata da altre occasioni d'incontro.
Ci soffermiamo ora su un aspetto dell'esposizione che poi è un volo fotografico ed un accenno storico sul Palazzo stesso. Le foto, che datano 1937, sono uscite dalla fototeca del Comune e, in originale, esposte. Alcune piante progettuali dell'edificio sovrapposte a quelle del vecchio convento dei SS. Giovanni sono emerse da polveroso archivio, riprodotte e parimenti esposte.
E così viene data voce al palazzo abbandonato che chiede di essere di nuovo adottato dalla comunità fidentina forte della sua posizione centrale nel contesto urbanistico cittadino e fiducioso della capacità progettuale che i fidentini non dovrebbero aver completamente smarrito.



 
"Vedete quei portici?Un tempo Casa del Fascio e poi Casa del Popolo, più recentemente liceo classico e scientifico D'Annunzio.Dal 13 al 21 maggio sono artisticamente restituiti a Fidenza grazie alla situazione multisensoriale "Santopalato", fra collage interpretativi della più avveniristica cucina che questo paese abbia avuto, autorità del jazz e lo storico ritorno dei tavolini di un bar dai tempi che furono.Tutto questo grazie a quel particolare vizio di "agire sul reale" che da tempo contraddistingue le gesta del collettivo Jamais Vu."
Un po' di storia
L'imponente edificio che prospetta sui giardini pubblici dell’attuale Piazza Matteotti è il primo stralcio di un ambizioso progetto denominato "Casa Littoria" presentato nel 1936, a firma degli ingegneri Spreafichi e Sisto Della Rosa.

Ex Convento
L’intero progetto riguardava la ricostruzione integrale dell'intera area compresa tra Piazza Verdi, Via Bacchini, Piazza Pontida e Piazza Martiri Fascisti, oggi Piazza Matteotti, e la demolizione dei fabbricati del complesso del vecchio convento "SS. Giovanni". Oltre alla "Casa del Fascio" comprendeva la realizzazione, tra via Bacchini e Piazza Verdi della Pretura e delle nuove carceri mandamentali, mentre su Piazza Pontida dovevano sorgere locali di pubblica aggregazione: un cinema-teatro, un refettorio gestito dal’ONB, un nuovo forno comunale, uno spaccio e appartamenti per custode e portinaio.
Per carenza di fondi vennero realizzati solamente il Palazzo della Rivoluzione destinato a “Casa del Fascio” (1937) e il forno comunale (1938), di conseguenza le demolizioni interessarono solo una parte del complesso SS. Giovanni.
La “Casa del Fascio” nell’immediato dopoguerra divenne “Casa del popolo", per essere poi, a partire dal 1968, destinata al Liceo Classico e Scientifico "G. D'Annunzio" mentre alcuni uffici occupavano parte dei locali al piano terra. I locali, completamente dismessi, sono dal 2000 inutilizzati, ma l’immobile è tuttora in buone condizioni di conservazione.
L’edificio costituisce bene culturale ed è stato dichiarato di interesse storico artistico con Decreto del 04/03/2010.
Da anni figura tra i beni comunali alienabili, sono state indette più gare per la cessione al miglior offerente andate deserte e la base d'asta è rapidamente scesa a poco più del cinquanta percento del valore iniziale.
Per poco più di un lustro la Casa Littoria di Fidenza fu emblema incrollabile del fascismo locale.
La sua costruzione fu apertamente criticata da un fidentino illustre, Luigi Bormioli, “personaggio scomodo”, testimone attento, ed inascoltato, delle vicende forse più tormentate di Fidenza. Il progetto parve subito a Bormioli mal concepito ed eccessivamente dispendioso: per questo, in collaborazione con un architetto milanese, elaborò e presentò due progetti alternativi, ricevendo, come risposta, la minaccia di invio al confino.
Il Palazzo fu solennemente inaugurato nel novembre 1937 come ci dice il settimanale diocesano Il Risveglio: “Mentre il giornale sta per uscire, nella data fatidica per la Patria nostra — il 4 Novembre — in Fidenza avrà luogo la solenne inaugurazione di numerose opere pubbliche, fra cui in prima linea, quella della Casa della Rivoluzione. Sarà presente S. E. il Prefetto della Provincia e con lui il Segretario Federale e le maggiori gerarchie parmensi. Saranno pur presenti tutti i fascisti della zona che converranno nel centro. Dell'avvenimento non mancheremo di dare relazione nel prossimo numero.”
Possiamo ora dedicare qualche riga ad alcune curiosità.
·         Il 21 settembre 1942 furono aperti al pubblico presso il locale Fascio Femminile (Casa Littoria) Consultori Pediatrico ed Ostetrico. Le assistenze e le cure erano gratuite per “le persone iscritte nell’elenco dei poveri nonché per le indigenti che appartengano a famiglie numerose ed a famiglie di combattenti”.
·         Nel maggio 1943 il camerata Tito Mattioli lascia la carica di podestà, tenuta per sette anni. Numerose le opere durante la sua amministrazione tra le quali appunto la Casa del Fascio, ma anche la Piscina Dux, la sistemazione in asfalto di strade centrali e periferiche, l’acquedotto con nuove sorgenti di alimentazione e la sistemazione del Cimitero Urbano.
·         Sempre nel maggio 1943 la celebrazione della Giornata dell’Impero nel Salone delle adunanze della Casa del Fascio.
·         Il 25 luglio 1943 l'effigie del Duce che si trovava nel salone principale arredato con mobili in stile d'epoca verrà rimossa. Amos Aimi ed Aldo Copelli nel volume "Fidenza nella Resistenza" raccontano: "Ci furono a Fidenza, come in tutta la provincia, manifestazioni di giubilo. Si inneggia al re, a Badoglio, artefici della "liquidazione". Non ci furono incidenti particolari, ma tutto si ridusse alla distruzione degli emblemi del partito nella Federazione e nelle varie sedi. A Fidenza, nella casa del Fascio, è addirittura un ex segretario fascista a staccare un'ampia foto del Duce e a mandarla in frantumi, calpestandola. Gesto emblematico." 
·         Ripresa la sua centralità fascista il palazzo vedrà momenti drammatici consumarsi tra le sue mura. Un ricordo a lieto fine è quello di Franco Plizza, allora giovanissimo. Sorpreso senza documenti rischiò la deportazione, a nulla valsero le sue argomentazioni, servì invece il tam tam cittadino che, arrivato alle orecchie giuste, consentì il pronto intervento di un fascista illuminato che cambiò la deportazione in un calcio nel sedere. Gli andò bene.
Questa per sommi capi e con qualche divagazione la storia remota del Palazzo prima della sua conversione in Casa del Popolo.
Notevole la raccolta fotografica conservata dal Comune di Fidenza che mostra in dieci tavole dello studio fotografico Coen l’interno del palazzo appena arredato ed in attesa di inaugurazione ufficiale.
 A.P
4 maggio 2017





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