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domenica 26 luglio 2020

25 luglio 1943: esultanze, delusioni, poi solo sofferenze

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, che non si riunisce dal 1939, approva l'ordine del giorno che sfiducia Mussolini. La mozione, presentata da Dino Grandi, passa con 19 voti favorevoli (Acerbo, Albini, Alfieri, Balella, Bastianini, Bignardi, Bottai, Cianetti (ritira il giorno successivo), Ciano, De Bono, de Marsico, De Stefani, De Vecchi, Federzoni, Gottardi, Grandi, Marinelli, Pareschi, Rossoni), 7 contrari (Biggini, Buffarini-Guidi, Farinacci, Frattari, Galbiati, Polverelli, Scorza, Tringali Casanova) e un astenuto (Suardo).

Badoglio è il nuovo Capo del Governo, la guerra non solo continua ed incrudelisce. Il 2 di Agosto, festa di tutti gli uomini, nei Balcani viene lanciata
una massiccia campagna offensiva contro le forze resistenti locali, sarà un disastro.  
Il paese esulta per la caduta di Mussolini



 Il 26 luglio 1943 a Fidenza un funzionario fascista, nel 
palazzo Littorio, distrugge la grande immagine del Duce.
I salti di corsia da quel momento e per due anni saranno
particolarmente numerosi (endemici) a Fidenza ed altrove.
Graziani e Badoglio, si erano incontrati a Caporetto, poi
fraternamente s'incontrano in terra d'Africa.
Qualche anno dopo, nel 1943, si divideranno le spoglie 
di
 una Italia stremata  e fecero del loro peggio

3 commenti:

  1. Ammirevole il comportamento eroico di Re Sciaboletta, nano nel fisico e nel coraggio. Ha sulla coscienza migliaia di soldati e civili, abbandonati al loro tragico destino.

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  2. E' una tradizione nazionale che dura da secoli:
    “Ahi serva Italia, di dolore ostello / nave senza nocchiero in gran tempesta / non donna di province ma bordello”
    Mah!

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    1. Dei pochi re che hanno governato l’Italia, V. E. III è senz’altro il peggiore. L’unica sua preoccupazione era quella di conservare il trono, ad ogni costo. Era ottuso e tetri o, sempre tremebondo ed ossequioso dinnanzi a Mussolini ed Hitler, riottoso a passare il potere al figlio, che disprezzava ed ha invece dimostrato grande dignità e prudenza, lasciando il Paese, nonostante in molti lo avessero consigliato di restare e confutare i risultati. Non voleva scatenare una guerra civile.

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