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mercoledì 8 settembre 2021

8 settembre 1943

Come ben sappiamo in quella manciata di giorni compresa tra l’otto di settembre ’43, giorno dell’armistizio, ed il 16 dello stesso mese, quando a Monaco Benito Mussolini firmava i sei primi “foglio d’ordine”, dove, tra l’altro, ordinava di “dare quotidiana e cameratesca collaborazione alle forze militari germaniche che si battono sul suolo italiano contro il comune nemico”, numerosi furono gli episodi di resistenza in Italia e sui fronti lontani. Non furono alla fine coronati da successo, ma scrissero una pagina importante di storia patria.


Nei diciotto mesi che seguirono alla Resistenza disarmata degli militari che non aderirono alla Repubblica Sociale Italiana si aggiunse la Resistenza armata sul territorio. Furono anni di grande sofferenza che non devono essere dimenticati.

A.P.

 



Il 2 settembre (il giorno dopo sarà la firma dell’Armistizio da parte di Eisenhower e l’inviato del Governo Castellano) il Generale Ambrosio dirama la tristemente famosa Memoria 44 indirizzata ai comandi dei Corpi d’Armata: è un apogeo di ambiguità. Nella circolare si spiega che i comandi dovranno provvedere a difendere i valichi sulla frontiera nord-occidentale, a liberare da presenze ostili quella nord-orientale, a mantenere le principali basi marittime e a garantire le comunicazioni della Sardegna e della Corsica. Non c’è alcun accenno ai tedeschi. L’effetto è di generare confusione tra i comandi militari, gettandoli nell’indecisione, nella paura di prendere iniziative individuali.
Alla proclamazione dell’Armistizio, l’8 settembre, il Generale Ambrosio dovrebbe diramare l’ordine di attaccare i tedeschi, ma lo farà tre giorni dopo, al sicuro a Brindisi insieme agli altri dirigenti del Paese, ormai sotto la protezione dell’VIII Armata di Montgomery).

A questo punto Badoglio assume due iniziative: l’una più assurda dell’altra. Fa trasmettere per radio il telescritto 24202 in cui ordina di avvisare i comandi germanici dei movimenti delle truppe italiane e di proibire attacchi nei loro confronti. Ogni atto di forza da parte dei reparti italiani deve essere finalizzato unicamente all’autodifesa. 

La seconda è quella di prendere direttamente contatto con il Feldmaresciallo Kesselring per lamentarsi dei comportamenti dei soldati germanici e per proporre una specie di tregua. Il governo Badoglio in realtà ha un solo pensiero: salvarsi la pelle circuendo il vecchio alleato ed abbandonando gli italiani.

In quei convulsi giorni, sono centinaia gli episodi in cui i soldati italiani, scelgono di combattere, nonostante l’ignominia dei capi, l’unico interesse è la Patria. Si muore per difendere i compagni, per difendere l’onore dell’Italia, gettato nel fango dalla meschinità della classe dirigente al potere.

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