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lunedì 20 febbraio 2012

Narseti C. M. Gino, italiano classe 1921.


Aveva esattamente 60 anni l'Italia Unita quando, nel 1921, nacque Gino Narseti, ma fu amore a prima vista ed oggi Gino, ormai novantenne, le resta fedele anzi ostenta il suo patriottismo ad ogni occasione solenne. 


Approfittando del breve respiro che ci concedono le celebrazioni di gennaio e febbraio che lo vedono impegnato in prima persona, ci fermiamo e parliamo un po' di lui, della sua storia e, non a caso, cominciamo da quel 6 aprile del 1941, primo giorno di guerra per Gino Narseti.
Siamo nel nuovo angolo-sede dell'Associazione Italiana Reduci nell'ex Collegio dei Gesuiti al primo piano, poco lo spazio, grande se vi metti una bandiera. Sui muri foto ed anche alcuni lavori di mio padre che rimandano alla prigionia ed ai campi di concentramento.

Ma tra noi vecchi è difficile dare senso compiuto ai nostri discorsi e poi c'è tanto da dire, ed allora mi ha buttato giù due righe che ripropongo. Punto di partenza, l'abbiamo premesso, l'aprile 1941, vent'anni all'anagrafe ma allora a quell'età si era già uomini; punto di arrivo il 9 ottobre 1945 festa di S. Donnino e giorno del suo ritorno a Fidenza.

Guerra e prigionia di Gino Narseti

"Il mio primo giorno di guerra è avvenuto alla frontiera con lo stato Jugoslavo il 6 aprile 1941 con la 5^ compagnia chimica nebiogeni. La resistenza del nemico è stata quasi inesistente per cui tutte le postazioni logistiche in campo nemico furono occupate senza perdite umane e senza alcun danno al nostro materiale bellico compresi i mezzi di trasporto.
Dal 19 aprile 1941 la nostra armata ebbe il compito di presidiare tutto il territorio Jugoslavo per tutelare la popolazione ed i punti strategici per le forze occupanti, (assieme alle truppe tedesche) dagli attacchi giornalieri che ci venivano da parte dei partigiani di Tito.
La maggior parte dei nostri compagni morirono contro la guerriglia partigiana in quanto agivano sempre di notte e su un territorio a loro conosciuto.

In data 31 agosto 1942, dopo quattordici mesi in terra jugoslava la nostra compagnia venne trasferita in Africa settentrionale con la 43^ compagnia nebbiogeni mobile.
Il trasferimento avvenne dal porto di Trapani a quello di Biserta via mare e di notte a bordo di piccoli natanti veloci con un mare in tempesta da far paura, questo per evitare di essere visti ed intercettati dalle corazzate inglesi in perlustrazione nel Mediterraneo. Lo sbarco nel porto di Biserta avvenne senza complicazioni a terra, il pericolo veniva dal cielo con assidui bombardamenti.
In Africa settentrionale dopo la travolgente avanzata della VIII armata inglese, al comando del generale Montgomerj le armate italo-tedesche vennero cacciate dalla Cirenaica e dalla Libia e fatte progioniere in Algeria.
Dopo alcuni giorni di prigionia in un campo francese fui prelevato assieme a tanti altri prigionieri italiani da un comando americano e trasferito su una nave con destinazione Stati Uniti d'America. 
La nostra gioia era incontenibile ci stavamo allontanando da una guerra europea per arrivare in uno stato libero, U.S.A. 

"L'odissea degli italiani delle terre occupate, inviati a lavorare nelle miniere di carbone dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, è documentata dalle stesse dichiarazioni nemiche. Le truppe di colore soffocano con le armi ogni tentativo di ribellione. Ecco l'arrivo in un porto statunitense di uno scaglione di questi nuovi schiavi bianchi." Ecco come veniva proposto ai lettori della Domenica del Corriere  lo sbarco dei prigionieri italiani negli Stati Uniti. Ben diversa la valutazione da parte del nostro Narseti
Lo sbarco avvenne a New York nei primi giorni di giugno 1943, percorremmo in treno 6000 Km. per raggiungere la località di S. Bernardino (California) e fummo sistemati in una casa colonica a stretta sorveglianza di militari U.S.A. armati (a ricordarci, semmai lo scordassimo, che eravamo prigionieri di guerra) ed adibiti a lavori agricoli. In quel momento c'era la raccolta della frutta. A fine giugno fummo trasferiti al campo militare di Florence nello stato dell'Arizona per la raccolta del cotone.
Dopo l'armistizio dell'otto settembre 1943 i nemici di prima diventarono alleati e mi fu proposto di collaborare con le forze armate statunitensi. Il mio consenso avvenne sotto giuramento e firmai l'adesione di servire in guerra gli Stati Uniti D'America.
Subito dopo mi tolsero dal campo di prigionia e mi dettero la divisa militare con una patacca da tenere sul braccio sinistro con scritto lo stato di provenienza cioè l'Italia.
Pochi giorni dopo mi misero al lavoro assieme ai cittadini statunitensi nell'arsenale di Odgen Ars nello stato dello Utah per il controllo delle armi leggere in partenza per il fronte del Pacifico.
Nel mese di ottobre 1945 venne l'ordine di rientrare in Patria via mare. Sbarcato a Napoli con mezzi di fortuna raggiunsi Fidenza nel giorno di S. Donnino il 9 ottobre 1945, trovai la casa distrutta ma i miei cari erano sfollati ed in buona salute."
Ambrogio Ponzi

Narseti Sig. Gino è Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
L'onorificenza gli è stata conferita il 02/06/1993

Per lo spirito che animava gli italiani a Biserta vedi:

2 commenti:

  1. Mi chiamo Gianni Pivetti volevo chiederle se ha conosciuto mio padre Pivetti Loris classe 1919 che è stato prigioniero anche lui a San Bernardino in California dal 1943 all ottobre 1945volevo sapere se hai delle sue foto o foto con lui o con altre persone. Sari felice se rispondesse, le lascio il mio numero: 3402136416

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    1. Signor Gianni sarà mia cura informare il Sig. Gino Narseti della sua richiesta appena ne avrò la possibilità. Il sig. Gino, dalla rispettabile età di 93, non è l'amministratore del presente blog.

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