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sabato 21 aprile 2018

Teresio Olivelli: ribelli per amore


Nell'anno della beatificazione ANPI Fidenza e ANPC Piacenza ricordano la straordinaria figura del partigiano divenuto prima ribelle e poi martire per amore. 



23 - 28 aprile 2018
Cortile Palazzo Municipale
Mostra storica sulla figura di Teresio Olivelli
Strenuo oppositore del nazifascismo, nel lager Olivelli si prodigò per dare sostegno materiale e spirituale ai compagni di prigionia. 
Il 27 aprile del 1944, Teresio Olivelli è arrestato a Milano in quanto esponente di spicco delle associazioni cattoliche milanesi, ritenute ostili ai nazifascisti e collaboratrici dei partigiani. A San Vittore comincia il calvario delle torture, che continuano nel campo di Fossoli. 
L'11 luglio 1944 il suo nome viene inserito in una lista di 70 prigionieri da fucilare, ma riesce a sottrarvisi, nascondendosi nel campo. Nuovamente catturato, è quindi trasferito nel campo di Gries a Bolzano, nel campo di Flossenburg, in Baviera e infine a Hersbruck, dove si prende cura dei compagni, tentando di alleggerirne le sofferenze, di curarne le ferite, di aiutarli a sopravvivere privandosi delle proprie scarse razioni alimentari. 
Ormai deperito e reso l'ombra di se stesso, nei giorni di Natale assiste sul letto di morte Odoardo Focherini (oggi Beato). 
Muore alcuni giorni dopo, il 17 gennaio 1945, in seguito alle percosse ricevute da un kapò, mentre cerca di fare scudo con il proprio corpo ad un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato. 
Il suo corpo venne bruciato nel forno crematorio di Hersbruck.



Morto in campo di concentramento


Una figura dalle molte sfaccettature, ma che hanno avuto un unico filo rosso: «stare dalla parte dei deboli», tanto da essere definito «il difensore dei poveri». Una scelta vissuta fino al martirio, visto che Olivelli morirà nel campo di concentramento di Hersbruck in Baviera a seguito dell’ennesimo pestaggio subito dalle guardie per aver difeso con il proprio corpo un compagno di prigionia picchiato a sua volta.
Era il 17 gennaio 1945 e Olivelli aveva appena compiuto 29 anni, essendo nato a Bellagio, in provincia di Como, il 7 gennaio 1916. In gioventù vive con la sua famiglia diversi trasferimenti, che lo porteranno a vivere in Lomellina, prima a Zema e poi a Mortara (in provincia di Pavia), che è la terra di origine della sua famiglia. 
Cattolico, partecipa in modo attivo alla vita dell’Azione cattolica e poi, da universitario, alla Fuci (la federazione degli universitari cattolici). 

Partigiano contro le forze nazifasciste

Olivelli vive gli anni giovanili in un momento storico difficile per l’Italia e per i cattolici nonostante il Concordato. Siamo in pieno regime fascista e per qualche tempo Olivelli cerca di vivere la propria fede anche alla luce dell’esperienza politica allora presente. 
Quasi un tentativo di costruire una società migliore partendo dalla situazione presente (cioè il regime fascista). E sempre fedele a quella prospettiva, dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’Armistizio e di fatto dell’inizio della guerra civile nel nord Italia, porterà la sua esperienza nel campo partigiano contro le forze nazifasciste, dopo la sua partecipazione alla Seconda guerra mondiale ufficiale degli alpini impegnato nella disastrosa campagna di Russia, da cui tornerà nel 1943.

Proprio per questa passione per i più deboli e per la costruzione di una società migliore alla luce della fede, avverte il postulatore della causa di beatificazione, monsignor Paolo Rizzi, 
"sarebbe riduttivo e scorretto rinchiudere Olivelli e la sua santità all’interno della doppia esperienza vissuta: quella fascista e quella partigiana. La Chiesa beatificandolo vuole evidenziare l’azione del futuro beato che in ogni ambito in cui ha agito ha sempre protetto e amato i deboli, gli indifesi e gli ultimi in ogni stagione della sua vita, fino a immolare volontariamente la propria vita per amore di Cristo e dei fratelli". 
Arrestato nell’aprile 1944 sarà deportato in ben quattro campi di concentramento (Fossoli, Bolzano-Gries, Flossenburg, Hersbruck) prima di essere ucciso dopo l’ennesimo pestaggio per aver fatto scudo con il proprio corpo a un giovane prigioniero ucraino.


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