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sabato 16 marzo 2019

"Crescere nella legalità - Un progetto del Liceo Scientifico S. A. “A. Berenini”

Da sinistra Maria Cristina Sarli, Enrico Vernizzi e Ornela Zykollari

Un progetto per mettere in contatto i giovani con il mondo della Magistratura


CRESCERE NELLA LEGALITÀ

Protagoniste le 5^ A e B del Liceo Scientifico S. A. “A. Berenini”

Il 25 Febbraio scorso, presso l'aula Magna dell'Istituto, a seguito di un'iniziativa organizzata dalle docenti  Nicoletta Fanzini e Beatrice Rebecchi nell'ambito di proposte della Commissione Legalità, Cittadinanza e Benessere, hanno tenuto la loro lectio magistralis i giudici Enrico Vernizzi (giursdizione civile), Maria Cristina Sarli (giurisdizione penale, è GIP) e l'avvocatessa Ornela Zykollari, del Tribunale di Parma (giurisdizione civile e penale). 


Quest'ultima ha esposto un excursus sulla Giustizia a partire da Pericle (V sec. a. C.), passando per l'editto di Caracalla (212 d. C.) ed arrivando sino alla Rivoluzione francese per giungere ai giorni nostri. La Δίκη, nella religione dell'antica Grecia, viene presentata come vergine e Platone considera questa condizione come incorrotta, perché tale deve essere la Giustizia. Si è, poi, soffermata su problematiche molto attuali (ius soli, sanguinis), operando confronti con le altre Nazioni. 
Bianca L.  5^B

Il giudice Sarli ha sottolineato l'importanza dei primi 28 articoli della nostra Costituzione, i quali trattano problemi quotidiani; in particolare, a seguito della vicenda della nave Diciotti, ha ricordato che l'art. 13 tratta di Diritto Internazionale e specifica che la libertà personale, di tutti, è inviolabile, quindi si ferma o arresta solo in presenza di un provvedimento del Giudice. Dall'art. 14 in poi, siamo tutelati nel Diritto Penale, per cui si denuncia un reato alla Procura (PM, Pubblico Ministero); il GIP (giudice per le indagini preliminari) ascolta testimoni e svolge indagini e, siccome è monocratico, decide se vi siano gli estremi per il processo, altrimenti il caso viene archiviato. 
Il giudice Vernizzi ha domandato agli studenti che idea avessero di Costituzione e sottolineato che dobbiamo apprezzare il fatto di vivere in un sistema di regole liberali, di garanzìe derivate dall'evoluzione del pensiero giuridico mondiale, con, al centro, l'essere umano. 
La nostra Costituzione (1948) è una delle più avanzate, con norme programmatiche che dettano ciò che si deve fare, è alla base del vivere civile, perciò ha uno straordinario valore, tanto che, per cambiarla, ci vogliono grande coesione e passaggi difficili. 
Il giudice Vernizzi ha invitato gli studenti a diffidare di chi parla male della Costituzione ed è passato a trattare dell'Unione Europea, in particolare di due articoli: l'articolo 10 afferma che 
“L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali, quindi, se impedito nel suo paese, ha diritto d'asilo”. 
Si capisce come, questi, siano temi scottanti. L'art. 11, relativo al Diritto Internazionale, recita: 
“L'Italia si impegna a promuovere e favorire la formazione di organizzazioni internazionali e, quindi, ad accettare le conseguenti limitazioni di sovranità per contribuire alla pace ed alla cooperazione tra le nazioni”. 
La Corte Costituzionale ha reso esecutivo, in Italia, il Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea con la sentenza n. 183 del 1973 e si riserva un'area in cui nessun principio può essere applicato se in contrasto con la nostra Costituzione. 
Valentina S. 5^A

Gli studenti hanno  domandato circa il Decreto Sicurezza proposto da Matteo Salvini: se ne sta occupando la Corte Costituzionale, in quanto nessuna legge deve essere in contrasto con la Costituzione; è stato tradotto in norma un sentimento nazional-popolare e personale, mentre, in base all'art 10 “Pacta sunt servanda erga omnes”. 
Il giudice Sarli ha aggiunto che i sindaci hanno fatto male ad impugnare, perché tutti devono applicare le leggi. Anche la legittima difesa è stata motivo di discussione: spesso, le situazioni vengono amplificate e non si può sparare a qualcuno se ti ruba una mela, bisogna che ci sia effettivo pericolo di vita. Un'altra domanda ha toccato l'art. 9 e la tutela dei Beni culturali, la cui fruizione deve essere pubblica. 
Non poteva mancare il riferimento alla posizione delle donne, anche dopo la situazione emersa alla Normale di Pisa; è stato ricordato che sono entrate in Magistratura solo nel 1963, mentre ora sono il 50%. Tuttavia, sino alla fine degli anni Sessanta, l'adulterio femminile era ritenuto molto più grave di quello maschile, mentre l'art. 3 sostiene l'opposto:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. 
Spinosa la questione della disparità di retribuzione, sicuramente da sistemare. Un interessante quesito ha riguardato il nostro sistema elettorale, che pone alcuni problemi: il fatto è che siamo una nazione giovane, la quale si deve ancora perfezionare; un altro ha preso in esame la carcerazione, siccome, spesso, accade che, per gravi reati, i colpevoli non vengano tradotti in carcere: ciò avviene se non c'è pericolo di inquinamento delle prove ed il giudice deve applicare la norma; vero è, invece, che siamo troppo garantisti, infatti vi sono eccessivi gradi di giudizio, mentre la normativa internazionale ne prevede due. Ci si può avvalere del gratuito patrocinio, misura cautelare per tutelare la comunità. 
Gli illustri ospiti hanno terminato questo importante intervento ricordando che lo Stato siamo noi e che le regole vivono con noi e si evolvono secondo il nostro sentire.
Occasione davvero ghiotta di apprendimento per studenti che, al nuovo Esame di Stato, si dovranno misurare con riferimenti di Cittadinanza e Costituzione, come espressamente chiarito dalla recente normativa.
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1 commento:

  1. Lezione molto interessante, dovrebbe essere estesa a tutti i cittadini, affinché si rendano meglio conto dei loro doveri e dei loro diritti e quindi possano decidere autonomamente quando vengono chiamati ad esprimere il loro parere

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