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giovedì 27 dicembre 2018

Don Amos, sacerdote e studioso che andava con le proprie gambe

1 maggio 2013 - Bastelli festa S. Giuseppe lavoratore
Sono già passati cinque anni, ma il ricordo non si affievolisce.
Troppo importante per me la figura del sacerdote Don Amos Aimi.
Ho imparato molte cose di lui dopo la sua morte, da gente incontrata per caso e per caso a parlare di lui, a scoprire quanta umanità e dedizione era disposto a dare a chi aveva bisogno, senza chiedere nulla in cambio.
Lo ricordo come confessore sempre accogliente e con la battuta pronta per farmi sorridere, quando mi vedeva arrivare un po’ scura in volto.
Mi vengono in mente certe sue espressioni.
A proposito di cambiamenti (…) nella speranza di migliorare, lui diceva: “Non serve a niente cambiare: Cambi parrocchia, cambi dispiaceri!”
Se, nel discorso, s’incappava sui rifiuti che ormai regnavano incontrastati per terra, nelle vie, nelle piazze, per non parlare di fuori Fidenza (li vedevo nei fossati lungo la strada per Fontanellato quando andavo a piedi…), lui, con un sorriso diceva: “Non guardare per terra, guarda il cielo!”
Stesso sorriso quando sbottavo: “Mo’ basta rotonde! Spendono tanti soldi che possono essere utilizzati diversamente…”, e lui candidamente: “Ma son tanto comode, se sbagli strada, a tornare indietro!”

Vedeva sempre il lato positivo delle cose e valorizzava quello, così nelle persone, metteva in rilievo solo i pregi.
Mi dava consigli: “Non devi vestirti di nero, il nero deprime”. Gli rispondevo: “lo so, ma lo contrasto col rosso sotto!”, e lui scrollando la testa: “devi mettere cose colorate, allegre”. Diverse volte me lo sono sentita dire! E con mio grande impegno, son passata dal nero… al grigio!
Anche per l’uso del computer, conoscendo i miei problemi di vista, mi indicava la regola dei tre venti: “Ogni venti minuti stacca lo sguardo dallo schermo e guarda lontano venti metri per venti secondi”. Si, me ne ricordavo quando spegnevo il pc a notte fonda…
“Don Amos, con le cure che sto facendo perdo tutti i capelli”, e lui: “Non preoccuparti, metti un po’ di acqua benedetta nell’ultimo risciacquo”. Detto fatto: grande Don Amos!
Ecco, lui era capace di portarti per mano nelle piccole cose, come di darti aiuti straordinari da grande studioso, se appena chiedevi qualche informazione. Allora s’illuminava e apriva un mondo di conoscenze davanti al quale io rimanevo incantata. Soprattutto lo faceva con gioia e amore quando trovava qualcuno interessato, felice di vedere le sue fatiche di archivista utili e condivise. E con un’umiltà disarmante e un grande entusiasmo ti incoraggiava ad approfondire le ricerche.
Fidenza gli deve molto per i suoi studi e per le sue importanti pubblicazioni, frutto di tanto impegno e altrettanta passione, nei quali, però, ha sempre avuto il vento contrario, come nel suo ruolo di sacerdote, e nella vita.
Comunque non l’ho mai sentito lamentarsi.
Solo una volta si è lasciato andare: l’avevo incontrato in Fidenza, con Savino sempre al seguito, in giro per botteghe a chiedere qualcosa per la festa di Sant’Anna a Bastelli, la “Festa dei Nonni” da lui inventata, non riconosciuta, cui teneva tanto. 
Era passato una settimana prima a dire che sarebbe ritornato per raccogliere cose da mettere nella pesca di beneficenza, ma i “non ricordo”, “mi sono dimenticata”, “io non c’ero, non sapevo” gli facevano male, per cui mi disse “l’umiliazione più grande è andare a chiedere la carità…”.

Il nostro Comune gli ha reso omaggio due volte.
Il 17 settembre 2013 l’allora Sindaco Mario Cantini gli conferiva la Cittadinanza Onoraria, quando già il male stava avendo il sopravvento nel suo esile fisico. Anche in quell’occasione parlò più di altri che di sé stesso, ma almeno citò le sue ricerche negli archivi comunali e non, e le tante carte antiche consultate per ricostruire la Storia di Fidenza. Il prestigioso riconoscimento gli aveva fatto indubbiamente piacere ed era stato motivo di orgoglio anche per la sua famiglia. Sono riuscita a farlo sorridere, poi, nel cortile del municipio, e a fotografarlo con la sorella Roberta e la nipote Angela. Quello scatto è stato riprodotto tante volte, con mio compiacimento!

Nella calda estate appena trascorsa, invece, l’assessore alla Cultura Maria Pia Bariggi propose di dedicare un Premio Letterario alla sua memoria, concretizzato poi tra le manifestazioni della Gran Fiera di San Donnino, con questa premessa:
“il Premio è in memoria di Don Amos Aimi, archivista della curia vescovile, bibliotecario del seminario vescovile, canonico penitenziere della Cattedrale, parroco di Bastelli, amministratore parrocchiale di Chiusa Ferranda, studioso appassionato e instancabile della storia di Fidenza come testimoniano i saggi da lui scritti e curati”.
Lo scopo era quello di
“incentivare quelle ricerche, tradotte in saggi, romanzi o compendi che mappano le vicende della nostra città e che sistematizzano entusiasmo competenze ed energie perché i più ne abbiano accesso e partecipino in modo consapevole alla vita della nostra comunità.
Passione, impegno e competenze che trovano una sintesi nell’opera di studioso di Don Amos Aimi.
La rilettura delle sue opere, la riflessione delle sue proposte interpretative e sulle problematiche ancora aperte relative alla storia di Fidenza, misurano il peso del suo intenso lavoro sulla storiografia locale e non solo.
Motivo ispiratore delle sue ricerche la concezione del lavoro dello storico come assiduo e intenso dialogo metodologico e critico sia sui singoli temi e problemi volta per volta affrontati, sia di orizzonte generale e di dibattito, così che le scritture storiche abbiano il seguente obiettivo: siano documenti significativi che aiutino ad individuare i campi d’indagine, raffinando e innovando i metodi della ricerca, sviluppando e moltiplicando i temi della conoscenza storica”.

17 settembre 2013  - Don Amos cittadino onorario di Fidenza

“Don Amos Aimi fu un grande fidentino benemerito – così il Sindaco Andrea Massari annunciava, a luglio, la decisione della Giunta Comunale di approvare l’istituzione del Premio – figura entrata nel cuore della nostra Comunità per l’affetto infinito con cui ci ha abbracciati nel corso della sua missione di sacerdote, di uomo di cultura e difensore degli ultimi.  Un grande fidentino che ci ha insegnato ad essere orgogliosi della nostra storia, a conoscerla e ad amarla perché in essa sta scritto che Fidenza non è una città tra le altre. Fidenza è speciale e non dobbiamo mai dimenticarlo”.

Credo sia la migliore descrizione degli intenti e dell’operato di Don Amos, finalmente sottolineati.
Lui diceva che “lo studioso deve andare con le proprie gambe” nel senso che deve sempre ritornare alla fonte dei documenti e non copiare pedissequamente, in buona fede, il lavoro di altri, per evitare “le pulci”, le nozioni errate che si trascinano nel tempo.

Proprio durante l’incontro al Ridotto per l’assegnazione del primo Premio a lui dedicato, la studiosa professoressa Isa Guastalla, uno dei tre componenti la Commissione per la valutazione delle opere presentate, ha citato un aneddoto riguardante Don Amos (sacerdote che lei, di Parma, non conosceva) saputo per caso dalla sua fisioterapista. Mentre questa la stava trattando, lei le raccontava del suo ruolo e della sua scelta, e, al momento di citare Don Amos, con sua grande sorpresa, ha visto la signora sobbalzare emozionata: lo conosceva! Come?

   La fisioterapista in questione, infatti, abita a Parma, ma è originaria di Besozzola piccola frazione di Pellegrino Parmense, dove torna ogni fine settimana. Qui, all’inizio del 2000 una scossa di terremoto aveva rovinato la chiesa, e gli abitanti, una quindicina, formando un comitato parrocchiale, avevano provato a interessarsi per raccogliere fondi per il restauro, senza successo.
Una domenica detta signora incontrò per caso da quelle parti Don Amos, che forse era andato per vedere la casa natale di Lorenzo Berzieri e il relativo monumento (Berzieri è il medico che utilizzando l’Acqua Madre di Salsomaggiore fece guarire una bambina e diede inizio agli studi sulle proprietà curative delle acque salsobromoiodiche) e, fermandosi a parlare con lui, manifestò il problema. Egli fu ben felice di poter aiutare queste persone, e con competenza e pazienza le ha guidate tra cavilli burocratici e lettere raccomandate a fare le debite richieste a tutte le autorità possibili, in Comune, Provincia, Regione, Fondazione Cariparma, Soprintendenza, fino a quando sono riuscite a ottenere i soldi per ristrutturare la chiesa, con grande soddisfazione.

Questa vicenda, che non era conosciuta, ha fatto molto piacere alla sorella e alla nipote presenti e non solo a loro, per cui sto pensando che forse altre persone portano nel cuore motivi di gratitudine per il sacerdote fidentino. Ecco, sarebbe bello raccogliere queste testimonianze e farle sapere ai più…

Evidentemente Don Amos ci sapeva fare anche in questo campo e riusciva nelle sue richieste a essere molto convincente. Ricordiamo le grandi sovvenzioni che ottenne, ad esempio, per il Museo del Duomo, per la chiesa di Fornio, e ultimamente per la chiesa e la canonica di Chiusa Ferranda (per queste in un tempo molto limitato e in difficoltà per la malattia).
Il suo amore per le bellezze artistiche e per la storia delle nostre terre, l’ha sempre visto, con grande fede, appassionato ricercatore di documenti e difensore dei suoi studi e delle sue intuizioni (talvolta non condivisi) e impegnato vivamente per la conservazione e la salvaguardia del nostro patrimonio. Estimatore e promotore di artisti, amava, infatti, pure la musica e la poesia, ed era molto felice quando poteva incoraggiare giovani talenti.
Tra le peculiarità che gli stavano a cuore in modo particolare c’erano, ad esempio, la Cattedrale e la Via Francigena, che videro Borgo San Donnino-Fidenza fulcro e passaggio importante nel divenire della storia.
Ricordo la sua partecipazione al 2° Convegno sull’abate Zani dell’ottobre 2006 nel Museo del Risorgimento. Per il mio intervento, che prevedeva la considerazione di un manoscritto dell’Abate, avevo scelto quello sulla Tabula Alimentaria, perché avevo già esaminato la lastra con i miei alunni nel Museo Archeologico di Parma. Lui mi convinse a preferire quello sulla Via Francigena: “la Via Francigena è molto importante per il pellegrinaggio, lo è stata nel passato e se ne parlerà tanto in futuro, sarà l’argomento europeo del futuro, è interessante sapere quello che ha scritto su di essa l’Abate (che lui già conosceva…)”.
Così mi son ritrovata tra le mani la copia di detto manoscritto… e conservo una foto in cui lui mi guarda sorridente e soddisfatto mentre espongo l’argomento.



Nel 1994 aveva pubblicato un libretto su detta Via con inediti atti notarili dei secoli XV e XVI per documentare il tratto tra Borgo e Fornovo, non attestato dalle fonti, e, come sempre aveva coinvolto altri studiosi: Tappe della Via Francigena: Fidenza Coduro – S. Margherita Borghetto Lanzabordoni.


1 maggio 2013 - Processione di S. Giuseppe a Bastelli 
Il pellegrinaggio, il camminare pregando, la processione, sono momenti di un unico andare nella vita dell’uomo. Da sacerdote di campagna Don Amos sentiva molto le processioni come si formavano un tempo, che oltre a riunire le persone nella preghiera, per stabilire una connessione tra cielo e terra, mantenevano le tradizioni e l’identità dei luoghi. E lui continuava a disporle, anche se i fedeli diminuivano sempre… la processione per la Passione Vivente con la Via Crucis del Venerdì Santo, quella di Sant’Antonio abate con la benedizione degli animali, quella a piedi nudi verso la stele in fondo al prato… magari piccole, corte, ma fatte con amore e con fede.
Le tre foto del I° maggio 2013 ricordano momenti della sua ultima processione a Bastelli, se si esclude quella dalla Chiesa al cimitero del 2 novembre successivo, per la commemorazione dei defunti. Nella festa di San Giuseppe lavoratore, la statua del Santo col Bimbo in braccio è messa su un carrello con le ruote, per fare il giro del piazzale antistante la Chiesa, e lui a guidare lo sparuto corteo in preghiera, invocando il lavoro per tanti giovani, con una semplicità disarmante.
Don Amos era questo e altro.

Penso comunque che il miglior ritratto fotografico e intimo fatto al prete nato alle Roncole come Verdi (di cui gioiva in segreto) sia in quello scatto di Ambrogio con tanto di data e orario (soprattutto questo lo definisce): 3 ottobre 2012, h 12,22.
I bersò della Fiera di San Donnino sono già montati ma ancora vuoti in una bella giornata di sole. Anche la piazza è vuota, ormai quasi tutti, visto l’orario, si sono affrettati verso casa. Don Amos no, chissà dove va… non certo verso casa, forse in Vescovado.
Intanto tira fuori dalla borsa il giornale e legge fin che cammina.
Ecco, lui era così, più avido di conoscenze, pensieri e intenzioni che di cibo. Gioiosamente instancabile.
Grazie Ambrogio, perché ci sei sempre, alla ricerca… e qui hai colto e fissato per noi l’attimo fuggente.                                   Mirella

Don Amos ci ha lasciati il 30 dicembre 2013. 
Una Santa Messa di suffragio sarà celebrata da Don Gianemilio Pedroni il 29 prossimo, sabato, alle 17,30, nella Chiesa di San Pietro.

Mirella Capretti
Fidenza, 26 dicembre 2018                                                                    

3 commenti:

  1. Grazie, Mirella, per questo bel ricordo di don Amos; un omaggio dovuto ad una persona umile, ma grande.

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  2. Tanti cari ricordi anche da parte mia.

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  3. Porto nel cuore la figura di questo grande uomo essenza di estrema spiritualità e grande cultura, ha celebrato e benedetto il mio matrimonio, forse l'ultimo l'1 settembre 2012 nella Chisa Bastelli. Mi chiamava la sposa del 5 maggio, perché è il mio giorno di nascita come il suo e quello di suo padre.
    Grazie Mirella per questi bei ricordi.
    Maria Pia e Cosimo

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