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mercoledì 11 agosto 2021

Don Pietro Antonio Maria Zani, 12 agosto 1821, "duecento anni sono passati…"

Ricorrerà domani, 12 agosto, l'anniversario della morte dell'abate Pietro Zani, nato a Borgo San Donnino il 4 settembre 1748. Scrittore, poeta e critico, soprattutto. Per conoscere il suo vissuto e il suo operato, all'insegna del motto "Constantia et labor", si è nel tempo spesa con analoga e determinata passione la professoressa Mirella Capretti.
"Don Pietro si è sempre dichiarato fidentino, non borghigiano, e come tale si è nominato nel titolo dell’Enciclopedia e del libro sull'Incisione e nell’epigrafe per la sua sepoltura.
È pur vero che Fidenza ha una storia molto significativa costellata da tanti personaggi importanti che non sono ricordati; io ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino la vicenda umana di quest’uomo e mi è entrata nel cuore, da incontro sporadico per una ricerca di Scuola è diventata la passione dei miei giorni, per questo mi sento di fare qualcosa per lui. Solo la conoscenza, come diceva Leonardo, porta all'amore."
Nelle parole della Capretti e nei suoi studi sull'Abate potremo ritrovare il nostro illustre concittadino.
Maria Pia Bariggi

 

Duecento anni sono passati…
di Mirella Capretti

In un giorno di pioggia di qualche tempo fa mi trovavo in coda sulla Via Emilia in direzione Parma: procedendo con la macchina a passo d’uomo, appena superato il grandioso, per età, ponte di Maria Luigia, il mio sguardo si è posato su un cartello stradale: “Strada del Traghetto. Toponimo storico” (fig. 1).

(fig. 1) Strada del Traghetto. Toponimo storico.
Sulla destra, in alto, il ponte di Maria Luigia sul torrente Taro.

Un tuffo al cuore: di qui è passato l’abate Zani!
Di qui, infatti, il Nostro è passato tante volte…
Per portarsi a Parma per i suoi studi o per i pochi, sospirati, incarichi ricevuti, seguiti sempre da un mesto ritorno a Borgo, quando cambiava il vento politico.
Di qui è passato pieno di speranza, ancora diretto a Parma, dopo che la Duchessa aveva firmato il Decreto per far stampare “a proprie spese” l’Enciclopedia.
La penultima volta per trasferire in Città i mobili, i libri e i manoscritti, “esenti da visite doganali” (senza pagare dazio), sempre per il buon cuore di Maria Luigia che gli aveva concesso pure una somma annua per l’affitto di un alloggio vicino alla Tipografia, per seguire la complessa impressione dell’Opera con i caratteri mobili.

In quel momento ho pensato all’ultimo suo ritorno a Borgo…
Si, duecento anni fa, in questi mesi, dalle nostre parti, si consumava una piccola tragedia umana: il sacerdote e studioso che si è sempre definito fidentino, non borghigiano (solo dal 1927 la nostra Città ha ripreso l’antico nome romano), ma conosciuto in tutta Europa, vedeva sfumare, insieme alla sua salute, la realizzazione del suo sogno: la stampa dell’Enciclopedia Metodica Critico-Ragionata delle Belle Arti, un’impresa grandiosa, attesa, per la quale aveva profuso la sua passione, il suo sapere, le sue energie, e tutte le sue sostanze in ben trentacinque anni di intenso lavoro.
Si dovette arrendere, non riuscendo più a reggersi in piedi: il male alle gambe che già lo aveva tormentato, si manifestava più aggressivo da indurlo di nuovo a letto. Si fece trasportare a Borgo, sperando in una guarigione, o perlomeno un miglioramento che gli permettesse di ritornare a sovrintendere il lavoro.

Era verso maggio…
Prostrato e privo di forze, attraversando il torrente Taro, avrà guardato dalla barca il costruendo nuovo ponte in muratura, imponente, il più lungo in Europa dell’epoca, chissà con quali pensieri e tristezza nel cuore. Non lo vedrà finito…
“Nacqui troppo sfortunato e tale convien ch’io muoja. Pazienza”
Così scriveva l’abate don Pietro Antonio Maria Zani (Borgo San Donnino, 4 settembre 1748 / 12 agosto 1821) in una lettera ad Affò nel febbraio 1785 (Parma, Biblioteca Palatina). 
Confermo.

Sfortunato in vita e pure dopo. Non ha avuto infatti, dopo la morte, la considerazione che si meritava, solo in molti hanno approfittato dei suoi manoscritti:
La fama di quell’Opera incompleta continuò per molto tempo, e ancora nel 1870 a Parma, nel “Primo Congresso Artistico Italiano” dopo l’Unità d’Italia, dove si trattò di accademie, di scuole di disegno e in particolare di incisione, vista la tradizione calcografica del luogo, ci fu la proposta di Tommaso Giuseppe Isola, professore dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, a cui si associò Carlo Felice Biscarra, segretario della Reale Accademia Albertina di Torino, di promuovere il compimento dell’Enciclopedia Metodica di Zani da parte dello Stato.

“Di quest’opera «desiderata», sottolineava Isola, non si può che lamentare l’interruzione; tutto il mondo ricorre agli autori che dopo lo Zani hanno scritto sulle tracce di questo suo lavoro, usurpando a lui un primato e al paese l’onore di aver posseduto un tale autore. Questi stranieri, proseguiva, sono tedeschi, francesi, inglesi e altri; ora a me parrebbe dignitoso che quest’opera fosse interamente pubblicata per motivo di orgoglio nazionale e per la rivendicazione di un merito che va a uno studioso che ha reso all’arte un grande servizio”.
Il dibattito fu grande e propese per lasciar fare all’industria privata.
La cosa non ebbe seguito (R. Cristofori 2005).

Avevo inviato un sms agli amici, l’agosto scorso (2020): “Domenica 12 agosto 1821, ai rintocchi dell’Ave Maria, lasciava questa terra l’abate Pietro Zani. Confidiamo per il 200* di tributare un degno ricordo per questo illustre figlio di Fidenza, allora Borgo San Donnino”.
Il vento è ancora contrario, e lo è sempre stato, da quando ho cominciato a fare qualcosa per dargli voce e farlo conoscere…

Per il 200° della morte avevo pensato in grande, progettando già da anni.
I tempi sempre più difficili mi hanno rammaricata...
Nemmeno una corona di alloro sulla sua tomba! E pensare che per il 250° della nascita, letteralmente dall’oggi al domani, c’ero riuscita, come riportato, il giorno dopo, dalla Gazzetta di Parma (fig. 2). Nel secolo scorso, nel millennio scorso… Pazienza.

(fig. 2) Gazzetta di Parma, 5 settembre 1998, Giornale di Fidenza.

Brevemente la sua storia, se qualcuno non la ricorda.

Pietro, di umili origini, figlio di una lavandaia e di un sarto, orfano di padre a sette anni, andò a servizio a dieci da Enrichetta d’Este, vedova dell’ultimo Farnese, Antonio, nella rocca di Borgo San Donnino (fig. 3). 

(fig. 3) Ettore Ponzi, La Piazza della Rocca, carboncino su carta, 1970.

Dopo vent’anni, con il lascito testamentario della Principessa, fu ordinato sacerdote (abate è titolo onorifico), ma per una sopraggiunta grave sordità, non poté avere una parrocchia, e si dedicò con amore allo studio dell’incisione, allora molto in voga. 
Girò l’Europa a piedi per documentarsi sulla grande produzione di stampe - in massima parte a tema religioso - e comporre un’Enciclopedia d’Arte che contenesse il più grande Gabinetto di Stampe virtuale, vero, ma mai esistito, per eruditi, amatori (a quel tempo in gran numero), collezionisti, nobili, prelati, mercanti, artisti.
Lavorò all’Opera, attesa in tante città italiane e anche a Lione, Parigi, Londra e Vienna, per trentacinque anni senza vederla finita, causa la sua morte. Furono stampati ventotto volumi su un centinaio, grazie a Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma (fig. 4). 

(fig. 4) Enciclopedia Metodica Critico-Ragionata delle Belle Arti dell'abate D. Pietro Zani fidentino, Parte Prima, Vol. I, Parma, Tipografia Ducale, 1819, frontespizio, Parma, Biblioteca Palatina.

Anche le sue opere poetiche e le sue ricerche storiche sono rimaste manoscritte. 
Conobbe due papi, Pio VI e Pio VII, due imperatori, Francesco I d’Asburgo e Napoleone, oltre a nobili, eruditi e artisti. Stimato e ammirato, ma sempre in difficoltà economiche, ottenne aiuti dal duca di Parma Ferdinando I di Borbone e dal Corso, che gli fece dare 400 scudi in monete di Francia per recarsi a Parigi a consultare le grandi raccolte d’arte. 
Là ritrovò la prima stampa italiana - secondo Vasari e Baldinucci - del fiorentino Maso Finiguerra, cercata da tanti, e ne difese con documentazione il primato, contrastato dai tedeschi (fig. 5, 6). 

(fig. 5) J. L. C. Pauquet, Copia della stampa su carta di Maso Finiguerra
(Assunta o Incoronazione della Vergine), incisione, da Materiali per servire... , Parma, Stamperia Carmignani, 1802.

(fig. 6) L'Abate scopre a Parigi la prima stampa italiana di Maso Finiguerra D. V. Denon, acquaforte e acquatinta, 1797.98,
Londra, British Museum.

Considerato il più grande esperto di incisioni dell’epoca, la sua Enciclopedia, rimasta in massima parte manoscritta, meraviglia ancora oggi gli studiosi che la definiscono come “il più diretto precedente di un catalogo di stampe contemporaneo” (R. Cristofori).

Fidenza gli ha dedicato una Scuola e una Via, ma anche lui non è profeta in patria.

Per ricordarlo, ritorno su alcune pagine del volume L’ABATE DON PIETRO ANTONIO MARIA ZANI FIDENTINO Autore dell’Enciclopedia Metodica Critico-Ragionata delle Belle Arti (nato a quattro mani grazie al Preside Paolo Mesolella di Caserta - prima edizione 2010 - poi da me sola revisionato e ampliato - seconda edizione 2016), pensando che egli meriti ammirazione e gratitudine, e sperando di destare ancora un po’ di attenzione alla sua vicenda umana.

(fig. 7) Copertina del volume L'abate don Pietro Antonio Maria Zani
fidentino autore dell'Enciclopedia... , 2016.

La copertina del libro, come spesso capita con il viso di una persona, racconta molto… (fig. 7). Vi ho racchiuso la base del suo ritratto eseguito a Vienna dall’Unterberger nel 1792, con le sue mani.
La sinistra, che tiene la penna d’oca e il righello col suo motto “Constantia et labor” - con cui ha scritto migliaia di pagine al lume di candela - si appoggia sulla destra che sembra proteggere amorevolmente un volume dell’Enciclopedia, della Parte Seconda, quella da lui preferita. La talare fa da sfondo al suo sonetto di addio alla Patria tanto amata, autografo.
Il primo volume della Parte Seconda fu stampato solo nel 1817, ben venticinque anni dopo!
In quel ritratto c’è tutto il suo mondo e il sogno di una vita…

Dalla Cronologia dell’anno 1821 nel testo:

1821 - il 26 marzo il vescovo di Borgo Luigi Sanvitale gli fa richiesta di un manoscritto del defunto canonico del duomo Trecasali;
- il 6 aprile spedisce tutte le notizie raccolte sulla sua città natale a Giuseppe Tommasini e, tramite lo stesso amico, manda al Vescovo le iscrizioni del duomo e i disegni di Dal Verme;
- il 9 aprile il consigliere di Stato F. Cornacchia ringrazia a nome della Duchessa per il dono di un’incisione della Santa Cecilia di Gandolfi; da parte sua ringrazia per quella del Cupido dello stesso artista;
- a BORGO S. DONNINO si fa riportare a maggio;
- il 5 maggio, all’Isola di Sant’Elena muore Napoleone Bonaparte;
- il 2 giugno, Francesca Fornovi di Borgo S. Donnino gli chiede un sussidio;
- il 16 luglio riceve da Giovanni Mantelli alcune note per l’Enciclopedia;
- il 4 agosto il Consigliere di Stato scrive a Giuseppe Tommasini la difficoltà di dare risposte precise riguardo la continuazione della stampa, lui malato;
- l’8 agosto, detta il suo testamento;
- a BORGO S. DONNINO, il 12 agosto, domenica, l’ABATE DON PIETRO ANTONIO MARIA ZANI, muore nella rocca (?), ai rintocchi dell’Ave Maria;
- il 14 agosto la “Gazzetta di Parma” lo comunica in prima pagina;
- il 18 agosto la “Gazzetta di Parma” pubblica la “Necrologia”;
- il 31 agosto sono istituiti dalla duchessa Maria Luigia i “postini di Governo”;
- il 10 settembre la duchessa Maria Luigia inaugura il ponte in muratura sul torrente Taro attraversandolo in carrozza;
- il 12 settembre i funerali sono celebrati nella chiesa del Deposito dei Mendicanti (Gesuiti);
- il 18 settembre la “Gazzetta di Parma” riporta i funerali;
- a PARMA la stampa dell’Enciclopedia continua con i volumi VII e VIII della Parte Prima e i volumi VI, VII e VIII della Parte Seconda.

Le numerose carte riguardanti l’Abate, conservate presso la Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile e nell’Archivio Storico Diocesano di Fidenza ci fanno conoscere date, notizie e testimonianze della sua vita raminga vissuta in cerca aiuti al fine di realizzare i suoi viaggi e pubblicare i suoi studi. 
I passaporti, le lettere, gli attestati, le poesie, le richieste, le suppliche e gli scritti vari, si presentano generalmente in fogli singoli o inseriti in quaderni, in lingua italiana, latina, francese e spagnola, e sono stati archiviati numericamente come trovati.
Vi si conserva, per esempio, la lettera con cui il Ministro di Ferdinando gli comunica che il Duca ha accettato la ‘Dedica’, da lui espressa, da inserire nell’Enciclopedia, dell’ottobre 1794; e quella di venticinque anni più tardi, che gli fa sapere che pure Maria Luigia ha approvato la ‘Dedica’ da inserire nell’Opera ma “fatte alcune picciole modificazioni”.

Vi sono diverse poesie in lingua italiana e latina; tra queste, un lungo componimento in omaggio al teatro “che in un col buon costume insegna la morale”, altra passione di Zani, scritto nel 1791; e il manoscritto, steso dall’Abate, del Diario delle operazioni fatte dall’Accademia della Dama Agraria, sopra la “coltivazione” delle api.

La miscellanea è composta di documenti per la maggior parte scritti a mano con la penna d’oca e diversi stampati, inventariati in buste numerate da 1 a 104, per lo più bifogli, ma anche fascicoletti, riposti in una carpetta con i lacci detta busta.
Vi possiamo leggere una lettera confidenziale scritta di proprio pugno dal Vescovo di Borgo inviata all’Abate, a Parma, il 26 marzo 1821.
Essa non porta né intestazione né timbri, ma solo la firma “Luigi Vescovo”.
Che si tratti di Savitale, pur presentando il solo nome di battesimo, lo dimostrano alcuni riferimenti alla Diocesi e alla Città di Borgo San Donnino da lui governate.
Mons. Luigi dei conti Sanvitale di Fontanellato fu eletto Vescovo nel 1817, rimase fino al 1836, quando fu trasferito a Piacenza (dove porterà con sé il ritratto dell’Abate inciso a Parigi, che restituirà poi al Seminario di Borgo nel 1847, “perché con un piè nella fossa”, insieme a note e aneddoti sulla vita del sacerdote di cui fu testimone).
Il Prelato chiede a Zani un manoscritto del defunto canonico della Cattedrale - e prima notaio - Alfonso Trecasali, che crede in suo possesso, per poter comporre alcune memorie sulla Diocesi.
La missiva è su due pagine di un foglio piegato (di carta pergamenata che traspare), la cui quarta pagina fa da busta indirizzata: “All’Ill.mo Sig.re Sig.r mio Oss.o / Il Sig.r Don Pietro Zani / Parma” ed è chiusa con sigillo impresso a secco (“litterae clausae”) (fig. 8, 9).

(fig. 8) Lettera del Vescovo Sanvitale a Zani, recto, 1821,
Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile, Fidenza 

(fig. 9) Lettera del Vescovo Sanvitale a Zani, verso, 1821,
Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile, Fidenza

Non mancano, nelle carte conservate, riferimenti alla passione che l’Abate aveva per le stampe di cui amava far dono a persone di riguardo come il Papa, Bianconi, il marchese Malaspina…
La lettera del 9 Aprile 1821, per esempio, parla di due stampe, una Santa Cecilia donata alla duchessa Maria Luigia e un Cupido donato al Consigliere di Stato.
La missiva su due pagine è inviata dal consigliere di Stato, Cornacchia, a Zani, a Parma, dove lo studioso era impegnato nella stampa dell’Enciclopedia, in risposta alla lettera del 30 marzo precedente che accompagnava le stampe.
La busta relativa, col n° di protocollo 641, è indirizzata “Al Chiarissimo Signore / Il Signor Abate Zani Vice-Bibliotecario / Ducale / Parma” (fig. 10).

(fig. 10) lettera di ringraziamento all'Abate per la stampa
della Santa Cecilia, 1821,
Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile, Fidenza.

Nella raccolta vi sono anche pagine che ci parlano dei problemi di salute di Don Pietro e dell’apprensione degli amici ed estimatori di vederlo presto ristabilito. Emerge l’ansia del sacerdote di voler pubblicare interamente l’Opera, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita segnato drammaticamente dalla malattia.
Nella lettera del 4 agosto 1821 (otto giorni prima della morte) inviata dal Consigliere di Stato al signor Tommasini per Zani, a Borgo San Donnino, si riscontra la difficoltà a dare risposte precise alle “dimande” riguardo la continuazione della stampa dell’Enciclopedia in sua assenza. Non è segnato l’oggetto, ma di traverso è scritta la parola “Preme”.
La busta relativa è indirizzata “Al Signore / Il Sig.r Tommasini Giuseppe / Pel Sig.r Abate (fig. 11).

(fig. 11) Lettera a Tommasini per l'Abate malato, 1821,
Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile, Fidenza.

Tra gli ultimi fogli della miscellanea c’è un bel sonetto autobiografico, una struggente poesia d’amore e d’addio, dedicata dall’Abate alla sua “Patria” Borgo San Donnino.

Scritta di suo pugno sicuramente a Parma negli ultimi mesi di vita segnati dalla malattia, quando, impegnato nella stampa dell’Enciclopedia e sentendosi calare le forze, il pensiero fisso dell’immane lavoro ancora da terminare gli fa temere di non poter più fare ritorno, come avrebbe desiderato. Si farà trasportare a Borgo auspicando la guarigione con l’aria di casa, ma inutilmente. Riuscirà, quindi, a chiudere gli occhi dove li aveva aperti, ma non a vedere pubblicate le fatiche di una vita (fig. 12).

(fig. 12) Sonetto manoscritto dell'Abate alla Patria, 1821 ca.,
Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile, Fidenza.

“Quel Dio che il tutto regge, e che mi vede il core
Sa quanto alla mia Patria abbia portato amore:
E a Lui noto è pur anche l’acerbo e fier tormento,
Nel doverla lasciare, che all’anima ne sento.
Io già nutria in mente speranze le più certe
Di chiuder le miei luci ove le aveva aperte:
Ma il mio destin vuol forse che il fin de giorni miei
Veggomi in altro Cielo contrariar desir miei +
Io presso insigni Amici, e avanti il partir mio
Voglio a Voi, e alla Patria donar l’ultimo addio”.

Nella Biblioteca Diocesana si trovano anche volumi dell’Enciclopedia Metodica Critico-Ragionata delle Belle Arti, di tre diverse edizioni, ma incomplete.
L’edizione con legatura editoriale (di carta), col prezzo di cinque franchi ciascun tomo, è in precario stato di conservazione. Nei volumi mutili sono visibili i fascicoletti con cui veniva edita l’Opera su abbonamento e che potevano essere inviati anche singolarmente (come per l’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert della quale era possibile acquistare solo i fascicoli che interessavano). 
L’edizione rilegata a mezza tela è meglio conservata. 
Vi è poi un volume con rilegatura di pelle, isolato: il I della Parte Seconda.
Vi si trova la Poliantea Poetica rimasta inedita: un Dizionario di composizioni poetiche, per tema in ordine alfabetico, composte da più di mille poeti italiani, ed anche tradotte dalle migliori poesie straniere. È raccolta in ventidue pacchetti di fogli manoscritti tipo quaderno, con grafie diverse, legati e inseriti in sei buste.
Vi si trovano pure le Sentenze / Latine, e Italiane, pure inedite e manoscritte in ordine alfabetico, conservate in otto pacchetti inseriti in tre buste.
Vi sono poi altre cinque buste con materiale diverso.
Nell’Archivio Storico Diocesano sono conservate le Memorie Patrie. Le carte con gli appunti dell’Abate che riguardano la Storia di Fidenza, sono state restaurate nel 1991 e fatte rilegare dall’archivista di allora, il compianto don Amos Aimi in sette volumi in ordine cronologico.
Altri manoscritti riguardano le Strade, il Viaggio di Annibale, la Tavola Degli Alimentarij Di Trajano…

Dalle foto di Nando Dalla Gherarda (cui a distanza di anni esprimo ancora gratitudine per la disponibilità, preziosa e rara, e per la pazienza, infinita) possiamo godere la visione di quelle carte che sono state compagne di vita dell’Abate, piegate per essere portate in viaggio dentro una borsa di tela cerata - unico mezzo per salvaguardarle dalle intemperie - ed esibite in continuazione per dimostrare di essere in regola lungo le strade dei difficili tempi in cui è vissuto. Oltre ai passaporti e alle lettere di raccomandazione, infatti, doveva portare con sé anche il Certificato di Ordinazione Sacerdotale per dimostrare di essere prete, e il permesso del Vescovo.

Nei passaporti e nelle onorificenze, in genere su fogli di grandi dimensioni, risalta, con la luce radente, lo schiaccio delle raffinate incisioni, allora tanto utilizzate, che riportano simboli delle istituzioni, elaborate insegne nobiliari e armi gentilizie dei governanti, oltre ai timbri e ai sigilli “aderenti”, “impressi a secco”, o “in ostia”, cioè su sottile carta ritagliata e incollata con ceralacca (fig. 13).

(fig. 13) Passaporto per entrare in Vienna rilasciato a Zani
dall'Arciduca d'Austria nel 1791.

Dopo più di duecento anni quelle fragili carte che hanno scortato, condizionato, fatto gioire e anche soffrire l’Abate - chissà quante volte le ha rigirate fra le mani - ci emozionano, e il pensiero va riconoscente anche a chi le ha conservate nel tempo e a chi le ha raccolte tra la polvere e i calcinacci del vecchio Seminario abbattuto dai bombardamenti del 1944, evitandone la dispersione.

Naturalmente per quello che rimaneva, basti pensare ad esempio che Pietro Vitali era riuscito ad ottenere dai parenti di Zani, dopo la sua morte, il disegno della Pace di Maso - che Mariette di Parigi si era fatto mandare da Gabburri di Firenze - donato al Nostro da mr. Alibert.
Tra l’altro usato poi dal bussetano per screditare la scoperta parigina.

Notizie su di lui dalla “Gazzetta di Parma” del tempo.
Un po’ di storia.

Il giornale si stampava dal 1735 nell’ambiente di corte del Ducato e, tre anni prima della nascita di Zani, aveva ancora come titolo di testata “Novelle più recenti delle Corti d’Europa”, con lo stemma nobiliare dei Borboni, coronato, entro i collari con le insegne del Sovrano Militare Ordine di Malta e del Toson d’Oro. Riportava notizie ormai vecchie dalle capitali europee.
In seguito ebbe origine la testata “Gazzetta di Parma” con decorazioni diverse e un capolettera d’inizio. Al tempo del duca Filippo il giornale era ebdomadario (settimanale) e contrassegnato da un numero d’ordine progressivo annuale (che mantiene ancora oggi). Usciva il martedì in “quattro foglietti”, più un supplemento; se ne stampavano 300 copie di cui 100 erano regalate. Non si dava importanza alla cronaca locale.

Dal 4 agosto 1772 al 1796 la Stamperia Regio Ducale fu diretta dal “Principe dei Tipografi” Giambattista Bodoni. Il carattere di stampa risultò più raffinato, elegante e più leggibile, come avevano chiesto i Duchi.
Il duca Ferdinando poi, temendo conseguenze da parte dell’invasore, ne fece interrompere la pubblicazione: “Stimò prudente far tacere affatto ogni voce pubblica mentre pendevano incerte le sorti fieramente scosse dal genio del Bonaparte” (B. Molossi 1985).

Il “Giornale del Taro”.
Il 5 marzo 1811 fu stampato il 1° numero del “Giornale del Taro”, la “Gazzetta” in versione napoleonica: il giornale era stato costretto a cambiare testata, perché compromesso col passato regime (la stessa cosa accadde all’indomani del 25 aprile 1945 per tutti i giornali italiani, tranne che per la “Gazzetta di Parma”). 
Il “Giornale del Taro” era bilingue, italiano e francese, e si pubblicava due volte la settimana (martedì e sabato); l’abbonamento annuo costava 20 franchi. In quegli anni, nelle sue pagine, vi era solo un’enfasi di battaglie e vittorie ed era sottolineata in tutti i modi la grandezza di Napoleone. 
S’intuisce che la stampa non era libera: cominciano gli articoli letterari, artistici e di teatro; appaiono numerose poesie, come pure gli indovinelli e altri giochi e passatempi, che caratterizzano le epoche di assolutismo (una copia del giornale del 27 luglio 1813 è visibile nel Museo del Risorgimento fidentino, insieme a documenti cartacei e non e ritratti di personaggi del periodo napoleonico - vanto della ragguardevole raccolta locale - che sicuramente erano familiari al nostro Abate; oltre al suo profilo inciso a Roma da Pernati, e alla sua raffinata copia speculare dell’incisione di Parmigianino).

Nel 1814, caduta la dominazione francese a Parma, il giornale riprese l’antico nome, ma diventerà quotidiano solo nel 1850. Con Maria Luigia la “Gazzetta di Parma”, ancora di quattro pagine, con lo stemma della duchessa in padiglione sormontato da corona, presenta interessanti articoli teatrali, scientifici e letterari, ma è assolutamente insignificante nella parte politica. Nella copia del 24 luglio 1821, venti giorni prima della morte di don Pietro, si notificano, dopo la morte di Napoleone del 5 maggio precedente, le disposizioni per il lutto a corte e si racconta di un avvenimento geologico strano accaduto in Francia. Possiamo avere così un’idea dei tempi che intercorrevano tra un avvenimento, anche di notevole interesse, e la sua divulgazione.

Avvisi della stampa e dell’uscita dei volumi dell’Enciclopedia sulla “Gazzetta”.

Il giornale - che presentava anche tutte le pagine numerate progressivamente da inizio d’anno - con Avviso/Annunzio Tipografico in quarta pagina, pubblicava notizia regolarmente, man mano, della stampa nella Tipografia Ducale dei volumi dell’Enciclopedia;
la Gazzetta n. 12 di sabato 10 febbraio 1821, ad esempio, comunicava l’uscita del “volume undecimo (VI della Parte Prima)” e “Si è già messa mano al Volume duodecimo (VI della Parte Seconda)”;
la Gazzetta n. 34 di sabato 28 aprile successivo, comunicava l’uscita del “Volume duodecimo (VI…) […] ed è già molto innoltrata la stampa del Volume decimoterzo (VII della Parte Prima)”;
la Gazzetta n. 56 di sabato 14 luglio, comunicava l’uscita del “Volume decimoquarto (VII della Parte II) […] e si è già messo mano al volume decimoquinto (VIII della Parte I)”;
la Gazzetta n. 64 di sabato 11 agosto 1821, il giorno antecedente la morte dell’Abate, riportava l’uscita “dai Torchj della Ducal Tipografia il Volume XV (VIII della Parte I) della Enciclopedia […] del celebre Signor Abate Pietro Zani” (fig. 14). Chissà se don Pietro ha potuto vedere quella copia. È pur vero che la “Posta dei cavalli” era piuttosto veloce…

(fig. 14) Gazzetta di Parma, 11 agosto 1821, con Annunzio Tipografico uscita volume Enciclopedia, Parma Biblioteca Palatina.

La notizia della morte dell’Abate e il necrologio sulla “Gazzetta”.
Nella Gazzetta n. 65 di martedì 14 agosto 1821, la notizia della sua morte è la prima della prima pagina:

“DUCATO DI PARMA. Borgo San Donnino 13 Agosto.
Il celebre autore dell’Enciclopedia metodica critico-ragionata delle Belle Arti, Don Pietro Zani, Vice-Bibliotecario della Ducale pubblica libreria di Parma, Cappellano del S. A. I. Ordine Costantiniano di San Giorgio, nativo di Borgo San Donnino, dopo lunga e penosa malattia morì in questa sua patria il dì 12 del corrente agosto alle ore sei pomeridiane, vicino a compiere gli anni settantatre” (fig. 15).
(fig. 15) Gazzetta di Parma, 14 agosto 1821, con annuncio della morte dell'Abate  Parma, Biblioteca Palatina.

La successiva Gazzetta n. 66 di sabato 18 agosto dedica quasi l’intera ultima pagina alla “NECROLOGIA” del Nostro, dopo notizie da Genova, Parigi, Madrid, Londra, Brusselles, Francoforte, Vienna, Costantinopoli: 
“[…] Se il compianto generale si dee prender per segno delle virtù di un defunto, è da conchiuder, che pochi ne possedessero di così schiette e popolari. […] quanto alle doti d’animo averle non potea migliori. Umanissimo d’indole, e di una rara cordialità di maniere, non presuntuoso, non invido, ci seppe conciliarsi l’amor de’minori col mettersi loro a paro senz’abbiettezza, e l’estimazion de’più grandi col praticar sempre ancor con essi, e senza baldanza, quell’ingenuità ch’era in lui naturale.
Non d’origine illustre, ma di pensamenti rivolti all’acquisto di una gloria onorata, ei contrappose alla povertà della fortuna il vigor della mente. Non forse di acutissimo ingegno, ma di idee chiare, e di criterio non comune, ei seppe, colla pertinacia del lavoro, condurre a termine una delle più vaste opere che nate sieno in Italia e fuori, e meritarsi il magnanimo appoggio dell’adorata nostra Sovrana. […]
Poco sarebbe il dire che D. Pietro Zani consacrò a quella l’intera e lunga e robusta sua vita, […] Ma il servigio per lui renduto alle Arti è tale, […] non vi sarà di certo nè artista, nè amator delle arti, il quale non gli erigga nel proprio cuore il monumento della gratitudine, tanto è quivi il frutto delle indagini, e l’accuratezza delle nozioni. […] Contento dell’umiltà della sua sorte, fu sempre il cuore dello Zani estranio all’amor del guadagno: e parco per bisogno, lo era ancor più colla veduta di procacciare a se stesso la compiacenza di dar sollievo altrui. Fu costante nell’amicizia, come nella fatica, e nel ben fare: divoto di buona fede, ma senza superstizione: lieto di vivere, ma della morte non paventoso. […] dopo una lunga e travagliosa malattia, sofferta con ammirabil rassegnazione, si ricondusse a Dio colla serena tranquillità del giusto, che vagheggia nell’avvenire l’immensità della misericordia divina, e con l’inestimabil certezza di non lasciare in chi lo conobbe, nè un sentimento, nè un’opinione, che nuocer potesse alla sua memoria. […] (Art. Com.)”. Una nota in fondo pagina comunica che della “Enciclopedia […] Il Volume XV ha già visto la luce, e gli altri verranno ordinatamente succedendosi senza interruzione”.
Questa, perlomeno, era la speranza di tutti (fig. 16).

(fig. 16) Gazzetta di Parma, 18 agosto 1821, Necrologia dell'Abate,
Parma Biblioteca Palatina.

Nella Gazzetta n. 75 di martedì 18 settembre, in seconda pagina, si comunica notizia da “Borgo S. Donnino 13 Settembre” dei funerali solenni dell’Abate celebrati il 12 settembre, mercoledì, nella chiesa del “Deposito pe’Mendicanti”:
“[…] ove nulla videsi trascurato di quanto poteva accrescere decoro a questa lugubre funzione […]”. Don Girolamo Ronzoni “degnissimo professore di Umanità e Rettorica” nel Seminario “[…] recitò un’eloquente orazione in lode del Defunto, nella quale coi modi più affettuosi espresse il vivo dolore provato dagli abitanti di questa Città per la morte di un sì benemerito loro concittadino” (fig. 17, 18).
(fig. 17) Gazzetta di Parma, 18 settembre 1821, cronaca del funerale,
Parma Biblioteca Palatina.

(fig. 18)  Tomba dell'Abate sulla parete destra della
Cappella del Cimitero urbano di Fidenza.

La tecnica dell’incisione, tanto amata dall’Abate e tanto importante ai suoi tempi, oggi, è poco apprezzata e conosciuta, se non dagli studiosi e dagli artisti. Le stampe relative, di cui l’Italia conserva un patrimonio unico e inestimabile, si nascondono nelle collezioni pubbliche e private, non facilmente accessibili al comune cittadino.
La sua Enciclopedia, comunque, conserva il suo valore.

Qui riporto quanto scritto dal Dott. Farinelli, dove dice de: 
“l’immane lavoro di Pietro Zani, […] indispensabile […] perché contiene tutto quanto allora si conosceva degli incisori e del loro modo d’incidere, delle stampe, se del primo o del secondo stato, se copie o se ritoccate, del come si dovevano acquistare, ordinare, conservare, descrivere; quali i mercati migliori; quali gli inconvenienti cui l’inesperto collezionista poteva andare incontro; quali i più importanti gabinetti di stampe; […]”.
Don Pietro era diventato sordo al massimo grado, per cui avrebbe potuto mettersi in disparte ad aspettare la fine dei suoi giorni, invece… ha tribolato infinitamente, tra tante difficoltà e con pochi mezzi, dedicandosi alla ricerca e catalogazione delle incisioni d’arte per rendersi utile, divulgando poi le sue conoscenze attraverso nuove iniziative editoriali, “affinché l’amore per la bellezza non fosse privilegio di pochi” (S. Canepa).
“Son solo, son sordo, e sono invescato nel lavoro”
Così scriveva a Don Mauro Boni il 13 giugno 1803.

Penso sia giusto ricordarlo anche come esempio di vita.
Nel volume a lui dedicato mi sono posta una domanda: Con tutto quell’impegno profuso avrà realizzato, comunque, il suo compito di uomo e di prete? 
Sarà stato contento Dio del suo errare appassionato e quasi ossessivo per visionare collezioni e per raccogliere notizie sull’arte, da condensare in un’Enciclopedia, per far conoscere quella “bellezza” ricercata, a volte raggiunta dagli artisti - che è piacere per gli occhi e gioia per il cuore - lasciandosi affascinare più dai sottili e muti segni neri dell’inchiostro sulla carta, che non da colorate tele o da statue imponenti?

Un anonimo poeta spagnolo in una sua lirica, si è chiesto: “Dov’è Dio?”
Ed ha scritto: “Dio è dove un uomo lavora e il cuore gli risponde”.
Credo che Dio sia sempre stato vicino all’abate Zani.

Ora siamo in attesa di una pubblicazione su documenti inediti rintracciati in Palatina e nell’Archivio di Stato dalla Dottoressa Angela Leandri di Pieveottoville - responsabile dell’Archivio Storico Comunale di Colorno - confidando in un incontro di presentazione, e non solo. 
Lo studio ricompone la notevole collezione di stampe dell’Abate, poi alienata per amore dell’Enciclopedia, e delinea il suo ultimo periodo di vita attraverso le lettere e il testamento.
Con Angela, su mia proposta, in anni passati, grazie all’Amministrazione Comunale di Fidenza - Assessore Dott. Davide Vanicelli, che aveva colto l’importanza del personaggio - e alla pregevole e ora dimenticata Associazione Culturale “Le vie del sale” - Presidente Prof. Benvenuto Uni, cui l’Assessore stesso ci indirizzò - furono realizzati i tre Convegni storici annuali, che a distanza di tempo sembrano veramente grandi: “L’abate Zani e il suo tempo”.

Nell’occasione furono dati alle stampe i tre volumi della studiosa, ai quali collaborai:
  • Momenti di festa a Borgo San Donnino nel Settecento, 2005;
  • Pietro Zani e l’idea enciclopedica, 2006;
  • Il pittore Carlo Angelo Ambrogio Dal Verme 1748 – 1825, 2007.
Sono qui a confermare che anche per Angela, con il passare del tempo, l’amore per questo Abate della nostra terra non si è affatto affievolito…

Dimenticavo: un grazie e un plauso agli Amministratori che mantengono viva la storia dei luoghi anche attraverso la toponomastica.

Fidenza, per il 12 agosto 2021                                                      Mirella Capretti

1 commento:

  1. Grazie Mirella per questo articolo, ricco di notizie, ma soprattutto scritto con grande precisione e passione, che denotano la tua grande cultura su questo straordinario personaggio. Peccato che nessuno abbia pensato di onorare il 200esimo anniversario della morte in modo adeguato

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