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giovedì 12 novembre 2020

Il Cristo dell'Antelami tolto dall'abside


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«Laddove il percorso è eloquente nella sua documentazione storica, esso esige un'operazione di giustizia al fine di riconsegnare l'opera alla funzionalità originaria prospettata dal suo autore».

«Occorre ridare dignità al luogo liturgico della proclamazione della parola come richiede lo stesso Concilio Vaticano II; per questo il pulpito ricomposto a terra è determinante».
Queste due affermazioni, rispettivamente del vescovo di Fidenza Ovidio Vezzoli e dell'architetto Manuel Ferrari, dell'Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi, sono riportate nell'articolo pubblicato nell'inserto domenicale del Corriere della Sera un paio di settimane fa e firmato dal Prof. Arturo Carlo Quintavalle, storico dell'arte e accademico italiano. L'articolo, che ha come titolo "L'antico pulpito sulla via dei pellegrini", mostra una foto d'assieme del catino absidale del Duomo di Fidenza e alcune altre immagini di dettaglio.

La notizia vera è che sarà "calata a terra, grazie all'autorizzazione del Mibact, una statua di 131X60X30 centimetri, forse 500 chili di peso, opera imponente, di qualità altissima". 

La statua è un Cristo Pantacratore databile attorno l'anno 1200 ed è attribuita all'Antelami stesso.

Un'opera che Quintavalle descrive e compara con altre sculture. Nell'articolo vengono anche raccontati gli altri quattro pannelli raffiguranti i simboli degli evangelisti e due angeli, sempre incastonati nelle volte a ogiva del catino absidale da più di quattro secoli. 

Queste ultime sculture dovrebbero per ora rimanere al loro posto, almeno questo è quel sembra ad una prima lettura, ma non è difficile intravedervi altre soluzioni di ancor maggiore portata. 

Successivamente l'articolo è stato riproposto dal settimanale della Diocesi di Fidenza "il Risveglio" mentre in precedenza, nella presentazione dell'iniziativa "Antelami a Fidenza", si informava che:

"entro la fine dell’anno, sarà traslocato dietro l’altare maggiore, alla base della nicchia del catino absidale, il Cristo Pantocratore oggi collocato a 10 metri di altezza. La statua, di dimensioni rilevanti (131,5x60x30cm) e peso presunto di 523 kg. è opera, di grandissimo interesse, attribuita da Carlo Arturo Quintavalle al Maestro del pulpito di Reggio Emilia."

Una sistemazione quindi non liturgica ma museale della statua in una prospettiva che difficilmente può ritenersi "provvisoria", si è piuttosto portati a pensare che anche gli altri quattro pannelli vengano, prima o poi, rimossi nel tentativo di ricomporre l'assetto originario che vedeva le statue come parte di un pulpito o di un complesso più composito.

Già nel 1969 lo stesso prof. Quintavalle scriveva: 

"... le sculture, ed in particolare i quattro simboli degli evangelisti, non sono certo state certamente destinate al culmine dell'abside, provengono invece e con ogni probabilità da un ambone, secondo i documenti smembrato nel 1561 ..."

Non ci sembra che da quella prima dotta intuizione gli studi o i tentativi di studio abbiano prodotto in cinquant'anni maggiori conoscenze utili per la ricostituzione dell'impianto, ambone o pulpito che sia. 

Mancando per ora indicazione del come e del dove, è giustificato il timore che si porti a termine l'operazione con una collocazione storicamente spuria, sammarinese.

Un rischio che ha molti precedenti negativi nel duomo stesso,  nell'Ottocento e nel passato Novecento.

Roberto Tassi, critico e storico d'arte, concludeva la sua fondamentale e monumentale monografia, pubblicata nel 1973 e dedicata al nostro duomo, con queste parole:

"L'opera estrema di questa storia del Duomo di Fidenza è forse la figura di Cristo,  che si trova ora nel catino dell'abside; con lui finisce il tempo glorioso della chiesa, il tempo vivo dei rapporti tra un monumento e un popolo che vi è vissuto intorno e ne ha fatto lo specchio, il testimone, della propria storia e della propria natura.

Da quel momento può iniziare solo un racconto arido di restauri, cinquecenteschi, ottocenteschi, contemporanei, e di manomissioni, portante ognuno la sua ferita all'antico corpo; ma soprattutto la dolorosa testimonianza, che si fa ogni momento più grave mentre la viviamo, della corruzione e dello sfacelo cui esso va incontro. Questo, di oggi, è il momento più triste, più pericoloso e sacrilego, della vita del Duomo. Nei nostri anni il grande monumento è entrato nel tempo della sua agonia."

Ambrogio Ponzi

Inserito da secoli nel catino absidale, in posizione assolutamente dominante, sia del presbiterio che della navata centrale, il Cristo è parte di noi, della nostra città, esattamente lì dove la Storia l'ha portato. 





Commento di Simone Ponzi
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Condivido le riflessioni di questo post, anzi ribadisco la perplessità mia fortissima di fronte ad una operazione che mi preoccupa profondamente. Chi ha a cuore la vera tutela del bene artistico, la sua conservazione e chi conosce a fondo la storia e l'importanza della meravigliosa cattedrale fidentina dovrebbe prestare molta attenzione e valutare con somma cautela le conclusioni, per me discutibili, dell'articolo uscito sul Corriere della Sera poche settimane fa. Qui si arriva, sposando le tesi di Arturo Carlo Quintavalle, ad invocare, con termini roboanti ma non appartenenti al vocabolario della storia dell'arte e della tutela del patrimonio artistico, "operazioni di giustizia" o, peggio ancora, necessità di "ridare dignità al luogo liturgico". Il tutto come? Smurando una straordinaria scultura del Cristo Pantocrator, che da secoli dal catino dell'abside si rivolge ai fedeli, per "calarlo a terra". Ora, i monumenti sono fatti di stratificazioni, di memorie, di infiniti segni che il tempo lascia sulla pietra e che il silenzio rende preziosi al nostro sguardo. Alterare questi fragili equilibri, per giustificare operazioni di museificazione non richieste dal contesto scultoreo e architettonico attuale e invocare, addirittura come determinante, la ricomposizione di un ipotetico pulpito all'interno della Cattedrale significa sostanzialmente dare il via ad una serie di interventi che feriranno quello straordinario contesto fatto di memorie, di opere d'arte, di ombre, di vuoti e di silenzi, appunto. La memoria dello scempio fatto negli anni 80 del settecentesco altare del Duomo dovrebbe servire come monito, ricordandoci che nella storia dell'arte tutelare, conservare e valorizzare l'esistente sono compiti infinitamente più importanti del ricollocare, smurare, ricomporre.

4 commenti:

  1. A prescindere da tutte le dotte spiegazioni, siamo cittadini di Fidenza da sessanta anni e tutta la nostra vita è stata accompagnata dalla presenza del Cristo in quella ben visibile posizione, non accettiamo che il da poco tempo inquilino, ospite della NOSTRA Cattedrale, dichiarando di trovarsi a casa propria, decida di modificare la "storia". Il CRISTO resta, l'inquilino passa.

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    1. Ma come, Ella, Anonimo, osa opporsi alle auguste decisioni e supreme intenzioni di Sua Eccellenza Reverendissima? Blasfemo, eretico, al rogo in piazza Garibaldi o sul sagrato del Duomo!

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  2. Tutto questo non ha alcun senso, rivoglio il mio cristo appeso per dirne una

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  3. Il Cristo Pantocratore deve rimanere dove è sempre stato, ben visibile a tutti i visitatori. Non ha nessun senso a spostarlo.

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