domenica 13 settembre 2020

Fidenza ricorda i suoi Carristi nel 77° anniversario dei fatti d’arme del 9 settembre 1943


Domenica 13 settembre 2020 Fidenza ha ricordato i suoi Carristi nel 77° anniversario dei fatti d’arme del 9 settembre 1943, la cerimonia ha vissuto due momenti commemorativi.
Il primo momento alle ore  10,15 con la celebrazione della messa in suffragio presso la Chiesa di S. Maria Annunziata. La messa, officiata dal parroco don Mario Fontanelli, è stata preceduta dalla benedizione della corona d'alloro che, tradizionalmente, il Comune offre in questa ed altre ricorrenze civili. La presenza del Gonfalone comunale, dei labari e delle bandiere delle associazioni combattentistiche e d'arma e della pubblica assistenza è stata confermata nel rispetto delle norme in atto dettate per l’emergenza COVID.
Erano presenti le autorità civili e militari, in questa cerimonia l'amministrazione comunale era ufficialmente rappresentata dall'assessore Maria Pia Bariggi al cui fianco era parimenti presente Rita Sartori, Presidente del Consiglio Comunale.


Nel corso della cerimonia si sono avuti i due momenti dedicati: la lettura dei nomi dei soci dell'Associazione Carristi deceduti in questi anni e, al termine, la lettura della Preghiera dei Carrista. 



Fabio , pronipote di Francesco Giavazzoli, uno dei dieci carristi uccisi il 9 settembre 1943, è stato il lettore, così come poi saranno Gino e Matteo Giavazzoli, rispettivamente figlio e nipote del caduto, a deporre la corona di alloro al monumento dedicato ai dieci carristi in prossimità del luogo della loro caserma, la ormai demolita Rocca di Fidenza in Piazza Garibaldi.
Guidato dal gonfalone comunale e dalle bandiere si è poi formato il corteo che ha portato i presenti e i cittadini, nel frattempo aggiuntisi, attorno al monumento.  


Qui la cerimonia si è aperta con l’Alzabandiera, l'esecuzione dell'Inno degli Italiani  e del Silenzio d’Ordinanza. Era infatti presente la banda municipale “G. Baroni” per le esecuzioni musicali, la terza uscita credo dopo il periodo di forzata inattività che tutti conosciamo.


Alla deposizione della corona di alloro hanno fatto seguito i saluti del Sindaco Andrea Massari ed del presidente dell'Associazione Combattenti e Reduci Ambrogio Ponzi.
Il Sindaco Andrea Massari si è soffermato sull'importanza di quella ormai lontana testimonianza di coraggio e di fede per i cittadini e la città. Il Sindaco ha poi ringraziato i familiari del caduto Francesco Gavazzoli che con la loro presenza hanno reso palpabile il ricordo.


Hanno concluso la cerimonia le parole del Presidente dell’A.N.C.R. locale Ambrogio Ponzi che ha ripreso brevemente quegli episodi di coraggio e di sacrificio accaduti in quei giorni collocandoli nel contesto storico di quel settembre citando altri avvenimenti in cui fidentini hanno partecipato, avvenimenti uniti da un unico ideale di riscatto patrio e civile.
Il testo di questo discorso è qui sotto riportato integralmente.


Episodi di coraggio e di sacrificio

"L’anno scorso mi sono soffermato sui fatti accaduti in quella giornata del 9 settembre 1943 quando carristi di stanza a Fidenza immolarono le loro giovani vite combattendo a Parma ed a Piacenza. 
Ricordavo come il valore di questi nostri soldati sia stato il primo atto di opposizione all'occupazione nazista ascrivibile a Fidenza. 
A Parma i nostri carristi arrivarono quando ormai i combattimenti volgevano al termine e la resa stava per essere o addirittura era già stata concordata.
Il nemico poté preparare un vero e proprio agguato con unità corazzate e anticarro e nel breve accanito scontro a Piazzale Marsala due carri furono subito colpiti, un terzo carro speronò un carrarmato Tigre nemico, ambedue precipitarono nel greto della Parma. Gli altri carri, passato il torrente. vennero colpiti ed immobilizzati. 
Tutto in una manciata di minuti, alle 8.15 la tragedia era compiuta per i sottotenenti Antonio Manazza e Francesco Villari, il sergente maggiore Franco Jovino, il caporal maggiore Francesco Giavazzoli e i carristi Achille Piacentini e Giuseppe Strepponi.
La stessa sorte a Piacenza è toccata ad altri carristi del 433° battaglione: il sottotenente Guglielmo Dimeo, il sergente Lorenzo Corratella, i caporali Franco Dall’Aquila e Roberto Sanpaolo.
Lo scenario della battaglia di Piacenza in realtà era ben diverso ma l’esito del combattimento fu ugualmente tragico.
Il primo carro fu centrato alle ore 10 e vi trovò la morte il caporale Roberto Sampaolo. Il secondo carro fu colpito dalle bombe dello spezzonamento aereo, gli aerei partivano dall'aeroporto di Piacenza già da tempo nelle mani dell’esercito tedesco e vi trovarono la morte il carrista pilota Franco Dall'Aquila e il sottotenente Guglielmo Dimeo. Stessa sorte il terzo carro dove morì il sergente Lorenzo Corratella.

Ma non è corretto storicamente isolare come episodi questi fatti, la commemorazione dei caduti ha significato se ne comprendiamo la lezione collocandola nel suo contesto storico.
Percorriamo quindi brevemente quei giorni nel nostro territorio e vedremo come quel sacrificio non sia stato un accadimento inutile, non furono fatti che portarono al niente.

I soldati di stanza a Fidenza furono radunati e portati alla stazione ferroviaria per essere deportati in Germania. I lavoratori ferroviari e i civili trovarono rapidamente vestiti civili per molti e li aiutarono a fuggire. 
Le armi dei soldati italiani furono raccolte e nascoste da civili. Questi fuggitivi si sparsero anche nelle colline, insieme alle prime reclute partigiane. 
Ed ora è doveroso rendere memoria a Bruno Frati, Nando Amadei, Franco Plizza, che aiutarono tantissimi carristi catturati nella caserma della rocca ed ammassati allo scalo merci della stazione a sfuggire alla deportazione. Franco Plizza, l’ultimo dei tre a lasciarci, lo ricordiamo sempre presente a questo ed agli altri momenti di commemorazione e ricordo.

Seguirono in quei giorni altri episodi in cui risaltano nomi di nostri concittadini. 
A Fidenza, la Resistenza fu mobilitata dal Partito Comunista Italiano, attraverso Emilio Robuschi. Ben presto attirò seguaci da altri partiti politici, cattolici e studenti. Fu in quei primi giorni che i fuggitivi britannici da Fontanellato furono assistiti
Gino Albignani ('Canali') trasportò molti sulle colline di Salsomaggiore su ordine e a spese di Gino Fantoni di Parola. 'Canali' era con la famiglia a Paroletta e divenne il tassista della “Fidenza resistente”
Altri fidentini vengono ricordati e citati, anche nei memoriali inglesi, come Guido Camorali: “Gli inglesi si sono fermati a Fidenza principalmente a casa di Guido Camorali, ma anche con altre famiglie. Il signor Camorali, purtroppo, fu uno dei settantadue partigiani che persero la vita durante la lotta di liberazione nella zona di Fidenza”.
Il contributo di questi ed altri fidentini continuerà nell'ultimo trimestre del 1943 e non verrà meno quando, superata la crisi organizzativa invernale, la Resistenza prenderà la forma di resistenza armata nel marzo del 1944.
Episodi noti e meno noti, confermeranno poi che il contributo dei civili in varie forme è proseguito, ben lo sapevano i tedeschi che nei rastrellamenti non risparmiarono certamente i civili.

Un’altra ricorrenza deve essere ricordata in questa giornata.
L’otto di settembre di due anni fa fu posta una targa marmorea nel portico d'accesso al cortile del Palazzo Comunale dedicata ai militari che, nello stesso mese, privi nella maggior parte dei casi di ordini, dovettero arrendersi alle organizzate forze germaniche. 
Non sempre fu una resa semplicemente subita, vi furono atti di opposizione anche armata. Le catture avvennero in Italia, è il caso dei carristi della caserma della Rocca a Fidenza, ma principalmente in altri teatri di guerra, nei Balcani centinaia di migliaia di militari italiani subirono questa sorte, la cattura costò la vita agli ufficiali dove l'adesione alla resa non fu immediata cito la divisione Arezzo in Albania che inquadrava numerosi nostri concittadini. 
La targa ricorda quei 600.000 e più internati che rifiutarono di collaborare con l'allora nemica Germania, essi formano la componente “senza armi” della resistenza. Tra di loro gli oltre 200 fidentini che ebbero tale sorte si sono poi ritrovati nell'Associazione Combattenti e Reduci. 

Come ben sappiamo gli eventi ricordati fanno in massima parte riferimento a quella manciata di giorni compresa tra l’otto di settembre ’43, giorno dell’armistizio, ed il 16 dello stesso mese, quando a Monaco Benito Mussolini firmava i sei primi “foglio d’ordine”, dove tra l’altro ordinava di “dare quotidiana e cameratesca collaborazione alle forze militari germaniche che si battono sul suolo italiano contro il comune nemico”.
Una aperta sconfessione e condanna di tutto quanto abbiamo finora raccontato. 

Termino con un richiamo all'oggi, viviamo infatti una atmosfera che, non solo tende a dimenticare i travagli della prima metà del Novecento, ma anche quanto quelle sofferenze e tragedie ci hanno dato: settant'anni di Democrazia e di Pace in Italia ed in Europa. Dimenticando questi legami ed i conseguenti benefici che ne sono derivati sarà fatale che le tragedie si ripetano."




*Per tutte le immagini ringraziamo Rita Massenza e Mirella Capretti.




3 commenti:

  1. I tedeschi da millenni si sono dimostrati maestri insuperabili nella distruzione di cose e persone.

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  2. Non bisogna dimenticare. E non bisogna dare per scontati la democrazia (che nel 90% del resto del mondo non esiste) e la pace perché 75 anni senza guerre nella storia d'Italia non c erano mai stati prima.
    Grazie sig.Ponzi.

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    1. Un concetto da trasmettere ai ragazzi, affinché possano apprezzare il Paese in cui vivono e comprendano che qualcuno l'ha guadagnato per loro con sacrificio.

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