venerdì 15 luglio 2016

Quando i Fidentini abitavano in soffitta

Ancora nel 1955 il Collegio dei Gesuiti ospitava numerose famiglie indigenti in alloggi precari ricavati talvolta in antichi edifici, sia civili come il Palazzo Arzaghi ed il Casermone, sia pubblici, in questo caso le soffitte del Collegio di Via Berenini che, ricordiamo, a quei tempi era chiamato semplicemente Ospizio.
Oggi? Tutta un'altra cosa, non ci si lamenta più degli alloggi ma degli inquilini.




Un'altra foto del 1955 mostra la cucina-tinello-sala-letto
nel Collegio dei Gesuiti. La didascalia si pone un ovvio
quanto corretto interrogativo
.

3 commenti:


  1. Conoscevo e giocato assieme ai bambini che vi abitavano con le loro famiglie e la loro povera situazione, abitando nei pressi di s.Michele. Sono queste le miserie che seguono le guerre. Purtroppo, i tempi sono bui ancor oggi.

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  2. A ognuno i propri ricordi.
    La situazione era simile in vari paesi e i palazzi storici erano quasi tutti occupati da povere famiglie o persone anziane sole. Inizio anni '50 frequentavo le medie in un edificio che al piano terra ospitava l'asilo infantile (allora si chiamava così), al primo piano le tre classi e gli uffici della Scuola Media e nel sottotetto di tutto e di più. Nel silenzio dei compiti in classe potevamo sentire litigi , pianti di bambini, seguire il percorso di palline che rotolavano sul pavimento, mentre sul foglio ci pioveva polvere e sabbia. Se alzavamo il capo dal compito, incontravamo un mezzo sorriso dell'insegnante.
    Nell'emergenza della piena del Po erano state alloggiate povere famiglie diseredate all'interno della torre civica, ultimo baluardo della Rocca dell'XI secolo.Per queste la sorte fu benevola: ogni giorno avevano a disposizione carne fresca! Bastava pazienza, un'esca al capo di una corda e aspettare il piccione di turno che si posasse sul davanzale....e il pranzo era servito.
    Passò l'emergenza , ma le famiglie non avevano fretta di scendere da quel belvedere, con i tubi delle stufe che uscivano dalle finestre...

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  3. Andavo a trovare una compagna di scuola che era sfollata nel ricovero a Fidenza. La luce veniva erogata solamente alla sera e all'imbrunire i ragazzi si affaccivano da un terrazzino e gridavano: "Luce, luce!" e finalmente la luce arrivava...

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