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sabato 29 maggio 2021

Vivere e godersi il Grande Fiume. Per ripartire, stavolta sì, tutti insieme.




Da tanti anni si parla di turismo fluviale. Una parola, “turismo”, che fino a non tanti anni fa, sulla riva lombarda come su quella emiliana, poteva sembrare una eresia, una chimera. un discorso fuori dal normale.
Poi, con il tempo, si è capito che non era qualcosa di così lontano da noi e, se è vero che tanto è stato realizzato, sull’una e sull’altra sponda, è altrettanto vero che non mancano purtroppo i progetti finiti solo sulla carta, a far polvere negli scaffali di qualche Ente. 
E’ mancato il cosiddetto salto di qualità, ma l’occasione per compierlo è ancora lì, a un passo e la pandemia in corso, paradossalmente, anziché frenare può rilanciare la promozione dei nostri territori.
La gente è alla ricerca di un cosiddetto turismo alternativo, di prossimità, fuori dai luoghi maggiormente affollati. In questo senso i territori bagnati dal Grande fiume possono essere di grande attrattività, per i loro giacimenti ambientali, culturali, storici e gastronomici. Per quella pace che sanno offrire, tra silenzi e sapori, profumi e paesaggi unici e suggestivi.

Se i nostri territori vogliono compiere il salto di qualità decisivo devono saper andare oltre gli “steccati” comunali, provinciali e regionali. 
Si è sempre detto che il fiume unisce e non divide; se crediamo che queste non debbano essere solo belle parole o semplici propositi, ma una base su cui realizzare e vivere il nostro rilancio è indispensabile lavorare e realizzare le cose insieme, oltre i comuni, oltre le province, oltre le regioni, in una visione unitaria e di squadra. 


Di un territorio che è unico, di qua o di là dalla riva: che può e deve crescere insieme. In questo senso, un fatto di base è dato dal riconoscimento, avvenuto ormai un paio di anni fa, della Riserva di Biosfera Po Grande, dato nientemeno che dall’Unesco. Riserva che interessa tutto il tratto mediano del Po, comprende qualcosa come 13 habitat di interesse comunitario e si estende nell’area di 85 comuni e 3 regioni (Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia). 
Proprio di recente è entrato nel vivo il piano d’azione della Riserva MabPoGrande Unesco e, nell’ambito degli ultimi Laboratori territoriali è proprio emerso un fronte comune che ha messo tutti d’accordo sul fatto che sia necessario, oggi più che mai, fare sistema con una serie di azioni concrete che riducano l’impatto sociale ed economico post pandemico. Per rilanciare l’economia anche nel territorio del medio Po.

Il Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po Meuccio Berselli ha rimarcato che anche durante l’ultima Borsa Internazionale del Turismo sono emerse numerose richieste da parte di viaggiatori (anche dall’estero) interessati a conoscere l’ambiente del fiume con i suoi borghi, le sue emergenze architettoniche ed ambientali e le sue peculiarità enogastronomiche. Richieste alle quali, i nostri territori, devono saper rispondere non solo con i fatti, ma soprattutto subito. Lo stesso Berselli ha ricordato che è in corso una progettualità che, mai prima d’ora, si era vista sul fiume.


“E’ necessario investire – ha osservato - con l’aiuto di tutti i portatori d’interesse, sui collegamenti legati alla navigazione interna e alle ciclovie, sul food e sull’ospitalità oltre che sul nostro straordinario patrimonio culturale ed ambientale. Unire il fiume per unire i territori deve essere il nostro obiettivo comune”. Alcuni progetti concreti stanno già prendendo forma. 
Tra questi lo sviluppo della navigabilità interna anche attraverso la creazione di servizi di traghetto che possano portare i visitatori a spostarsi tra le due sponde del fiume, sviluppando in particolare gli itinerari ciclabili (per conoscere il fiume sia dalle sue sponde che dal suo alveo); la creazione di una cabina di regia che coordini e promuova tutti gli eventi che si svolgeranno negli 85 Comuni coinvolti; la promozione degli alberghi diffusi sfruttando e recuperando cascine, case coloniche ed edifici rurali. In programma, grazie anche alla collaborazione dell’associazione castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, la creazione di un progetto turistico che coinvolga i 35 Castelli del Po, presenti lungo la fascia fluviale che va da Pavia a Rovigo.

Anche i privati devono fare la loro parte; occorre chi abbia voglia di investire, di mettersi in gioco, di realizzare iniziative nuove. Per i turisti il fiume non deve essere solo visto dalle sue rive, ma va vissuto direttamente tra le sue acque. 
Se la balneabilità, per diverse ragioni, è un obiettivo ancora distante (che non significa irrealizzabile, anzi), ora e subito si può e si deve investire molto sulla navigabilità, promuovendo itinerari e collegamenti in barca, dando vita e piccole e medie crociere, ma anche a veri e propri servizi di traghetto che possano portare le persone, tutto il giorno e tutto l’anno (non solo in estate), residenti compresi, a spostarsi agevolmente sull’una e sull’altra sponda del Po, anche per andare a fare la spesa o per frequentare i mercati settimanali o le fiere. Il fiume deve essere vissuto, non da lontano, ma accanto al suo corso.

Si promuovano allora mercati itineranti della terra e del Po, diurni e serali, con continuità, facendo conoscere non solo i prodotti di quella straordinaria enogastronomia che impreziosisce i nostri territori ma mettendo “in vetrina” anche gli oggetti e le idee del nostro artigianato e della nostra agricoltura. 
Si promuovano di più, e meglio, gli itinerari ciclabili, unendo quelli dell’una e dell’altra sponda, dando a tutti la possibilità di spostarsi tra argini e campagne, favorendo quei giovani che vogliono fare impresa sistemando ad esempio piccoli chioschi, direttamente lungo gli argini, per il ristoro di turisti, cicloturisti, cicloamatori, sportivi. Si crei una vera e propria rete dei musei e dei borghi del Po, con forme di associazionismo, prevedendo una scontistica per coloro che si spostano tra un luogo e l’altro, da una sponda all’altra.

Non si ignori il cosiddetto turismo religioso, che può e deve mettere in comunicazione i santuari, le pievi e le chiesette che sorgono lungo il fiume. In questo modo si potranno realizzare interessanti, variegati e gustosi pacchetti, da vivere tutto l’anno, a partire però da un’estate, questa, che è alle porte e deve vederci in campo tutti. Con iniziative, quelle elencate, semplici e realizzabili subito. Con l’obiettivo, non certo velato, di riportare la gente a rimettere gli ombrelloni sulle suggestive spiagge del Po, per vivere e godersi il fiume. Per ripartire, stavolta sì, tutti insieme.

L'Eremita del Po
Paolo Panni

1 commento:

  1. Bellissima proposta per cogliere il valore di un bene vicino non adeguatamente conosciuto, a cui accostarci con il rispetto che si deve ad un amico silenzioso che ci aspetta...Dopo tanta sofferenza è forse tempo di guardare a quanto di buono possediamo e trascuriamo.

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