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giovedì 30 dicembre 2021

30 dicembre 2013: sono già passati otto anni da quando Don Amos Aimi ci ha lasciati.

Mentre i Fidentini si preparavano per le feste di fine anno, dopo aver trascorso il Natale tra pranzi e regali (allora non c’era la pandemia), lui se ne andava, dopo giorni e giorni di sofferenze, ospite in una casa di Parma, con al suo capezzale la sorella Roberta e la nipote Angela...
Ho avuto il grande dono di incontrarlo nella mia vita, di ammirarlo come studioso entusiasta delle sue scoperte, generoso nel condividere le sue conoscenze, tenace nelle sue convinzioni, umile e accogliente come uomo e sacerdote...


E mi manca.
Ho scritto qualche volta su di lui, per quello che sapevo, con i miei limiti.

Il Comune di Fidenza gli aveva concesso la Cittadinanza Onoraria pochi mesi prima della morte, quando era già molto malato (e io sempre orgogliosa di quello scatto - lui sorridente - nel cortile del Palazzo Comunale), e ora, ogni anno, ne rievoca la figura con un importante Premio Letterario che porta il suo nome.
Ma è la gente comune che lo ha conosciuto, tanta, anche da paesi lontani, che lo ricorda con affetto, e lo porta nel cuore.

Qui vorrei ricordare una sua Messa in una radura al limitare di un bosco: era il 15 settembre 2001, giorno della Beata Maria Vergine Addolorata, ai piedi del Monte della Croce, vicino al torrente Baganza in comune di Calestano.


Sono riuscita a trovare le foto che feci allora, immagini sfuocate ma che tengono vivo il ricordo di un momento vissuto intensamente.

In una battuta di caccia al cinghiale, nel dicembre precedente, dal fucile di un cacciatore caduto nel terreno impervio del monte, era partito un colpo che prese in pieno il caposquadra Franco.
Una tragedia indimenticabile.


I componenti della Squadra avevano fatto scolpire in un grosso sasso del Baganza un tondo con testa di cinghiale e dedica (A Franco 1 / La Tua Squadra), per ricordarlo, in un terrapieno un po’ più a valle del luogo della disgrazia.
E, prima di iniziare la nuova stagione venatoria, avevano espresso il desiderio di far benedire il cippo e di far celebrare una Messa di suffragio sul posto.
Non avevano trovato, però, un sacerdote disponibile.

Mio marito mi raccontò la storia e mi propose di chiedere a Don Amos, che io conoscevo. Cosa che feci, un po’ titubante per diversi motivi: la sua risposta fu subito affermativa, direi quasi gioiosamente affermativa, nonostante fosse stato avvertito della difficoltà di andare in quel luogo e di portare il materiale occorrente.
Stabilita la data, mi diede gentilmente indicazioni per preghiere e letture, che stampai in un foglietto da distribuire ai presenti per seguire meglio il rito.

Qualcuno mise a disposizione un tavolo e una tovaglia bianca (lenzuolo?), i ceri, i fiori. Nella settimana precedente il tempo era stato piovoso, il giorno prima addirittura un nubifragio fortissimo con pioggia e vento fece temere a tutti di non riuscire a recarsi in quel luogo.

Rimanemmo tutti col fiato sospeso...

Piovve anche durante la notte.

Il mattino successivo un sole splendente illuminò la giornata e i nostri cuori, permettendo di rendere omaggio a Franco con la preghiera, nonostante il terreno fradicio.

Sembrava un miracolo!

Sistemato il tavolo davanti al cippo, puntellato con grossi sassi per il declivio, e stesa la tovaglia, Don Amos aprì la sua borsa, si vestì, imbandì il precario altare, lo benedisse e celebrò la Santa Messa.
Nell’omelia ebbe parole di conforto per i cacciatori addolorati per la morte dell’amico Franco – uomo buono e stimato da tutti, di cui aveva conosciuto le doti - non di rimprovero. 

La funzione fu molto sentita e partecipata dai presenti disposti a semicerchio attorno all’altare.
Nel viaggio di ritorno verso Fidenza, si dichiarò contento di aver potuto dare il suo contributo con la preghiera in suffragio di una persona tanto cara ai suoi amici, proprio là dove finì tragicamente i suoi giorni.



Ringraziò per essere stato invitato, rifiutando qualsiasi compenso.

Ecco, lui era così.

Fidenza 30.12.2021 Mirella Capretti






2 commenti:

  1. Caro, carissimo Don Amos.

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  2. E' bello leggere il ricordo di una persona cara, dovremmo farlo più spesso, gli esempi di vita vissuta possono essere facilmente imitati, insegnamenti che rimangono impressi nelle nostre menti.
    grazie maestra,
    l'Anonimo di Borgo

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