Pagine

martedì 13 febbraio 2018

Palazzo Arzaghi è in vendita


In questi giorni di febbraio è stato apposto su cancello d'entrata di Palazzo Arzaghi lato Via Romagnosi questo cartello che avvisa della messa in vendita dello storico palazzo cui tanto spazio abbiamo dato negli ultimi dieci anni su questo blog. Il progetto esecutivo approvato dal Ministero dei beni e delle Attività Culturali ha approvato il progetto esecutivo che prevede la realizzazione di una decina di mini appartamenti e di amenità varie. Il valore del palazzo ottiene un notevole apprezzamento.





Il provvedimento ministeriale del 25 agosto 1992


LA RELAZIONE STORICO - ARTISTICA ALLEGATA AL DECRETO

Palazzo Arzaghi , cosiddetto dal nome dell'antica e nobile famiglia fidentina che lo abitò per più di 300 anni - dalla sua fondazione nel sec. XVI fino all'800 – costituisce una delle ultime sopravvivenze di edilizia storico-monumentale della città di Fidenza (come noto, gravemente danneggiata dai bombardamenti dell’ultima guerra),' e sicuramente uno dei più rari esempi anche in umbito parmense di architettura cinquecentesca, tutt'ora conservato nell’integrità della sua struttura originaria sebbene sia disabitato da molto tempo.

Il palazzo sorge all'inizio di Via Frate Gherardo, nel punto in cui la stretta strada sbocca su Piazza del Duomo e quindi a pochi passi dall'eccezionale monumento romanico-antelamico, e ai sviluppa per tutta la larghezza dell'isolato nel quale è inserito, prospettando con il suo fronte posteriore su Via Romagnosi, ovvero su quella direttrice viaria che oggi corrisponde alla linea degli antichi "terragli", le fortificazioni medioevali di Borgo San Donnino (antica denominazione di Fidenza) costituita da mura e terrapieni, le quali perdurarono fino al 1575, quando i Farnese  dotarono la città di un nuovo e più ampio sistema difensivo.

L' impianto plani-volumetrico del Palazzo Arzaqhi riflette i caratteri tipici dell’edilizia civile del sec. XVI. La pianta, compatta, ha forma pressoché quadrata; ad essa, sul fronte posteriore è aggregata una torretta angolare coronata da robuste mensole in cotto, la quale pare costituire la rielaborazione di una più antica torre appartenente alle fortificazioni medioevali. Inoltre, il palazzo si sviluppa su due piani fuori terra, oltre il sottotetto e lo scantinato, il quale occupa tutta l'area dell'edificio e che parrebbe essere stato ricavato scavando nel massiccio basamento delle mura urbane medioevali, a testimonianza anche di un magistero costruttivo tipico dell'epoca rinascimentale.

La facciata principale su Via Frate Gherardo, oggi in mattoni faccia-vista, ma fino a non molto  tempo fa intonacata, come mostrano i lacerti di intonaco ancora visibili, si presenta come una sobria quinta continua appena interrotta dalla bucature delle finestre rettangolari, disposte su  quattro assi, e dal portone d’ingresso, centinato. Nessuna decorazione particolare, ad
eccezione delle due terminazioni a bugnato che "chiudono" da un lato e dall'altro la facciata,e  di una cornice che corre sopra i finestrini del sottotetto.

Il fronte posteriore, invece, appare più ricco e articolato, sebbene le originarie caratteristiche architettoniche siano state in parte mdificate nelle epoche successive. Nella sua primogenia  configurazione, infatti, esso presentava per tutta la sua lunghezza al piano terra un portico ad archi a tutto sesto e copeerto con una serie di volte a crociera su pianta pressochè quadrata, e,  al primo piano, un loggiato, anch’esso ad archi a pieno centro sorretti da pilastri in mattoni. Sia la loggia che il portico (ad eccezione delle ultime due campate) risultano oggi tamponati con muri, al centro dei quali si aprono semplici finestre o porte, ma di entrambi sono ancora perfettamente leggibili la struttura e gli elementi formali.
Infine, completano la parte posteriore la già citata torre d'angolo, che al suo interno contiene la scala a due rampe del palazzo, e una piccola area verde, oggi incolta ma un tempo certo un grazioso giardino, la quale è separata dalla Via Romqnosi da un alto muro in mattoni interrotto da una cancellata affiancata da pilastrini.

L'interno del palazzo, organizzato distributivamente sull'asse del lungo corridoio che dal portone d'ingresso conduce al portico posteriore, conserva ambienti di grande interesse, ancora sufficientemente integri. Secondo la classica disposizione costruttivo-tipologica dell'edilizia civile dei sec. XVI-XVII, le sale al piano terreno si presentano prevalentemente coperte con le tipiche volte a crociera o a padiglione unghiato dalla forma assai armoniosa, mentre al piano primlo si riscontrano sale con soffitti lignei a cassettoni con travi, travetti e assito, la cui tipologia e i cui modi costruttivi si apparentano strettamente ad analoghi esempi in alcuni palazzi di Parma caratterizzati da  decorazioni dipinte di grandissimo pregio (Palazzo Tirelli di Borco San Vitale, Palazzo Borri in Borgo delle Colonne) .

E’ da notare che nelle attuali sue condizioni il palazzo non mostra apparati ornamentali visibili; tuttavia, proprio per la sua sostanziale integrità e le caratteristiche formali e tipologiche può  fare legittimamente sospettare la presenza di decorazioni dipinte su pareti, volya e soffitti. Ne una conferma il ritrovamento casuale, avvenuto in tempi recenti, di un tondo ad affresco al centro di una volta, forse raffigurante un angelo o un putto, ma ancora di incompleta decifrazione, perchè tuttora non pulito né restaurato, già attribuibile, tuttavia, alla cultura tardo-rlnascimentale.

Per i suoi caratteri storici e architettonici, dunque, e per la necessità di tutelarne al meglio l'integrità, il Palazzo Arzaghi viene sottoposto alla Legge 1/6/1939. n. 1089. 

Dott. Arch. Maria Alberta Zuffanelli
Ministero per i Beni Culturali e Ambintali
25 agosto 1992

18 commenti:

  1. Per ora non ho parole e forse è meglio

    RispondiElimina
  2. C'è da sperare che l'Amministrazione comunale, tenendo conto del valore storico-monumentale del fabbricato, se ne faccia carico per acquistarlo e restituirlo ai fidentini come loro gioiello di famiglia. Le destinazioni a cui dedicarlo potrebbero essere tante. Chissà che dopo tanti sindaci soprannominati Barberini (quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini)ce ne sia uno che venga citato per ever salvato uno dei monumenti più belli della nostra città. Inoltre l'ubicazione di questo palazzo restaurato e dedicato ad esempio e museo attirerebbe tanti visitatori. Ricordo che nelle cantine della Pilotta a Parma giacciono tanti reperti ritrovati a Fidenza, in attesa di rivedere la luce.

    RispondiElimina
  3. La nostra amministrazione si è già fatta carico dello scheletro di Via 4 novembre. Vuoi mettere?

    RispondiElimina
  4. Il valore storico, la centralità rispetto ad altri punti artistici e culturali, la sua validità per un'opportuna sistemazione di testimonianze richiederebbero una seria riflessione da parte di chi "puó "decidere. Davvero si vuole che finisca in una nuova speculazione edilizia, come tante altre, a vantaggio solo di qualcuno?

    RispondiElimina
  5. La buona volontà supera tutti gli ostacoli.

    RispondiElimina
  6. Buona volontà? Stiamo a vedere

    RispondiElimina
  7. Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini (tradotto in fidentino: quello che a Fidenza non ha distrutto l'ultima guerra l'hanno distrutto i suoi sindaci). Sarà posssibile iniziare a smentire queste affermazioni? Sarà possibile che almeno uno si salvi e salvi il poco di bello che ci rimane?

    RispondiElimina
  8. Mi sembra un po' comodo prendersela sempre e solo con i sindaci...
    Qui rischia di ripetersi quanto già successo per il palazzo incompiuto di via IV novembre: comune dapprima criticato per questo "scempio" (dovuto però al fallimento del costruttore), poi criticato per essersene preso carico.
    Per palazzo Arzaghi, oltre alla notevole cifra di acquisto bisognerebbe metterne in conto almeno altrettanta per la completa ristrutturazione. Per farne cosa poi? Come sedi museali sono già pronti ampi locali sia ai Gesuiti che alle Orsoline.

    RispondiElimina
  9. Lo scheletro è una bruttura che sarebbe stato meglio demolire, non esalta certo il paesaggio, dà solo fastidio ai fabbricati circostanti: è un esempio lampante di speculazione edilizia mal riuscita, come tante altre, che oltre al tornaconto economico, non rappresentano nulla. Palazzo Arzaghi rappresenta la nostra cultura, il pregio dell'arte, è un unicum mai più ripetibile, oltre ad essere in armonia con il luogo in cui è situato. Intanto salviamolo, poi la ristrutturazione si può fare in modo graduale. Alla fine una destinazione si potrà senz'altro trovare. La conservazione delle opere d'arte sono segno di un'amministrazione intelligente e colta.

    RispondiElimina
  10. Il comune avrebbe dovuto acquistare l'edificio "scheletro" per poi demolirlo?? E poi anche il palazzo Arzaghi per tenerlo così diroccante? Credo che i soldi pubblici vadano spesi con molta più attenzione, altrimenti sarebbe solo propaganda

    RispondiElimina
  11. Era proprio necessario acquistarlo? E lasciar distruggere un palazzo di grande valore storico-monumentale è un bene per la città? I turisti vengono a Fidenza per visitare i monumenti antichi o gli scheletri? Se questa è la teoria dei nostri amministratori, non direi proprio che ci amministrano bene, ricordiamocelo alle prossime elezioni!

    RispondiElimina
  12. Riguardo al turismo, basta mettere il naso fuori dal borgo per capire che mediamente le città italiane sono ricche di tesori, rispetto ai quali Fidenza risulta poco interessante.
    Va bene coltivare la nostra storia, ma l'unico monumento capace di attirare un briciolo di turismo di nicchia a Fidenza è il Duomo. Facciamocene una ragione invece di insistere col campanilismo sfrenato.

    RispondiElimina
  13. Volente o nolente me ne farò una ragione, ma se viene distrutto quel poco rimasto non è bello. Qualcuno ricorda la villa dove ora c'è la Telecom e più recente la palaźzina di Via Gramsci demolita con un blitz e ora condominio super?

    RispondiElimina
  14. Allora, visto che l'unico monumento capace di attirare un briciolo di turismo di nicchia a Fidenza è il Duomo, cerchiamo di valorizzarlo con altri di valore storico culturale che vi si trovano accanto. Non penso che palazzo Arzaghi, sulla stima del Ministero dei Beni culturali sia considerato un rudere da destinare alla speculazione (come del resto il fu palazzo Bellotti). E' proprio l'inserimento di costruzioni non adeguate che ne riducono il pregio. Considero quelli che ci tacciano di campanilismo sfrenato, molto inadeguati a sostenere l'incarico di aggiungere pregio e decoro alla nostra città

    RispondiElimina
  15. Anziché valorizzare il centro con negozi che attirano l'interesse dei visitatori, i nostri oculati amministratori hanno ben pensato di costruire l'autlet, in modo da portare i visitatori fuori dal centro con la conseguenza che i negozi del centro chiudono, il centro muore, la parte storica si demolisce per rimpiazzarla con anonimi fabbricati di cemento quasi totalmente disabitati (Torri, palazzo Bellotti, villa Panini ecc) A chi giova? Ah, dimenticavo... hanno aggiunto qualche capolavoro: la fontana in piazza Garibaldi che sta cadendo a pezzi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Inviterei l'estensore di queste affermazioni a fare un giro fuori dal borgo per scoprire che la chiusura dei negozi del centro non è un fenomeno fidentino, né solo italiano, ma perlomeno europeo.
      Il mondo del commercio è completamente cambiato (non solo outlet: Amazon dice qualcosa?) e di conseguenza anche le città.
      La funzione dei centri storici va ripensata profondamente: ormai è chiaro che non possono né devono vivere di solo commercio ma anche di turismo, eventi, momenti di ritrovo. La priorità è recuperare e valorizzare le istanze storiche e artistiche che sono presenti in abbondanza.

      Elimina
  16. Correggo il refuso: outlet

    RispondiElimina