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martedì 27 settembre 2011

Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (1550-1621)



La Vergine Maria in piedi sopra la luna è circondata dagli angeli e dai santi in un quadro del Chiaveghino 

Il quadro, che  risale al 1589, si trova a Busseto nella collegiata di s. Bartolomeo
Questo notevole dipinto, appartenente all'insigne Collegiata di s. Bartolomeo di Busseto, è certamente una delle più antiche raffigurazioni dell'Immacolata Concezione esistenti nell'ambito della diocesi fidentina.
Datato 1589, il quadro reca la firma del cremonese Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (1550-1621) ed è sinteticamente descritto dal Vitali, che lo vide al principio dell'800 sull'altare della cappella del Santissimo Sacramento: "Vedesi in questo quadro la Madonna in piedi sopra la luna con un gran manto sostenuto da due angeli che l'incoronano ed abbasso quattro santi, due per ogni lato. E questi sono san Pietro e san Paolo apostoli, san Francesco e santa Chiara" (P.Vitali, Le pitture di Busseto, 1818).
Gli studiosi, che in tempi recenti si sono interessati ad esso, non hanno mancato di sottolineare l'evidente legame, iconografico e compositivo, con il quadro di analogo soggetto dipinto nel 1581 per la Chiesa dei Cappuccini di Roma dal famoso Sci pione Pulzone (1545-1598), uno dei principali interpreti della cosiddetta arte controriformata (cfr G. Godi 1971 e B. Rebecchi 1983). La presenza dei santi francescani e i riferimenti alla tela romana rendono molto probabile la provenienza della tela dalla distrutta chiesa di San Geminiano dei Cappuccini di Busseto, anche se non sono da escludere le Clarisse, presenti a Busseto prima delle soppressioni napoleoniche.

Figure sospese in una dimensione metafisica
Come in una sorta di icona orientale, le figure sane sospese in una dimensione metafisica, senza tempo; ma sarebbe riduttivo confinare l'opera entro schemi meramente devozionali, quasi fosse priva di un vero e proprio programma iconografico: essa rivela invece una notevole sensibilità teologica e liturgica.
Pressate in un spazio esiguo, rischiarato in alto dalla simbolica luce aurorale ove aleggia la colomba dello Spirito Santo, le figure dei santi e degli angeli rinviano chiaramente all'Immacolata quale immagine della Chiesa che accoglie e dona Cristo al mondo. Gli occhi della Vergine non sono visibili, ma si percepisce dal sorriso 1'intensità del suo sguardo, che intercetta quello di san Pietro, stabilendo con il vicario di Cristo un serrato dialogo visivo. Così vediamo il principe degli apostoli manifestare con i gesti tutto il suo stupore di fronte all'ineffabile mistero dell 'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, qui presentata come la Santissima fra i santi, prototipo dell'umanità redenta. In lei, come recita il prefazio del giorno, "Dio ha segnato l'inizio della Chiesa, - sposa di. Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza". Anche l'iconografia del manto e la corona portata dagli angeli sono da considerarsi, insieme alla falce lunare, in stretta relazione al tema dell'Immacolata. Questi simboli richiamano infatti le espressioni di gioia e di esultanza di Isaia che la Chiesa applica a Maria nella solennità del 8 dicembre, la più importante festa dell' Avvento: "Mi rallegrerò nel Signore e l'anima mia esulterà nel mio Dio, perchè mi ha rivestito di una veste di salvezza e mi ha ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli".
Alle spalle di Pietro, san Paolo vestito di rosso (il colore che è simbolo dell'amore di Dio)", con una lunga barba, quasi un severo ritratto di frate cappuccino, regge il libro e la spada e guarda direttamente verso l'osservatore: un chiaro espediente per coinvolgere emotivamente i fedeli, ma anche un richiamo alla sua dottrina sulla redenzione. Nel lato opposto san Francesco è assorto in preghiera e meditazione e mostra sul dorso della mano il foro delle stimmate. Lo affianca una ispiratissima santa Chiara, che innalza l'ostensorio in ricordo della sua devozione eucaristica ma anche del miracolo della cacciata dei saraceni da san Damiano. Nella mano sinistra la santa regge invece il pastorale, attributo che le viene talvolta riconosciuto in quanto fondatrice e prima superiora del Secondo Ordine.

Nel nome di Maria nasce una comunità di religiosi
Questa pala francescana, chiaramente destinata a una piccola comunità di religiosi, non è l'unica testimonianza della particolare devozione che la chiesa di Busseto ha tributato nel corso dei secoli alla Vergine Maria. Si deve infatti all'entusiasmo suscitato dalla predicazione di un frate minore, padre Giovan Antonio Majavacca, di nobile famiglia bussetana (promosse l'istituzione del Monte di Pietà), la nascita nel lontano 1537 della Compagnia dell'Immacolata. Solo due anni dopo il pio sodalizio, che aveva anche scopi caritativi, si rese protagonista di una straordinaria impresa artistica affidando a Michelangelo Anselmo (Lucca 1491-Parma 1556) la decorazione della grande cappella eretta in onore dell'Immacolata presso la chiesa di San Bartolomeo. Lo storico bussetto Pietro Vitali la ricorda così sulla base di precise testimonianze: "... Dalla forma alquanto diversa dalla presente, e tanto vaga e adorna che ben poteva essere riguardata come cosa rara e in ogni sua parte bellissima.
Ed ora pure sarebbe tale se la cura de' posteri si fosse adoperata in conservar tutto come fu da principio. Perciocchè nella volta che fu più bassa che l'odierna non è, aveva posti Michelangelo certi rosoni dorati fatti fare da lui, ed eranvi due colonne che esso aveva abbellite con ornamenti di pitture lumeggianti d'oro. Ed allora fu anche fatto fare un nuovo altare e un vago selciato a più colori, e fu chiusa altresì la cappella con cancelli di ferro, cosa che molta venerazione indur doveva del luogo, ed insieme contribuire non poco alla conservazione di tante belle cose...".
Come lamenta lo stesso Vitali, successivi interventi hanno irrimediabilmente compromesso l'integrità del ciclo pittorico dell' Anselmi, di cui si è salvata (su consiglio del nostro Tagliasacchi, interpellato dai fabbricieri di Busseto intorno al 1730 la splendida serie dei padri della Chiesa, molto lodati dall'Affò che nel 1784 li descrive come "i Dottori della Chiesa rappresentati gigantescamente a fresco... tanto belli ed eccellenti, che non si può dire di più".
Guglielmo Ponzi    (Dal settimanale diocesano  il Risveglio)


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