domenica 6 ottobre 2019

Gastronomia yankee


(A.P.) Nel pubblicare, con piacere, questo articolo di Franco, non posso evitare di dare una diversa lettura è possibile; d'altra parte trattandosi di battaglia commerciale anche le legittime ragioni talvolta vengono sostenute da forzature di toni ad uso della pubblica opinione.
L'annotazione che riporto qui sotto mi giunge proprio dagli Uniti Uniti da persona borghigiana che per motivi di lavoro vi vive tuttora.
È vero che ci sono tantissimi prodotti alimentari con nomi che hanno assonanze italiane, è vero che ci sono un sacco di prodotti alimentari con nomi italiani che sono prodotti in USA (Salame Milano, Salame Genova, Prosciutto ecc.), però il vino in polvere non l’ho mai visto. Il vino costa molto caro e quello prodotto in America costa più caro di quello importato (alla faccia dei dazi!!!).
Ci sono poi i grossi salumifici italiani (..., ... ecc.) che hanno costruito stabilimenti in
USA e che producono salumi con nomi italiani (non il Prosciutto di Parma) così come produttori italiani di formaggi (..., ..., ...) che fanno le mozzarelle, il pecorino, Parmesan ecc. in USA e fanno credere che sono fatti in Italia. Anche i francesi con la marca ..... fanno formaggi in USA (Brie, Roquefort, Camembert, ecc.) e fanno credere che sono importati.

Parmesan vs Parmigiano


In un comunicato sul principale quotidiano di Parma, Nicola Bertinelli, Presiedente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano,  rivela cause ed obiettivi dei dazi che colpiscono questo prodotto italiano di eccellenza. Un documento della NMPF (l’Associazione dei produttori di latte che produce più dei due terzi del latte americano) rende chiara ed esplicita la volontà del governo americano di fare guerra alle Indicazioni Geografiche Europee. 
Nell'elenco dei prodotti soggetti a dazio aggiuntivo del 25% , ricade anche il Parmigiano Reggiano. I dazi sono una ripicca del fatto che l’Europa tutela le DOP registrate: i formaggi americani, come il Parmesan, l’Asiago, la mozzarella, il Gorgonzola, la Fontina made in USA non possono pertanto entrare all'interno dell’UE. 
“Le pretese del governo americano sono assurde -dichiara Bertinelli- noi non permetteremo mai agli americani di vendere in Italia il Parmesan, quale Parmigiano italiano. Noi dobbiamo difendere i nostri prodotti, perché li sappiamo fare solo noi e perché sono espressione del territorio e della cultura del nostro Paese.  Sul mercato non ci devono più essere un Parmesan made in Wisconsin, un Asiago o un Gorgonzola americani. Il Parmigiano Reggiano è un patrimonio culturale italiano, come il Colosseo.
I ‘tarocchi' che vengono prodotti altrove e che usano un nome che evoca il prodotto originale italiano hanno come effetto quello di trarre in inganno il consumatore. Chi acquista il Parmesan è spesso convinto di comperare un prodotto italiano.  Per questo motivo il Consorzio del Parmigiano Reggiano si batte affinché, anche fuori dall'UE, il nome Parmesan possa essere utilizzato solo per l’autentico prodotto Parmigiano-Reggiano. Altrimenti, non saranno solo le aziende italiane a subire un danno, ma tutti i consumatori americani che vengono ingannati, perché acquistano un falso nella convinzione che si tratti del vero Parmigiano Reggiano”.  
Io, comunque, ripensando alle schifezze alimentari e gastronomiche yankee, dubito che gli americani riescano a distinguere tra un Parmigiano italiano ed un Parmesan locale, preferendo il primo. Sono abituati a cibarsi di tali obbrobri culinari, che le nostre eccellenze alimentari non vengono certo apprezzate da chi ingolla junk-food a vita.
Franco Bifani

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