domenica 2 febbraio 2020

“Lo spino”, scultura di Gian Reverberi


Cortile del Municipio
Esposizione de “Lo spino”
scultura di Gian Reverberi


Una breve cerimonia ha preceduto lo scoprimento della scultura dell'Arch. Gianni Reverberi collocata nel cortile del palazzo municipale di Fidenza.
Inserita nel calendario delle iniziative legate al Giorno della Memoria la scultura richiama esplicitamente quel filo metallico che, strumento di separazione e costrizione, richiama la realtà dei campi di stermino e d'internamento degli anni quaranta. 
Il filo intrecciato che, a distanze regolari presenta, delle "spine" è stato concepito nell'ottocento, ma è nel novecento il suo impiego, basti pensare a due momenti: la Prima Guerra Mondiale in cui da trincea a trincea ci si guardava, nemici, e la  Seconda Guerra Mondiale per le recinzioni dei campi di cui ho detto sopra.
Ha presieduto ufficialmente la cerimonia, che si è conclusa con lo scoprimento dell'opera e della sua benedizione, la Prof.ssa Maria Pia Bariggi ed erano presenti: la Presidente del Consiglio Comunale Rita Sartori, i Consiglieri Marco Tedeschi e Andrea Cabassa. Il Vicario Generale della Diocesi Don Gianemilio Pedroni ha benedetto il monumento.

La presentazione dell'opera da parte dell'artista Gian Reverberi è qui sotto integralmente ripresa.
A.P. 

Presentazione di Gian Reverberi

Ho aperto la presentazione facendo riferimento, per una  analogia storica alla commemorazione della Shoah, infatti dopo il secondo conflitto mondiale nell'ambito culturale e artistico europeo, vi fu un’accesa dialettica tra arte e società di carattere morale, che ipotizzava la “morte dell’arte” in quanto in una società che accetta  e giustifica il genocidio, i campi di sterminio, la bomba atomica, la distruzione di massa, non si può simultaneamente produrre atti creativi di alta spiritualità.
Nella riflessione prevalse la scelta del recupero del Cubismo che rimase la grande scoperta del secolo, ma non trovò grande adesione quindi negli anni ’60 l’arte accettò di buon grado la filosofia concettuale che poi si trasformò in tante altre correnti artistiche oggi ben note,  che non coinvolgevano il soggetto uomo come Arte Povera, Body Art, Land Art. 
A queste avanguardie si contrappose la Pop Art nella quale la figura non è il soggetto ma è l’oggetto che nei vari artisti viene esasperato o moltiplicato nelle opere per enfatizzare il bombardamento mediatico dell’informazione. Questi concetti sono stati ripresi nell'ultimo periodo dell’arte contemporanea e utilizzati per esorcizzare prodotti di natura industriale e di uso comune e farli diventare proposte plastiche, atte a contestare l’eccesso dell’industrializzazione e del consumismo.
Questo processo è quello che io ho adottato per realizzare “ LO SPINO “ in quanto esso l’ho  individuato come elemento e strumento  di offesa plasticamente riproducibile.  
Lo stesso tema io l’ho trattato dieci anni prima dove in una istallazione presentavo molti elementi  del Genocidio dei campi di sterminio nazisti, tra questi  vi era una svastica composta da una serie di fili spinati, particolare che io ho  scelto come oggetto e strumento di  segregazione e tortura, in quanto adottato ed elettrificato era diventato uno strumento di morte, dove i deportati esasperati  gettandovisi contro cercavano la morte liberatoria, mentre altri  venivano, con varie imposizioni, indotti forzatamente a gettarvisi contro. 


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