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sabato 12 novembre 2022

Il Nabucco di Giuseppe Verdi al Teatro Magnani

GIOVEDI 17 NOVEMBRE ore 20.30
Teatro G.MAGNANI di Fidenza
a cura del Gruppo Promozione Musicale Tullio Marchetti

NABUCCO di Giuseppe Verdi
 
NABUCCO

Melodramma in 4 atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera.
Originariamente il titolo era Nabucodonosor, nella partitura autografa di Verdi e nella prima edizione a stampa, ma lo stesso Verdi usò sempre in seguito il titolo abbreviato, Nabucco, per la sua terza opera e primo dei numerosi trionfi che segnarono la sua lunga carriera.

L'impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, nel periodo successivo alla composizione di Oberto, conte di San Bonifaci , offrì a Verdi un contratto per tre opere da scrivere in otto mesi, tra cui un'opera buffa, Un giorno di regno, che cadde clamorosamente alla prima esecuzione; Merelli non diede peso a questo evento e confermò comunque la sua fiducia in Verdi, offrendogli di musicare un libretto, Nabucodonosor, che era stato rifiutato dal giovane compositore prussiano Otto Nicolai.

Prima fonte del libretto di Temistocle Solera è naturalmente la Bibbia, letta nella traduzione di Giovanni Deodati, come testimoniano le citazioni apposte a capo delle varie sezioni del libretto. I riferimenti alla Bibbia riguardano in particolare il regno di Giuda e la sua invasione da parte del re babilonese Nabucodonosor nel 587-586 a.C., quando fu saccheggiato il tempio di Gerusalemme, cui seguì la deportazione dei vinti in Babilonia, dove circa mezzo secolo dopo furono liberati; nel racconto biblico non figurano però né Ismaele, nipote di Sedecia re di Gerusalemme, né Abigaille e neppure Fenena.

Altre fonti più vicine al libretto di Solera sono il dramma francese Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu, rappresentato nel 1836 al Théatre de l'Ambigu-Comique di Parigi, tradotto dopo circa due anni in italiano, e Il ballo storico Nabuccodonosor di Antonio Cortesi, rappresentato alla Scala il 27 ottobre 1836.

Frutto della fantasia di Solera è invece l'amore non corrisposto di Abigaille per Ismaele, che non trova riscontro in alcuna delle fonti citate.

L'opera andò in scena il 9 marzo 1842 con un successo tale da venire ripresa settantacinque volte solo alla Scala entro la fine dell'anno.

LA TRAMA

Nabucco, re di Babilonia, conquista la città di Gerusalemme; a nulla è valsa la cattura di Fenena (figlia di Nabucco) da parte di Zaccaria, il Gran Pontefice. Rivedendola, Ismaele (nipote del re di Gerusalemme Sedecia), cede al suo amore e la libera.

Tornati in Babilonia, Fenana si è convertita alla causa degli ebrei e Abigaille (che ha appena scoperto di essere figlia illegittima di Nabucco) imbeccata dal Gran Sacerdote di Belo della notizia della morte in guerra del re, ne approfitta per salire al trono. Ma Nabucco non è morto, anzi torna e in preda alla follia si paragona a un dio, scatenando un fulmine che lo colpisce.

Abigaille quindi prende la corona, fa rinchiudere suo padre e condanna a morte Fenena e tutto il popolo ebraico. Nabucco però rinsavisce e, con l'aiuto del fidato Abdallo, riprende il trono. Inoltre libera Fenana e gli ebrei e si converte al giudaismo. Abigaille, si toglie la vita avvelenandosi.

BRANI CELEBRI

• Sinfonia (parte I)
• Mio furor, non più costretto, (finale atto I)
• Ben io t'invenni, o fatal scritto!... Anch'io dischiuso un giorno, recitativo e aria di Abigaille (atto II)
• Vieni, o Levita, preghiera di Zaccaria (atto II)
• S'appressan gli istanti!, concertato (atto II)
• È l'Assiria una regina, introduzione (atto III)
• Va', pensiero, sull'ali dorate, coro degli ebrei (atto III)
• Dio di Giuda preghiera di Nabucco (atto IV)
MP

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