Pagine

domenica 8 dicembre 2019

Gesù Natale e Babbo Bambino

Natale è una nostalgia di vecchi in un paese dove non nascono più bambini. 
Natale è una lunga vigilia piena di eventi e di spese, e, alla fine, non ci si ricorda della festa e non siamo più pastori per stupirci.
Tutto questo il saggio di Franco Bifani lo sottende senza dirlo.
A. P.

Gesù Natale e Babbo Bambino

Ambrogio, si sta appropinquando il Natale. 

Intendo, ancora adesso, quello la cui magia erano papà e mamma a casa, con noi bimbi, tutto il giorno, l’albero con mille luci e le palle colorate, di cui la metà si infrangevano a terra, ogni anno, allestito da mio padre, il presepe, con il muschio staccato dalle cortecce degli alberi, la carta blu stellata, con la cometa, sullo sfondo, -anche questo costruito e dipinto da papà- il panettone, allora solo Motta o Alemagna, le vigilie con la casa piena di parenti ed amici, io ed i miei fratelli in camera a giocare, svegli fino a tardi, lo zucchero a velo sul pandoro, rigorosamente Melegatti, da leccare prima di addentare la fetta, il Monopoli infinito, tutti insieme, i regali da scartare, con febbrile trepidazione, l'immancabile neve, a cumuli, su cui slittare e per fare a pallate.
L'attendevamo, incollati ai vetri, che si appannavano subito, e sbriciolavamo il pane secco, per i passerotti, sui davanzali. 
Tornavamo da fuori con i guanti di lana fradici, le mani violacee e dolenti, le scarpe zuppe, i piedi raggricciati dal gelo.
Allora non c'era Babbo Natale, c'era solo il Bambin Gesù. Ora, ricalchiamo malamente e in ritardo, gli ammeregani, e imperversa Babbo Natale, in rosso Coca Cola, non Valentino, epa enorme, passo malfermo da semisbronzo, stivaloni enormi.
Avanza barcollando, tra catarrosi Oh! Oh! Oh!, Merry Xmas! Ci manca lo scaracchio finale, sulla neve. Io lo chiamo Babbeo Natale. Fra l'altro, la X è l'iniziale del Xristòs greco, Mass, la Messa di Natale; che confusione, tra sacro e profano, Cristo e Coca Cola! Di Santa Klaus che cosa è rimasto? 
Ma così si mettono l'animo in pace agnostici ed atei. Dies Natalis: di chi? Nella culla del presepe, che ci mettiamo, il pancione rossovestito? Magari, meglio dietro un bancone, a mescere bicchieroni di Coca e Fanta e a riempire secchi di pop-corn. 
Non mi piace per niente, 'sto ciccione; yankee, go home! La mia deve essere SantaKlaustrofobia.
Franco Bifani

6 commenti:

  1. Mi è bastato il titolo per indovinare l'autore...e la lettura me l'ha confermato. Condivido il pensiero e aggiungo: " Cosa resterà di questi anni in cui non ci ritroviamo con i nostri ricordi?"

    RispondiElimina
  2. Trovo orribile quel Babbo Natale che si arrampica da finestre e balconi...

    RispondiElimina
  3. Ät gh'è pran rägión, Biffino! È che dire degli inguardabili Babbo Natale gonfiati? Quelli che pendono, oscillano, volteggiano dai balconi in una patetica danza? Mama mia che lävûr!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ricordo anche che, la sera della Vigilia, mio padre accendeva la lucina sulla soglia del Presepe e insieme a lui recitavamo una preghierina, lì davanti.

      Elimina
  4. Dopo avere vissuto il Natale come era e come dovrebbe essere, vorrei potere saltare a piè pari questi giorni. Per fortuna mi accompagnano dei bei ricordi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Be’, dai, Anonimo, insieme ai bei ricordi, consoliamoci con il panettone e il pandoro. Sempre Melegatti.

      Elimina