Pagine

mercoledì 27 marzo 2019

... e l'aquilone volò su Borgo


“ Memoria e memorie "

I venti di marzo riportano gli aquiloni e i versi di Pascoli che li vide lanciati dalle balze  della Fortezza Albornoz di Urbino, città in cui egli compì i primi studi prima di frequentare il liceo di Rimini e accedere all'Università di Bologna. 
Enrico Maffacini traspose in latino quei versi.

“L'aquilone”- Giovanni Pascoli                        “Aquilo “ -Henricus Maffacinius
                         
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,                   Est aliquid Phoebo pulchri, quod mite refulget
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento                 Atque vetusti aliquid solito neque flamine laetor,
che sono intorno nate le viole.                            Vivo alibi circum et violas ego sentio natas.
…..................................................                       …....................................................................
…..................  È questa una mattina                   Nos hodie  mane est pulchrum per amoenia viarum,
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera           Sedibus egressos,ad saepes currere spinis
tra le siepi di rovo e d'albaspina                          Albis et sentes hirsutos.......................
…...................................................                      …....................................................................
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino          Est in conspectu iam Urbinum. Quisque cometam
ventoso: ognuno manda da una balza                  Ex tumulo mittit sursum per caerulea coeli:
la sua cometa per il ciel turchino.                        Qui nutat, titubat, collidit, desilit, ecce

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,              Et sursum, sursum, ...ventorum tramite scandit:
risale, prende il vento; ecco pian piano                Conclamantibus it pueris: en mobile signum.
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.                 Nunc aquilo scandit..............................
….......................................                                   ….................................
…....................................                                      …...............................



Giovanni Pascoli
Enrico Maffacini

Perché accostare questi nomi? Non è solamente per questa poesia: entrambi di breve vita, ma non tanto da impedirne una fama internazionale per i loro meriti di latinisti, traduttori e compositori.

Giovanni Pascoli (1855-1912), che tutti conosciamo dalla scuola e che consideriamo per la sua poesia degli affetti familiari, delle piccole cose, dei sentimenti semplici, ma attenti a cogliere i vari aspetti della vita, in realtà fu un grande appassionato e studioso delle lingue classiche.Proprio per la sua produzione letteraria in lingua latina ottenne ben tredici medaglie d'oro per le opere  presentate al”Certamen poeticum Hoeufftianum”di Amsterdam. 
Il premio era stato istituito nel 1844 a cadenza annuale con il lascito testamentario di un altro latinista, Jacob Hendrik Hoeufft (1756-1843),ed era aperto a tutti coloro che  presentassero in forma anonima un'opera originale in latino. L'istituto avrebbe sostenuto le spese di pubblicazione dell'opera premiata. La fondazione latinista di Amsterdam durò fino al 1978.
Anche per il nostro Enrico Maffacini (1902-1956), sacerdote fidentino, studioso e cultore delle lingue classiche, la fama valicò i confini non solo italiani, ma europei, riscuotendo riconoscimenti tra gli scrittori e amanti del latino. 
Il suo Pinoculus, una traduzione che mirava mediante” la versione dal latino alla formazione intellettuale degli scolari”, quindi con finalità didattiche e pedagogiche, lo aveva introdotto fra i maggiori latinisti del tempo. Rimase incompiuta la traduzione del libro Cuore di Edmondo de Amicis, ma rimangono poesie in latino da lui composte e versioni da Pascoli e Carducci.
Amico di un altro sacerdote, Enrico Conti ( 1914- 1984), parroco di Cogolonchio, nella pace delle colline con lui dissertava e si dilettava di latino e insieme attingevano dalla Poetica di Marco Gerolamo Vida (1485-1566) che tra il 1517 e il 1520 aveva composto un trattato in esametri in cui indicava norme e precetti per l'ars poetica, fondati sul principio dell'imitazione dei modelli classici latini ( Orazio, Cicerone, Quintiliano).
A don Enrico Maffacini, che era stato insegnante tra le altre anche nella scuola media di Fidenza, con provvedimento 2 giugno 1957 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi conferiva , alla memoria, medaglia d'oro  dei benemeriti della cultura .
A lui Fidenza ha intitolato una via all'ombra di S. Michele.
 Marisa Guidorzi

Fonti:
Dario Soresina- Enciclopedia Diocesana Fidentina
“Il Risveglio” - Aprile 1956
        “              - Giugno 1957
        “              - Settembre 1984


Nessun commento:

Posta un commento