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giovedì 8 maggio 2025

Busseto, Polesine e Zibello terre di Papi, un saggio di Paolo Panni

In attesa di conoscere il nome del Romano Pontefice che la Fumata Bianca  ha appena annunciato propongo la lettura di questo pezzo di Paolo Panni che racconta i curiosi e singolari legami papali di Busseto e Polesine Zibello che affondano le loro radici nella storia.

Reliquiario di San Clemente I Pontefice dall’88 al 97

A Busseto, nella chiesa sussidiaria di santa Maria Annunizata, è conservato un reliquiario in cui è ben evidente la presenza di un teschio. 
E’ quello di Papa Clemente I: il quarto sommo pontefice della Chiesa cattolica (dopo Pietro, Lino e Anacleto), il primo di cui si hanno notizie certe e anche il primo dei Padri Apostolici. Fu Pontefice dall’88 al 97 ed è venerato, sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa, come santo. Ignote le cause per le quali il teschio di Papa Clemente I si trova a Busseto. Tuttavia è noto che, in passato, vi fu una vera e propria “compravendita” di reliquie fra chiese, conventi e confraternite. 
Il che lascia supporre che, nell’ambito di quel movimento di oggetti sacri e resti di santi, quella reliquia finì nella terra di Verdi dove è tuttora gelosamente conservata. 


San Pio V (Antonio Michele Ghisleri)

A Zibello, invece, sulla facciata della monumentale chiesa parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio, spiccano due statue. Una di queste raffigura il papa San Pio V, che riposa nella basilica romana di santa Maria Maggiore, quella in cui ora si trova anche la tomba di papa Francesco. 
San Pio V (Antonio Michele Ghisleri), domenicano nativo di Bosco Marengo, guidò la Chiesa dal 1566 al 1572. Poco più di vent’anni prima di diventare papa, nel 1543, a Parma, il Ghisleri pronunciò le conclusioni pubbliche del capitolo provinciale dell’Ordine sostenendo 36 tesi, la gran parte a confutazione delle dottrine riformate ed a difesa della Chiesa, in aderenza con le direttive impartite da Paolo III Farnese (vescovo di Parma dal 1509 al 1534) alle assemblee locali di alcuni Ordini regolari. Le due statue che spiccano sulla facciata della chiesa parrocchiale di Zibello (San Pio V e Santa Rosa) provengono dalla demolita chiesa domenicana di Zibello. 
San Pio V, che ebbe fra i suoi principali sostenitori nel diventare pontefice l’allora cardinale Carlo Borromeo (patrono del Comune di Polesine Zibello) si dedicò ampiamente all’assistenza ai poveri ed ai bisognosi, creando strutture di assistenza ed aiuto. 

Papa Gregorio XIV (Nicolò Sfondrati)

Infine, a Pieveottoville, ecco che una via del centro è dedicata a Nicolò Sfondrati, papa Gregorio XIV, di cui ricorrono per altro i 490 anni della nascita. Nacque infatti l’11 febbraio nel 1535 a Somma Lombardo. Il 3 marzo 1560, Sfondrati fu nominato vescovo di Cremona da papa Pio IV, il cui cardinale nipote era quel Carlo Borromeo con il quale Sfondrati era già da anni in relazione ed al quale sembra fosse legato da non meglio specificati vincoli di parentela. 
Fu lo stesso Carlo Borromeo a consacrarlo vescovo mentre nel 1583 papa Gregorio XIII lo creò cardinale. Il 5 dicembre 1590, dopo un conclave durato quasi due mesi, Nicolò Sfondrati fu nominato Papa e, in omaggio proprio alla memoria di Gregorio XIII che lo creò cardinale assunse il nome di Gregorio XIV. Apertosi la sera del 6 ottobre 1590, il conclave si concluse il 5 dicembre successivo con l’elezione, appunto, del vescovo di Cremona, dopo che le candidature dei soggetti più quotati erano naufragate una dopo l’altra. Fu il 229esimo papa della Chiesa cattolica ed il 137esimo sovrano dello Stato Pontificio e morì a Roma il 16 ottobre 1591, anno che fu per altro funestato da una grave pestilenza ed in quella circostanza lo Sfondrati si adoperò largamente in elemosine ed aiuti e favorì anche l’apertura di lazzaretti per gli appestati. 
A Pieveottoville di Polesine Zibello, allo Sfondrati è dedicata una via, un fatto che è presto spiegato. Infatti Nicolò Sfondrati, nel 1576, stanziò più volte e periodicamente in paese dove eresse un ospedale detto “dell’Amor di Dio”. L’alto prelato era solito soggiornare in quella signorile villa, tuttora esistente e denominata Villa Rastelli, che sorge a due passi dalla chiesa collegiata di san Giovanni Battista.
Si tratta di un palazzo dal corpo quadrato che culmina in una modesta colombaia ottagonale ed è coronato da grossi comignoli merlati. Il fabbricato è a due piani e pare che, in passato, fosse anche circondato da un fossato e dotato di un modesto ponte levatoio. Internamente è privo di decorazioni e gli ambienti sono piuttosto modesti, e tutti a travatura. Il caseggiato è molto antico e fu dei Marchesi Pallavicino che lo destinarono a sede del loro amministratore o luogotenente.

Nel tempo l’edificio ebbe parecchi passaggi di proprietà e, per un lungo periodo, fu della famiglia Frondoni prima di passare alla storica famiglia Rastelli. Leggenda vuole che vi abbia alloggiato anche san Luigi Gonzaga (figura legata a quella di papa Gregorio XIV, come già evidenziato, per la pestilenza del 1591) . 
Monsignor Sfondrati, allora vescovo di Cremona, come ricorda lo storico locale ed ex sindaco Gaetano Mistura, compì a Pieveottoville due visite pastorali, una nel 1576 e l’altra nel 1583: già nella prima visita promosse e dettò norme regolamentari per la gestione dell’Opera Pia “Spedaletto dell’Amor di Dio”, che all’epoca era ancora in una fase embrionale, mentre nella seconda visita redasse un vero e proprio statuto, del quale purtroppo si perse l’originale essendo andato distrutto a causa di un incendio sviluppatosi negli ambienti della Curia Vescovile di Cremona nel XVII secolo. 
La Pia istituzione, come ricorda ancora Gaetano Mistura, raggiunse nel tempo un patrimonio fondiario, e non solo fondiario, ragguardevole con il quale si potevano sostenere molte persone bisognose del paese. Dopo il secondo conflitto mondiale, le finalità statutarie dell’Amor di Dio, anche a seguito delle provvidenze statali introdotte in proposito, nonché la perdita di valore dei fondi rustici e dei loro prodotti, esaurirono la loro valenza sociale. Per tale ragione gli amministratori dello “Spedaletto dell’Amor di Dio e della “Casa di riposo S. Lucia”, entrambi tuttora impegnati nel sostegno delle persone più fragili, all’inizio di questo secolo, intesero fondere i loro statuti e le loro finalità, ma la secolare istituzione voluta dall’Arciprete Frondoni e consolidata da Mons. Nicolò Sfondrati continua a sopravvivere.
Sempre secondo Mistura, è lecito supporre che tra il prelato cremonese e la famiglia Frondoni, che aveva dato alla parrocchia pievana due sacerdoti (Vincenzo ed Ippolito, zio e nipote), alternativamente entrambi divenuti parroci della stessa, si sia stabilito un rapporto che andava oltre quello tra l’Ordinario diocesano e i due membri del suo clero per diventare un rapporto di amicizia e di frequentazione, tanto che lo Sfondrati, divenuto cardinale, si dice sostasse appunto nella villa dei Frondoni durante i suoi viaggi da e per Roma. “Non si può peraltro escludere, ed anche questa è una voce ricorrente – spiega Mistura – che il prelato durante le sue soste pievane, di buon mattino si recasse a caccia nella tenuta del “Marzano” che pure apparteneva ai Frondoni”. 
Un legame quindi importante, nel solco della storia, che “abbraccia” anche due figure di santi lombardi, san Carlo Borromeo (patrono del Comune) e san Luigi Gonzaga. Resta purtroppo, però un errore materiale, quello della denominazione della via di Pieveottoville. 
Infatti sul cartello che, da anni, campeggia sul muro all’ingresso della strada, a due passi da piazza Battisti, si legge “Via Nicolò Sfrondati” (con lo stesso errore riportato purtroppo sul cartello precedente e poi su quello attuale). Ci sono certamente problemi ben più importanti che non un errore di una sillaba messa al posto sbagliato. 
Ma, per onore della storia e di un personaggio di così notevole rilevanza, c’è da sperare che nel 490esimo della nascita (ed in vista del quinto centenario che ricorrerà tra dieci anni) il cartello venga sistemato.

08 Maggio 2025,                                                            Paolo Panni


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1 commento:

  1. Bravo Paolo, La chiesa di Santa Maria Annunziata è chiusa, auspico da nativo di Busseto il trasferimento del Teschio di Papa CLEMENTE PRIMO con tutto il reliquiario in un sito accessibile al pubblico. Grazie per la TUA ricerca storica.
    L' Anonimo di Borgo

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